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Un anno di Virginia Raggi a Roma, tutti i valzer di assessori, dirigenti e manager

Il no alle Olimpiadi, il ni allo stadio della Roma, il sì alle funivie: ci sarebbero tanti modi per raccontare il primo anno in Campidoglio di Virginia Raggi. Nel quale non sono mancati i momenti di tensione, legati in particolare a un aspetto: la difficoltà che il sindaco pentastellato ha incontrato nel crearsi una squadra di assessori e dirigenti che fosse stabile e coesa. Le nomine, insomma. Perché per molti mesi – soprattutto i primi sette, fino a Natale – gli avvicendamenti sono stati continui, in un tourbillon di dimissioni e sostituzioni che mai si era visto prima.

LA GIRANDOLA DI ASSESSORI

Pronti via ed ecco il primo caso scoppiato poche ore dopo la vittoria del 19 giugno 2016 ai danni dell’esponente dem Roberto Giachetti. Il rugbista Andrea Lo Cicero – la cui nomina ad assessore era stata annunciata durante la campagna elettorale – riceve il benservito da Raggi. “Hanno sfruttato la mia immagine durante il periodo elettorale”, commenterà amareggiato qualche settimana dopo il diretto interessato. Una vicenda tutto sommato minore, utile però a raccontare le difficoltà che su questo versante il primo cittadino di Roma ha incontrato da subito. E che si sono palesate in tutta la loro evidenza un paio di mesi dopo, a inizio settembre, con le fragorose dimissioni dell’assessore al Bilancio con delega pure alle partecipate Marcello Minenna. In pratica l’uomo più forte della neonata giunta romana, cui il MoVimento 5 Stelle aveva consegnato le chiavi della complessa macchina capitolina. Dopo un mese di voci e rumors – nel corso del quale al posto di Minenna viene nominato ma subito abbandonato l’ex magistrato della Corte dei Conti Raffaele De Dominicis – alla fine si opta per lo spacchettamento delle due deleghe: alle Partecipate arriva l’imprenditore veneto Massimo Colomban mentre al Bilancio Andrea Mazzillo. Qualche settimana di serenità e ancora un altro avvicendamento: a metà dicembre si dimette l’assessore all’Ambiente Paola Muraro, indagata e da mesi al centro delle polemiche per via del suo precedente lavoro in Ama. Al suo posto Raggi nomina Pinuccia Montanari. L’ultima sostituzione risale a febbraio con le dimissioni del titolare dell’Urbanistica Paolo Berdini, all’esito di un lungo braccio di ferro sullo stadio della Roma e dopo la famosa conversazione con il giornalista de La Stampa Federico Capurso in cui l’urbanista ne diceva di cotte e di crude all’indirizzo del sindaco e del sua amministrazione. Il nuovo assessore è Luca Montuori, che continua a tenere anche la delega ai Lavori pubblici – di cui era titolare pure Berdini – per la quale, però, il Campidoglio si sta guardando intorno con l’obiettivo di individuare una nuova figura da far entrare in giunta.

I FEDELISSIMI E IL GABINETTO

Nella girandola di nomi all’interno della squadra di Raggi potrebbe anche rientrare Daniele Frongia, inizialmente nominato Capo di Gabinetto e successivamente spostato in giunta con il doppio ruolo di vicesindaco e di assessore allo Sport. Dopo l’arresto dell’ex braccio destro del primo cittadino Raffaele Marra e il caos politico-giudiziario che ne è derivato – Frongia, però, ha mantenuto solo la delega allo sport e ha perso la carica di vicesindaco a vantaggio dell’assessore alla Cultura Luca Bergamo. Mentre a saltare è stato anche un altro (ex) fedelissimo di Raggi, quel Salvatore Romeo che ha ricoperto per alcuni mesi la funzione di capo della segreteria del sindaco e che, poi, ha innescato il famigerato polizza-gate. Nel frattempo la carica di capo di gabinetto è ancora vacante dopo le dimissioni a inizio settembre – in concomitanza con Minenna – di Carla Romana Raineri, il magistrato che era stato nominato solo qualche tempo prima dal sindaco.

GLI AVVICENDAMENTI ALLE PARTECIPATE

Qualcosa di molto simile è accaduto anche in Ama, l’azienda capitolina che si occupa della gestione dei rifiuti. In 365 giorni l’incarico di presidente e amministratore delegato è stato ricoperto da quattro persone: Daniele Fortini – ereditato dalla precedente amministrazione di Ignazio Marino -, Alessandro Solidoro, Antonella Giglio e, da metà maggio, Lorenzo Bagnacani. Più contenuti gli avvicendamenti in Atac dove – al posto di Armando Brandolese e Marco Rettighieri – è stato nominato amministratore unico Manuel Fantasia (qui il suo ritratto). Fisiologiche, invece, le sostituzioni in Acea, la partecipata dell’acqua e dell’energia quotata in borsa: a fine mandato l’ex presidente Catia Tomasetti e l’ex amministratore delegato Alberto Irace sono stati rispettivamente sostituiti dall’avvocato Luca Lanzalone e dal manager Stefano Donnarumma.

IL BILANCIO DELLE NOMINE

Come ha rilevato qualche giorno fa Alessandro Barbera su La Stampa, delle 227 ordinanze finora emanate dal sindaco, ben 149 hanno riguardato la nomina o la revoca di assessori o dirigenti. Discorso non molto diverso per l’attività di giunta che ha adottato 258 delibere di cui 75 per l’assunzione di personale esterno. Per un totale di 102 collaboratori messi sotto contratto dal Campidoglio in questi dodici mesi. Una gran quantità di arrivi, per larga parte giustificata dall’ingresso a Palazzo Senatorio di una nuova amministrazione ma non del tutto, considerato che i due predecessori di Raggi – i tanto bistrattati Marino e Alemanno – avevano chiamato meno collaboratori: dodici in meno il primo e quindici in meno il secondo.

LO SPETTRO DEL PROCESSO

E adesso – dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura di Roma- il sindaco potrebbe essere rinviato a giudizio nell’ambito delle inchieste cui è stato sottoposto a proposito del cosiddetto pacchetto nomine. A Raggi viene contestato l’abuso d’ufficio in relazione alla nomina di Romeo a capo della segreteria politica e il falso per quella alla direzione Turismo del Campidoglio di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale Raffaele.

(1.continua)



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