Si ammorbidisce al Senato il decreto Lorenzin sull’obbligatorietà dei vaccini. Calano da 12 a 10 le vaccinazioni obbligatorie per iscriversi a scuola e diminuiscono le sanzioni per le famiglie non in regola. Lo ha deciso la commissione Sanità del Senato accogliendo alcuni emendamenti alla legge, che ha come relatrice la senatrice Pd Patrizia Manassero.
Le novità riguardano il meningococco B e C: per il decreto dovevano essere obbligatori, ma saranno soltanto “consigliati” dalle Asl, proprio come pneumococco e rotavirus, che entrano nel provvedimento. I vaccini rimarranno gratuiti, e questo solleva diversi interrogativi sulle coperture della legge, su cui proprio il Senato aveva manifestato preoccupazione.
Gli effetti dell’emendamento in apparenza sono contraddittori: se da un lato diminuiscono gli obblighi per le famiglie, due vaccini in più diventano consigliati. All’atto pratico, questo potrebbe tradursi in un impegno ulteriore per le Asl, a cui spetterà il compito non solo di garantire vaccini per tutti e di vigilare sul rispetto dei calendari vaccinali, ma anche di promuovere le immunizzazioni soltanto consigliate.
IL DECRETO SI STEMPERA
Il decreto Lorenzin ha stabilito che tutte le famiglie dei bambini che si iscrivono a scuola o all’asilo debbano presentare la certificazione di aver effettuato dodici vaccini: polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse, haemophilus influenzae tipo B, morbillo, rosolia, parotite, varicella, meningococco B e C.
La decurtazione in sede di Commissione degli ultimi due sarebbe motivata dai dati epidemiologici: l’unica emergenza, relativa al meningite tipo C, è localizzata in Toscana, dove è già in corso una campagna vaccinale.
Il decreto Lorenzin si stempera anche sotto altri aspetti. Considerato che il provvedimento è stato approvato anche per contrastare l’epidemia di morbillo in corso in Italia, per monitorare gli effetti dei nuovi obblighi la Commissione ha stabilito che fra tre anni verrà effettuato un monitoraggio sulle coperture vaccinali. Se, come si auspica, la quota avrà raggiunto il 95%, la soglia della cosiddetta “immunità di gregge” considerata sicura (oggi siamo al 87%), potrebbe decadere l’obbligo per il vaccino quadrivalente, cioè morbillo, rosolia, parotite e varicella.
LE SANZIONI
C’è poi il capitolo sulle sanzioni, quello che più di ogni altro aveva acceso il dibattito. Il decreto Lorenzin prevedeva multe fino a 7500 euro alle famiglie inadempienti e, per chi rifiutasse di mettersi in regola, la denuncia alla Procura dei minori e potenzialmente l’esclusione della patria potestà. L’esame del Senato ha considerevolmente ridotto le sanzioni, che non dovrebbero superare i 3500 euro. Sembra che salti anche la segnalazione alla Procura dei minori.
Altre modifiche alla legge sono teoricamente possibili, perché il provvedimento deve ancora passare il vaglio della Camera, che dovrebbe aprire la discussione il 24 luglio. Difficile, però, che la maggioranza decida di toccare la legge, perché ciò comporterebbe il rimpallo al Senato e un allungamento dei tempi. Il problema è che approvare il decreto il tempo stringe: se il Parlamento non chiuderà l’iter entro il 6 agosto, la legge decadrà.
IL VENETO ALZA LE BARRICATE
In ogni caso, sin da ora si preannuncia battaglia. Il parere della Conferenza unificata delle Regioni, prevista per oggi pomeriggio, sarà favorevole, ma Veneto e Valle d’Aosta sono contrari, con il governatore Luca Zaia, della Lega, che ha annunciato un ricorso alla Consulta. “La Regione Veneto continua a dire che è a favore delle vaccinazioni ma non è d’accordo sull’impostazione del governo su cui tutte le altre Regioni, tranne la Valle d’Aosta, con una posizione ancora differente, concordano – ha commentato all’Ansa il presidente della Conferenza Stefano Bonacini – La stragrande maggioranza è dunque a favore, comprese Lombardia e Liguria. È assolutamente legittima la posizione del Veneto, anche nel fare ricorso, ma risulta incomprensibile”.