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Family Day, umori e malumori in Comunione e liberazione di Carròn

Il copione si ripete. In linea con l’atteggiamento tenuto per il Family Day del 20 giugno scorso, Comunione e liberazione non aderisce ufficialmente alla manifestazione di sabato 30 gennaio a Roma promossa dal Comitato “Difendiamo i nostri figli” contro il ddl Cirinnà. E ancora una volta nel movimento ecclesiale fondato da don Luigi Giussani non si placano le polemiche contro questa decisione assunta dal leader don Julian Carròn.

LA SCUOLA DI COMUNITÀ…

Che al sacerdote spagnolo non piacessero le manifestazioni di piazza, lo si era già capito da tempo. Durante l’ultima Scuola di comunità (l’incontro periodico di catechesi dei ciellini) svoltasi la settimana scorsa a Milano e in collegamento con centinaia di città in tutta Italia, don Carròn è però tornato a ribadire la posizione del Movimento (qui è possibile scaricare l’intero intervento); premettendo che “questo disegno di legge (ddl Cirinnà, ndr) ha molti aspetti critici”, il ha però invitato i fedeli a chiedersi “da dove nasca questo disegno di legge” fornendo poi una risposta: “Dalla volontà di rispondere a un bisogno che esprimono alcune persone, un desiderio umano che possiamo sorprendere nei più svariati tentativi per raggiungere quella pienezza che nessun essere umano non può non considerare e che si nasconde a volte sotto vesti contraddittorie”. “Noi abbiamo qualcosa da dire a queste persone?”, ha chiesto don Carròn riferendosi a chi rivendica “nuovi diritti”. E in merito al Family Day ha aggiunto: “Spero che questi suggerimenti ci consentano di giudicare anche l’utilità della manifestazione del prossimo 30 gennaio. Poiché si tratta di un evento promosso dai laici, e dal momento che anche questa volta la Chiesa italiana non ha dato alcuna indicazione vincolante rispettando la libertà dei laici  ciascuno decida da laico che cosa fare, verificando nella propria esperienza la ragione ultima di questa sua decisione”.

…E LA CONTESTAZIONE

Tuttavia, non tutti in sala hanno apprezzato le sue parole. Tanto che, caso alquanto anomalo nella storia recente di Cl, ci sono state anche alcune forme di contestazione, come riportato da ItaliaOggi in un articolo di Bonifacio Borruso. “L’episodio – scrive infatti il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi riferendosi alle proteste di alcune persone dal pubblico – testimonia come la posizione assunta dai vertici di Cl sui temi etici stia diventando lacerante, e non tanto per una questione di opportunità, scendere o non scendere in piazza, ma proprio sull’idea stessa di presenza dei cattolici nella società italiana. Carròn è convinto che oggi la fede si comunichi solo ed esclusivamente da persona a persona e che per le profonde mutazioni politico-sociali, ‘il crollo delle evidenze’ dice spesso, l’idea di una presenza pubblica dei cattolici, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, sia inutile, se non dannosa. Per non parlare della politica”.

LA LETTERA AL CORRIERE

Domenica scorsa è stata invece la volta della lettera di don Carròn al Corriere della Sera. Ribadita l’origine positiva della richiesta di “nuovi diritti” come il riconoscimento e l’adozione per le coppie omosessuali (“Ciascuno di essi pesca, in ultima istanza, in esigenze profondamente umane: il bisogno di amare e di essere amati, il desiderio di essere padri e madri, la paura di soffrire e di morire, la ricerca della propria identità”), il leader di Cl pur senza citare il Family Day lo ha posto sullo stesso piano delle altre manifestazioni pro unioni gay. “L’insoddisfazione – scrive – può essere risanata con l’approvazione di una legge? Tanti credono di sì. Questo spiega la lotta accanita per approvarla. D’altra parte, chi ritiene che questo mini le basi della società si oppone spesso con lo stesso accanimento, senza riuscire a sfidare minimamente, anzi, alimentando, la posizione che combatte”.

FUOCO CIELLINO CONTRO DON CARRON

L’ennesima presa di distanza dalla piazza cattolica ha provocato discussioni e pure malumori dentro le comunità cielline. Il più infuriato di tutti – ma non è una novità – è il giornalista Antonio Socci che via social ha accusato don Carròn di porsi come equidistante tra la Chiesa e il leader dei Radicali Marco Pannella. Il settimanale Tempi, che non è un organo di Cl ma è realizzato da ciellini a partire dal suo direttore Luigi Amicone, da settimane conduce soprattutto via web una campagna in favore del Family Day, in evidente contrasto con la linea dei vertici del Movimento. Amicone, che a Formiche.net spiegò la sua adesione al precedente Family Day senza però criticare apertamente il leader), oggi sul Corriere della Sera spiega invece che “l’articolo di Carròn mi è parso ingiusto, perché non puoi onestamente definire ‘accanimento’ il legittimo e indispensabile impegno civile degli uni e degli altri, è sbagliato perché tende a contrapporre l’impegno pubblico del cristiano con la testimonianza personale”. Il quotidiano diretto da Luciano Fontana ha poi sentito altri esponenti di primo piano di Cl, dall’ex leader laico Giancarlo Cesana (che dice di aderire al Family Day ma non critica don Carròn) al presidente della Compagnia delle Opere Bernhard Scholz che condivide “in pieno” l’invito del sacerdote “a prendere coscienza che la testimonianza dei cristiani nella vita quotidiana è la questIone essenziale e prioritaria”.

Una dura lettera contro don Carròn arriva invece da Libertà e Persona, un intervento che una firma di punta di Tempi come Rodolfo Casadei via Facebook dice di condividere integralmente. Ed è sempre su Facebook che si scatenano i ciellini critici verso don Carròn: in particolare, e con una certa acredine, si sprecano i commenti contro di lui nel gruppo “SDC La verità vi farà liberi. Nessuno andrà perso”, mentre il profilo “In Movimento” si limita a rilanciare una linea più interventista senza attaccarlo in maniera diretta ma riportando ampi scritti di don Giussani sulla presenza pubblica dei cattolici.

COSA DICONO I VESCOVI DI CL? IL CASO NEGRI

E i vescovi vicini a Cl come si muovono? L’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, monsignor Luigi Negri, prima ha scritto una lettera a tutti i fedeli della Diocesi invitandoli a partecipare alla manifestazione e confermando così la sua predilezione per una presenza tangibile dei cattolici nella società e nella politica. Poi ha vergato un intervento su La Bussola Quotidiana che, pur senza citarlo direttamente, di fatto sconfessa la linea dettata da don Carròn con l’articolo di domenica sul Corriere. Seppure con altri toni, anche il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, monsignor Massimo Camisasca, fondatore della Fraternità sacerdotale di Cl dedicata a San Carlo Borromeo, ha speso nei giorni scorsi parole contro il ddl Cirinnà sottolineando l’importanza di un evento come quello del 30 gennaio. Non si sono invece fatti (per il momento) sentire altri prelati come l’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola (che però ha di recente invitato i cattolici a scendere in politica), l’arcivescovo di Taranto monsignor Filippo Santoro e il vescovo di Fabriano-Matelica monsignor Giancarlo Vecerrica.



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