La storia di una nave molto grande, un canale di documentari e un gasdotto in via di realizzazione: cosa tiene insieme queste tre cose? La risposta è lo scenario attuale dell’energia e i canali di approvvigionamento, che sono diventati temi centrali non solo del confronto politico (come abbiamo evidenziato in diversi focus, come quello l’avvio della costruzione del Turkstream), ma anche dell’immaginario collettivo. O almeno di quello dei tanti che si interessano a questi temi.
Il gasdotto è appunto il Turkstream, il cui inizio lavori è stato ufficialmente annunciato da Alexei Miller viceministro dell’energia russo e presidente del consiglio di amministrazione della compagnia energetica russa Gazprom.
Il numero uno di Gazprom, con un cognome che svela le origini tedesche della famiglia, conosce bene la partita dei gasdotti essendo stato Direttore Generale del sistema dei condotti baltici.
E a questo punto entra in scena la nave. Che è la Pioneering Spirit, la “prima donna” della costruzione del Turkstream, nonché regina incontrastata della flotta di Allseas, la società che ha ottenuto il contratto per la costruzione delle linee principali sul fondo del Mar Nero per un costo stimato di 11,4 miliardi di euro circa. Gli svizzeri-olandesi sono coloro che concretizzeranno l’annuncio di Alexei Miller. Si tratta di mettere in posa oltre 900 chilometri di tubi sul fondo del mare.
Un lavoro che verrà eseguito grazie alla Pioneering Spirit, un “colosso” galleggiante costruito dai cantieri Daewoo in Corea del Sud. È un catamarano così imponente che può sollevare intere piattaforme petrolifere offshore, rimuovendo la base stessa e poi trasportarle sulla terraferma, oppure posizionare a grandi profondità gasdotti ed oleodotti sottomarini. È dotato di due scafi uniti da un ampio ponte e con un potente impianto sollevatore a poppa. Può sollevare e trasportare piattaforme con peso fino a 48mila tonnellate (in pratica può sollevare una nave da crociera di medie dimensioni), mentre il ponte può caricare pipeline fino a 27mila tonnellate. La nave viaggia a una velocità massima di 14 nodi e può ospitare a bordo fino a 571 persone.
La Pioneering Spirit non si è sempre chiamata così. Anzi all’inizio il nome con cui era stata battezzata ha scatenato non poche polemiche. Così da “Pieter Schelte” nel 2015 fu ribattezzata “Pioneering Spirit” (ndr: le iniziali sono sempre P.S.), una decisione presa dopo ripetute pressioni fatte dai sindacati e dalla comunità ebraica. Il perché è presto detto: Pieter Schelte Heerema, considerato uno dei pionieri dell’ingegneria marittima e padre di Edwin Heerema, fondatore ed armatore dell’omonima compagnia olandese, in seguito trasferita in svizzera con cambio di denominazione in Allseas Group, aveva militato nelle Waffen-SS durante la seconda guerra mondiale. Cambiare nome alla nave era una scelta perlomeno prudente, se non obbligata.
Il terzo protagonista, ma non meno importante, è il canale di documentari “Discovery Channel”, che Gazprom intende utilizzare per filmare e dare enfasi alle attività della Pioneering Spirit nelle profondità del Mar Nero. Non è la prima volta che vengono usate telecamere e documentari per presentare al mondo le grandi opere d’ingegneria marina: lo fece il National Geographic per la rimozione della piattaforma Yme Topside HD.
L’avere coinvolto un canale di documentari prestigioso per seguire i lavori della Pioneering Spirit è una mossa astuta che denota, oltre a una visione geopolitica, economica ed organizzativa globale, anche una sensibilità mediatica. Una leva che serve non solo a mostrare e rendere “trasparente” un lavoro di altissimo livello, ma anche a lanciare una sfida al mondo, minimizzando le dinamiche della moderna comunicazione delle fake news. Chi non ha paura non si nasconde. Dietro ad una mossa come questa, si intravede la lunga mano di Putin.
Una grande opera pubblica, una grande nave, una grande mossa mediatica. A guardare bene quello che sta succedendo attorno alla costruzione del Turkstream viene un po’ di nostalgia per un altro grande protagonista del mondo dell’energia, che conosceva bene l’utilizzo dei mass media. Come non ricordare l’utilizzo delle interviste di Enrico Mattei che avevano come sfondo la pesca sul lago, un giacimento in Valpadana o nel deserto del Sahara, per fronteggiare i numerosi oppositori interni ed esterni all’indipendenza energetica nazionale?