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Perché non dobbiamo avere paura di robot e intelligenze artificiali. Parla il prof. Sorgner

Westworld è una fortunata produzione HBO sui limiti di possibilità dell’intelligenza artificiale e della tecnologia.
Il filone della fantascienza e dell’impatto dell’avanzamento tecnico sulle nostre vite ha avuto un seguito molto ampio: basti pensare alla saga di Terminator o a Matrix.
Le rivoluzioni informatica e biotecnologica dell’ultimo ventennio hanno modificato profondamente la nostra vita quotidiana e parallelamente la chiave di lettura di molti aspetti dell’essere biologico: la nascita, la morte, ma anche la salute e il modo di vivere il proprio corpo.

Tanto che si parla di superamento dello stato di homo sapiens.

Sono stati questi i temi che la nona conferenza internazionale ““Posthuman Studies – Humanities, Metahumanities, Posthumanities” tenutasi alla John Cabot University, organizzata da Stefan Lorenz Sorgner, docente di filosofia nell’Ateneo statunitense e uno dei massimi esperti del tema di postumano a livello globale, intitolata quest’anno al futuro dell’umanità con la catchphrase “Beyond the Humanism”.
Il convegno ha visto la partecipazione di 120 ospiti tra filosofi, ingegneri, intellettuali, artisti, imprenditori cibernetici, fra cui una delegazione di 20 ricercatori italiani.

Abbiamo ascoltato Sorgner per approfondire il tema.

“Transumanesimo significa vivere in tutt’uno, in senso totale con il Mondo. La concezione dualista che vede l’uomo diviso in più “sfere” è ormai superata. Persino le aziende si sono dotate di coach per “formare i formatori” -ha detto il docente- ispirati dalla tradizione buddista, che rivendica queste posizioni. E’ una tematica prioritaria nell’agenda dei governi. Ho partecipato a conferenze internazionali sul tema del post-umano insieme ai più grandi leaders mondiali”.

Ispirato dal transumanesimo il Dalai Lama è stato ospite del World Economic Forum dove ha proprio espresso il superamento della dicotomia fra uomo e ambiente circostante. Un “unicum” dove poter aumentare il senso di umanità.
“Grazie alla tecnologia, entreremo in una fase di “accelerazione” delle nostre capacità -ha notato il docente della JCU – che permetterà una “decelerazione” del nostro impegno lavorativo e una maggiore produttività”
In poche parole, l’umanità sarà migliore, si evolverà.

Ma quali sono le criticità, come il cambiamento delle nostre capacità cognitive?

“Si è fatto un gran parlare di post-truth society, di post-verità, di fake news. Io non credo che il problema delle notizie bufala sia un problema in sé, ma per chi le usa in maniera sbagliata, per raggiungere risultati personali.
La tecnologia non diminuisce le nostre capacità critiche, anzi le aumenta”.

Incalzato dai giornalisti e curiosi presenti sui temi prioritari dell’ingegneria genetica e dell’automazione, Sorgner ha mantenuto un approccio ottimista.

“Ci sono delle considerazioni etiche, è vero, ma l’ingegneria genetica permetterà di aumentare la produttività agricola e sradicare la fame mondiale.
La più importante innovazione tecnologica a mio dire è la tecnica “CRISPR/CRS9”, una nuova modalità di modificazione genetica degli alimenti, molto economica -nemmeno 50 euro a trattamento- e riproducibile su scala industriale. Immaginate l’impatto: diminuzione dei costi e, quindi, possibilità di far mangiare tutti”.

Ha concluso parlando dell’automazione ed il rischio di perdita di posti di lavoro tradizionali: “E’ vero, i report ci dicono entro il 2030 il 47% del lavoro sarà distrutto per il rimpiazzo con robot e intelligenze artificiali. Ma nasceranno nuovi lavori e, inevitabilmente, cambierà anche la società. Per questo si ragiona molto di reddito di cittadinanza, di reddito minimo. Ci sono delle sperimentazioni nei paesi Scandinavi molto interessanti, da vedere. Nell’antichità esistevano schiavi, poi la società borghese ha valorizzato il lavoro come fonte di dignità, nel futuro avremo robot “schiavi”. Sorgeranno nuove modalità in cui concepiamo l’economia. Non dobbiamo avere paura”.



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