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Versalis-Eni e non solo, perché sarebbe salutare un polo chimico nazionale targato Cdp

“Promuoviamo il futuro”, è lo slogan che appare sulla home page di Cassa depositi e prestiti. Una frase che la dice lunga sulla sua mission. Come l’attivo della Cdp la dice lunga sulla sua capacità operativa: 357,7 miliardi, il doppio della gloriosa IRI –  l’Istituto per la riconversione industriale – che dal fondatore Beneduce in avanti ha segnato le stagioni del capitalismo di Stato del ‘900. Ma i tempi cambiano, per tutti. E oggi è la Cassa l’Istituto di promozione nazionale con l’obiettivo di fare crescere tutta la filiera industriale italiana.

Se si naviga all’interno di questa galassia si scopre quante siano le partecipazioni della Cdp. E quanto importanti. Cominciamo dagli aeroporti: Napoli, Torino e Bologna. Nel bagaglio non mancano la Passata Pomì e la carne Manzotin, mentre le Pantofole De Fonseca servono sempre, visto che siamo in viaggio. E alla fine ci si può riposare in una delle residenze, come Palazzo Litta a Milano.

Mettendo da parte l’ironia, la lista di quote di minoranza o maggioranza della Cdp fanno capire l’importanza del suo ruolo. La banda larga con Enel in Open Fiber, la mega turbina dell’Ansaldo o le pale eoliche della NewGreen Molise; e ancora il Brennero e l’Acquedotto di Genova.

La holding controllata dal Tesoro ha ovviamente in pancia (direttamente o indirettamente) anche partecipazioni classiche: Eni e Snam, Terna e Italgas, Fincantieri e Saipem. E Poste italiane. Cdp è il cuore pulsante delle politiche economiche italiane. Per questo rimango modestamente convinto che la Cassa depositi e prestiti insieme al Fondo di Garanzia del ministero dello Sviluppo potrebbero o dovrebbero avere un ruolo ancor più importante a supporto dell’economia. Come cabina di regia in grado di dare un preciso indirizzo alla “liquidità” raccolta per sostenere una politica nazionale d’investimenti in favore del sistema economico-produttivo.

E c’è un settore in cui questo ruolo potrebbe dare risultati importanti, quello che in realtà in questo momento manca nella galassia Cdp: la chimica. Alcune cifre aiutano a comprendere meglio l’importanza di quest’ultimo punto: nella chimica italiana la diffusione dell’attività di Ricerca e Sviluppo è doppia (circa il 48 per cento dati 2015) rispetto a quella dell’industria manifatturiera (23 per cento); ed è persino superiore a quella sviluppata dai settori high tech (44 per cento). Questa di ricerca non è svolta solo dai grandi gruppi, ma anche da tante piccole e medie imprese.

Rifacendosi al super piano industriale che impegna Cassa depositi e prestiti dal 2016 fino al 2020 e agli ambiziosi punti del programma da 265 miliardi (163 miliardi per imprese italiane e internazionali), selezionare e finanziare i progetti più interessanti di R&S di Versalis sarebbe una prima fondamentale spinta per fare crescere l’economia.

Indiscrezioni svelate dal Sole 24 Ore odierno rivelano che lo Stato voglia colmare questa lacuna e utilizzare Cdp per investire su un polo della chimica formato dai principali attori nazionali. E la piattaforma ora trasformata di Versalis-Eni potrebbe essere il perfetto “agente di aggregazione” e di sviluppo per i due volti della chimica nazionale: quella tradizionale (con player quali Polynt, Radici, Mapei) e quella green (e qui si parla di Novamont, M&G, etc.) sotto una regia che sia comunque sempre orientata alla crescita internazionale e sostenibile.



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