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Tim, Enel, Open Fiber e Cdp. Ecco gli ultimi balletti sulla società unica delle reti

Rientra nella mission di Cdp acquisire asset tecnologicamente non avanzati da società quotate? È la domanda, tra il pleonastico e il malizioso, che esternano alcuni componenti dell’esecutivo, dove peraltro i pour parler sul tema della rete fissa di Tim non mancano e le posizioni sono diverse, come testimoniano i continui fuochi d’artificio mediatici innescati pure dall’ex premier Matteo Renzi (qui l’articolo con le ultime esternazioni del segretario Pd sull’ex Telecom Italia).

Sta di fatto che dell’ipotesi di uno scorporo della rete, per una successiva quotazione con l’ingresso anche di altri partner (Open Fiber?), si parla da poco in Tim: il Sole 24 Ore egli scorsi giorni ha svelato il “piano segreto” del gruppo posseduto dal colosso francese Vivendi. D’altronde le parole del ceo di Vivendi, Arnaud De Puyfontaine, presidente di Tim, non ha lasciato spazio a dubbi. Infatti il manager francese non ha chiuso a una società unica (pubblico-privata) sulla rete fissa, anzi, come ha detto il presidente agli analisti e come ribadito al quotidiano La Stampa: sono “disponibile, nel rispetto del governo, a una discussione aperta”, ha detto De Puyfontaine.

Le attese del gruppo che fa capo al finanziere Vincent Bolloré sono fisiologiche, vista anche la discesa in campo di Open Fiber, la società di Enel e Cassa depositi e prestiti che vuole posare la fibra ottica in tutt’Italia. Un’operazione che – come scrive oggi il Sole 24 Ore – “rischia di intaccare in tempi rapidi lo zoccolo duro dei clienti di rete fissa che alimenta la redditività di Telecom”. Già dal primo trimestre del prossimo anno, secondo Laura Serafini del Sole, “si potrebbe assistere a un’importante migrazione di clienti da Telecom ai concorrenti che hanno stretto accordi commerciali con Open Fiber” che si potrebbe tradurre in “un’erosione consistente dell’ebitda di Tim fino a una flessione di 600-700 milioni già nel primo semestre del prossimo anno”.

Per questo c’è chi, come Renzi, ha di fatto auspicato un potenziale intervento della Cassa depositi e prestiti presieduta da Claudio Costamagna e guidata dall’ad, Fabio Gallia, sulla rete fissa di Tim: Renzi ha invocato un “ragionamento attorno a Cassa depositi e prestiti sulla rete, perché la rete è un asset fondamentale per il futuro del Paese”. Ma “al momento – secondo il Sole – ai vertici della società non c’è eccessivo entusiasmo per un’avventura del genere, anche se altre anime, tra cui il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, sarebbero più possibiliste”.


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