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2 verità non dette sull’immigrazione

Bisognerebbe dare la parola alla professoressa Anna Bono, che da anni (parleremo presto del suo nuovo libro) si affanna a spiegare la dura realtà: su 100 immigrati che arrivano in Italia, solo 4 sono profughi (e quindi solo 4 “vengono dalla guerra”: non a caso il volpone Macron esclude aiuti per il 96%, cioè per i migranti economici…); per la gran parte sono giovani maschi; e non sono nemmeno ultrapoveri, visto che sono stati in grado di raccogliere i 5 o i 10mila dollari necessari a imbarcarsi, spesso (vale per l’Africa subsahariana) incoraggiati da vere e proprie campagne informative al riguardo.

Bisognerebbe dare la parola a Giuseppe Morabito, altissimo ufficiale, già docente al Nato Defense College, che da anni si affanna a spiegare come l’”agenzia viaggi” detta “Isis-tour” si finanzi anche grazie a quel traffico di uomini, comprando kalashnikov al prezzo di 50-60 dollari l’uno (pensate quanto “vale” per i gruppi terroristi ogni imbarcato).

Li abbiamo ascoltati mesi fa in convegni e conferenze. E qui, nel piccolo di queste nostre pagine, cerchiamo di “volantinare” le loro tesi, come quelle di uomini e donne liberi, che liberamente vedono e spiegano ciò che sanno.

Eppure, da parte dei grandi media e delle istituzioni italiane, per anni, per mesi, è prevalsa la “denial strategy”: negare, negare, negare. “Ma quale emergenza”, dicevano?

E avanti con la legge sui minori non accompagnati, avanti con lo ius soli, avanti con tutto ciò che ha funzionato da ulteriore incentivo e incoraggiamento a un’ondata assolutamente insostenibile.

Ora, dinanzi all’evidenza di un collasso (e la buona stagione è appena iniziata), e di un collasso prevedibilissimo, con le stesse facce e la stessa arroganza, chi aveva negato l’emergenza la proclama, e chi aveva detto no a qualunque blocco degli sbarchi lo propone.

Pensateci un momento: sono gli stessi che non avevano capito la vittoria di Trump e poi ve l’hanno “spiegata”; che non avevano previsto Brexit e ora la “commentano”; che avevano negato la crisi bancaria e ora pontificano sulle banche venete; che – dalla politica ufficiale ai mainstream media – non chiedono mai scusa per la loro drammatica incapacità di prevedere, leggere, comprendere. Come surfisti, sono sempre sull’onda. E poi si lamentano se non gli crede più nessuno.

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