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Trump urla “Fake News!”. Il caso dei 3 giornalisti licenziati dalla Cnn

Giovedì della scorsa settimana la CNN ha fatto uscire un articolo interessante ma non sconvolgente che parlava dell’apertura, da parte della Commissione Intelligence del Senato americano, di un approfondimento per valutare i contatti tra un fondo di investimento collegato al governo russo e un personaggio di primo piano del comitato elettorale di Donald Trump. L’ambito è l’indagine che la commissione sta conducendo sul cosiddetto Russiagate. La CNN ha rivisto la storia perché l’ha considerata debole, l’ha cancellata, e i tre giornalisti che se n’erano occupati si sono licenziati.

IL FONDO

Il fondo coinvolto sarebbe il Direct Investment Fund (RDIF), cassaforte da 10 miliardi di dollari creata dal Cremlino. Il fondo è sotto sanzioni del Tesoro americano dal 2015 in connessione alla crisi ucraina e come asset governativo tendenzialmente sottoposto al potere putiniano. Ai tempi in cui fu costituito, tra i membri dell’advisory board c’erano personalità dell’economia mondiale, come il mogul di Blackstone Stephen Schwarzman (attualmente super potente consigliere economico del presidente Trump), il capo della Kuwait Authority Investment e delle omologhe sudcoreana e cinese, e personaggi politici come lo storico sindaco democratico di Chicago Richard Daley. Dal 30 luglio del 2015 dal sito del fondo sono stati rimossi i nomi di coloro che fanno, o facevano, parte del gruppo di consiglieri (le sanzioni sono un argomento imbarazzante).

LE PERSONE

Le persone nella storia della CNN sono Kiriell Dmitriev, capo del RDIF, e Anthony Scaramucci, imprenditore americano che ha fondato la società di investimenti SkyBridge Capital (12 miliardi di portafoglio), di cui ha venduto le quote a inizio 2017 perché avrebbe dovuto servire nell’amministrazione Trump. Fino ai primi di febbraio, Scaramucci, che ha accompagnato la candidatura di Trump come consigliere (tra i tanti amici di Wall Street), era in odore di un incarico di prestigio. Poi sono stati il capo dello staff Rience Priebus e lo stratega Stephen Bannon a dirgli che non era il caso, perché ci sarebbero state troppe controversie a proposito delle quote di SkyBridge vendute al cinese HNA Group, conglomerato collegato col Partito Comunista al governo.

LE DIMISSIONI

La CNN aveva rapidamente messo off-line la storia già venerdì, uscita solo sul sito: sull’inizio di un’investigazione specifica a proposito dei contatti tra Scaramucci e Dmitriev mancavano gli standard della testata. Tutti gli articoli del comparto investigativo (su cui sono stati riversati molti fondi), infatti, devono passare per diversi livelli di revisione, dal fact-checking interno a quello legale, mentre il pezzo li aveva saltati ed era uscito corroborato soltanto da “una fonte anonima”. I giornalisti che se ne sono occupati, Thomas Frank, Eric Lichtblau e Lex Haris, si sono dimessi, sorprendendo i colleghi che non si sarebbero aspettati la decisione “data la reputazione dei tre”, ha spiegato Brian Stelter, che cura la newsletter della CNN che si occupa di giornalismo. Lichtblau ha vinto un Premio Pulitzer nel 2006, Frank (che ha scritto il pezzo) è uno degli uomini di punta della sezione investigativa, mentre Haris ne è supervisore ed è stato direttore di CNN Money.

L’INCONTRO DI DAVOS

La CNN ha precisato lunedì, in un incontro con i tre giornalisti, che il fatto che la storia sia stata cancellata, e sostituita da una nota del direttore, non significa che non sia vera, ma solo che appunto non rispetta il livello di verifiche richiesto dalla testata prima di essere pubblicata. Scaramucci, per dire, ha ammesso mesi fa di essersi incontrato il 16 gennaio con Dmitriev al World Economic Forum di Davos, dove i due (che si conoscerebbero da tempo) discussero di investimenti congiunti in quello che, come scrisse la Bloomberg, è stato “il primo contatto diretto” (ufficialmente ammesso) tra un uomo di Trump e uno del Cremlino – l’evoluzione successiva del Russiagate ha dimostrato che ce ne sono stati altri anche prima della fase di transizione. “Ci sarebbero mutui benefici” nel ristabilire i rapporti tra Mosca e Washington, diceva alla Tass in quei giorni il consigliere di Trump, mentre criticava le sanzioni come inefficaci.

IL SENATO VOLEVA CHIAREZZA SU SCARAMUCCI E I RUSSI

Quando a gennaio Steve Mnuchin passò sotto le domande dei senatori in audizione di conferma, il democratico Ben Cardin, dal Maryland, annunciò al futuro segretario al Tesoro di aver intenzione, insieme alla collega Elizabeth Warren (ala leftist dei dem, dal Massachusetts) di aver intenzione di inviare a Mnuchin, appena si sarebbe insediato al dipartimento, una richiesta di investigazione su Scaramucci per verificare se avesse violato le sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Russia. Mnuchin disse che sarebbe stato “corretto indagare”.

ESSERE DONALD TRUMP

Trump, martedì, s’è scagliato contro la CNN, che spesso ha definito un media che diffonde fake news sul suo conto.

L’occasione era d’altronde ghiotta (sebbene ogni utente in realtà dovrebbe aver ricevuto dalla vicenda una forte rassicurazione sulla qualità delle informazioni pubblicate da certi media internazionali, come ha detto il columnist conservatore John Podhortez). E così il presidente ha lanciato fango anche contro altre testate non sempre compiacenti, parlando anche di modifiche al management della CNN senza apparenti prove. Altri commentatori e media settari hanno preso la stessa traiettoria.

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