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Il Dhl della libertà

 

Il DHL delle libertà
 
Prima che iniziassero le “liberalizzazioni” del nuovo governo castrista, quelle banali dei cellulari e gli alberghi, una donna cubana è riuscita a trovare la libertà dopo essersi spedita (sì, proprio se stessa) in un pacco da Nassau, Bahamas, fino a Miami, Stati Uniti. Via Dhl, alla faccia di chi considera inefficienti i servizi di spedizione merci! È la storia di Sandra De los Santos, l’ingegnosa cubana di 25 anni, ex studente di diritto all’Università de La Habana.
 
I preparativi sono iniziati quattro anni prima del curioso viaggio. Bisognava risparmiare tanto, tantissimo, e in dollari. Una sola persona è stata sua complice, l’ha aiutata a “spedirsi”, anche se sapeva che avrebbe rischiato la vita in quella avventura. La scatola di legno, che originalmente era del motore di una barca, aveva pochi buchi e le permetteva di stare solo in posizione fetale. Non era protetta dai colpi che solitamente soffrono i pacchi nelle trasferte. Ad accompagnarla, una piccola bottiglia d’acqua e la luce del suo cellulare. L’indirizzo del destinatario era proprio un negozio per la riparazione delle barche in Florida. Sono state sei lunghe ore di un viaggio non certo comodo.
 
In un’intervista alla rete Univisión, De los Santos racconta che la maggiore difficoltà l’ha trovata nel dovere controllare le sue paure, il timore di fronte alla possibilità di rimanere intrappolata in quella scatola che lei stessa si era costruita.
 
Arrivata a destinazione, la giovane cubana è stata immediatamente presa in consegna dai poliziotti, che sono stati avvertiti della presenza di un pacco di “contenuto incerto”. Quello che è seguito è stato un anno e mezzo di processo giudiziario. Perché anche se molto creativa, De los Santos era comunque una immigrante clandestina. Poi, finalmente, l’asilo politico a fronte del suo coraggio, del suo sforzo e della sua voglia di libertà.
 
“Questa esperienza mi ha permesso di imparare a vivere in un altro sistema… e sento che la libertà mi ha fatto crescere come persona”, ha dichiarato in una intervista televisiva. La motivazione per la scarcerazione addotta dal suo avvocato difensore, Willy Allane, è stata decisiva: tutta la pubblicità del caso avrebbe potuto farla perseguitare dal regime qualora fosse stata “rispedita” (anche se  questa volta non in un pacco) a Cuba.
 
Sicuramente quando arriveranno le vere liberalizzazioni nel paese latinoamericano, quelle che riguardano la fondazione dei partiti politici o la libertà di riunione e di stampa, non ci sarà bisogno di fuggire dall’isola come un semplice pacchetto postale. La condizione umana sarà riacquisterà la dignità perduta in tutti questi anni. Comunque, nel frattempo, speriamo non ci siano emuli del viaggio in stile De Santos. Perché forse saranno in pochi a sopravvivere per poterla poi raccontare.
 
 
Viaje a la libertad
Antes de que comenzaran las “liberalizaciones” del nuevo gobierno castrista, las banales del celular y los albergos, una mujer cubana logró encontrar la libertad después de haberse enviado (sí, a si misma) en un paquete desde Nassau, Bahamas, hasta Miami, Estados Unidos. A través de Dhl, para remordimiento de quien considera ineficientes los servicios de envios. Es la historia de Sandra De los Santos, la ingeniosa cubana de 25 años, ex estudiante de derecho de la Universidad de La Habana.
 
Los preparativos empezaron cuatro años antes del curioso viaje. Era necesario ahorrar mucho, muchísimo, y en dólares. Una sola persona fue su cómplice, la ayudó a “enviarse”, aunque también pensaba que arriesgaba la vida en aquella aventura. La caja de madera, que originalmente era del motor de un barco, tenía pocos agujeros y le permitía estar sólo en posición fetal. No estaba protegida de los golpes que por lo general sufren los paquetes en los traslados. Como compañía, una pequeña botella de agua y la luz de su celular. La dirección de destino era precisamente un negocio de reparación de barcos en Florida. Fueron seis horas de incómodo viaje.
 
En una entrevista de la red Univisión, De los Santos contó que la mayor dificultad la encontró en el tener que controlar sus miedos, el temor frente a la posibilidad de permanecer presa en aquella caja que ella misma se había construido.
 
Una vez que llegó a la destinación, la joven cubana fue inmediatamente detenida por los policias que fueron advertidos de la presenzia de un paquete de “incierto contenido”. Lo que siguió fue año y medio de proceso judicial. Porque, aunque muy creativa, De los Santos era de todos modos una inmigrante ilegal. Luego, el asilo político por su coraje, esfuerzo y deseo de libertad.
 
“Esta experiencia me ha permitido aprender a vivir en otro sistema… y siento que la libertad me ha hecho crecer como persona”, declaró en aquella entrevista televisiva. El argumento que se jugó el abogado, Willy Allane, fue decisivo: toda la publicidad del caso podía trasformarla en objeto de persecusiones si regresaba en Cuba.
 
Seguramente cuando lleguen las verdaderas liberalizaciones en el país latinoamericano, esas que reguardan la fundación de partidos políticos, la libertad de reunión y de prensa, no habrá necesidad de escapar de la isla como un simple paquete. La condición humana será reivindicada. De todos modos, mientras tanto, esperemos que no haya imitaciones de viaje al estilo De Santos. Porque probablemente serán pocos en vivir para contarla.
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