Silvio Berlusconi è un tipo divertente. Al di là di gag, battute e barzellette, al leader di Forza Italia piace far parlare di sé con scherzi e provocazioni. Da esperto di comunicazione qual è, non gli manca il senso della notizia. Non a caso ha scelto un incontro privato con alcuni editori e direttori di quotidiani per fare il nome dell’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, come possibile candidato del centrodestra alle prossime politiche. Titoli e reazioni assicurate.
«Per il centrodestra punto su Marchionne», ha rivelato l’ex presidente del Consiglio. «Tra non molto gli scade il contratto negli Stati Uniti e, se ci pensate bene, sarebbe l’ideale». L’ipotesi è affascinante, anche se poco precisa la questione contrattuale. Un grande imprenditore che scende in campo e si butta in politica per risollevare le sorti del Paese. Affascinante e già vista. Marchionne, però, non è Berlusconi. Perché, oggi, un manager miliardario dovrebbe lasciare la sua attività per tentare la scalata a Palazzo Chigi? Perché dovrebbe svestire il pullover per partecipare a noiosi summit sull’ambiente in giacca e cravatta? “Berlusconi è un grande, ha spiazzato tutti, ma io non ci penso per niente, neppure di notte”, ha tagliato corto il numero uno di Fca oggi.
Non occorreva aspettare la smentita di Marchionne. Il manager di Fca sta bene dov’è: con la Ferrari nel garage e il cuore dei suoi affari lontano dall’Italia. C’è anche un particolare politico rilevante: Marchionne ha sempre avuto una certa stima nei confronti di Matteo Renzi. «Se me lo chiedete, in Italia voterei per Renzi», aveva spiegato nel marzo del 2016, salvo poi non criticare, anzi apprezzare un po’, le prime mosse del presidente Usa, Donald Trump, dopo essere stato pappa e ciccia, o quasi, con Barack Obama negli affari automobilistici. Berlusconi, comunque, ha ottenuto l’effetto sperato: articoli di giornale e agitazione nel mondo della politica. Soprattutto nel centrodestra. «Mi aspetto una smentita», ha tagliato corto il leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. «Marchionne, sino a ieri, è andato a braccetto con Renzi», ha sottolineato il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini.
A parte la boutade su Marchionne, il candidato ideale, per Berlusconi, resta proprio Renz? E’ la domanda, o la supposizione, o la malignità, che si bisbiglia tra osservatori e addetti ai lavori. Dopo la vittoria del centrodestra alle amministrative, il leader di Fi non ha infierito sul segretario del Pd, nonostante l’occasione fosse ottima. «Dire che sia stato comprensivo non è esatto», ha spiegato in riferimento a Renzi. «Semplicemente, non uso verso gli avversari gli stessi metodi che sono stati usati verso di me, in particolare per quanto riguarda la persecuzione mediatico-giudiziaria», ha detto il fondatore di Forza Italia in un’intervista al Corriere della Sera.
I tempi del patto del Nazareno sono lontani. Sia nel centrodestra, sia nel Pd, però, un’eventuale alleanza tra Berlusconi e Renzi in vista delle politiche è sempre all’ordine del giorno. E tutti, da una parte e dall’altra, tendono a scongiurarla. «Non ho alcuna animosità nei confronti di Renzi e del Pd», ha detto il governatore della Liguria, Giovanni Toti, che dopo il successo di Marco Bucci a Genova ha assunto un ruolo di rilievo del centrodestra. «Posso capire chi la pensa diversamente da me, ma non posso farci un governo insieme, non produrrebbe niente di utile paralizzato dai veti incrociati».
«Se ci fosse l’alleanza tra il Pd e Berlusconi, chiederei agli iscritti che ne pensano attraverso un referendum», ha incalzato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. «Mi pare che anche Renzi l’abbia negato, ma, se cessiamo di essere di sinistra, sarebbe un’altra cosa. Ora bisogna lavorare per scongiurare questo scenario».
Tutto, però, dipende dalla legge elettorale. Ma con il proporzionale, zero premi alla coalizione e uno stallo post elettorale, tutto è – o sarà – possibile. Pure una grande coalizione renzian-berlusconiana…
Uno scenario possibile: Renzi che vira a destra (vedere, per credere, le sortite su migranti e profughi) ed esce dal Pd per essere finalmente libero di correre da Berlusconi. Boutade per boutade, anche questa è un’esagerazione, una provocazione per divertirsi un po’ insieme col Cavaliere, un’ipotesi surreale e priva di ogni fondamento. Forse. Chissà. Nel frattempo, Berlusconi continua a divertirsi: “Trovo inquietante e improponibile un’alleanza con il Pd”, ha detto ieri.
Appuntamento al prossimo divertimento.