È una strada in salita quella che porterà il nostro Paese a dotarsi di un deposito nazionale unico delle scorie nucleari.
In settimana il primo artefice dell’operazione, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), dovrebbe pubblicare ufficialmente i criteri vincolanti per realizzare questo obiettivo. Ma gli ostacoli da superare rimangono molti.
I CRITERI
Criteri anticipati oggi da Federico Rendina, che sul Sole 24 Ore spiega che la scelta ricadrà su un sito lontano da aree a rischio di terremoti, di instabilità geologica o di qualche smottamento se piove forte, da falde acquifere, o a «risorse naturali già sfruttate o di prevedibile sfruttamento», da fiumi, dighe, dovrà essere realizzato ad almeno 10 chilometri dalle coste marine, ad «adeguata distanza» dai centri abitati, lontani almeno 1 km dalle autostrade, dalle principali strade extraurbane, dalle ferrovie, sotto i 700 metri di altezza o dove esistono «versanti con pendenza media maggiore del 10%».
IL PERCORSO
Una volta pubblicati i criteri, prosegue il quotidiano di Confindustria, la palla passerà alla Sogin, la società pubblica (partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze) nata per smontare le nostre vecchie centrali, gestirne i detriti e appunto per realizzare il deposito nazionale unico.
“Per confrontare la versione semidefinitiva della mappa la Sogin dovrà organizzare un seminario nazionale” partecipato “dai Ministeri competenti e all’Agenzia, le Regioni, le Province ed i Comuni, nonché l’Upi (province, sempre che nel frattempo non vengano davvero abolite) l’Anci (comuni), le associazioni degli industriali e le associazioni sindacali «maggiormente rappresentative», le università e gli enti di ricerca“.
Poi una serie di passaggi ulteriori, “con una nuova tornata di «indagini tecniche». Infine, la consultazione con i rappresentanti dei territori“. Il via libera – conclude Rendina – dovrà venire “in ogni caso dalla Regione“. Solo allora si potrà dare corso a un decreto che dovrà essere siglato dai dicasteri competenti.
IL DECOMMISSIONING DI SOGIN
Il decommissioning, ovvero la fase terminale del ciclo di vita delle centrali atomiche italiane, che contempla in ultima fase la messa in sicurezza delle scorie, è già iniziato.
Nel mese di aprile è stata presentata ufficialmente la nuova area per lo stoccaggio – completato da Sogin – di scorie dell’ex Centrale nucleare di Borgo Sabotino nei pressi di Latina, che ha rappresentato per molti anni il più grande impianto di produzione di energia atomica in Europa. Tuttavia, la fase finale del processo, compreso lo smaltimento del reattore, sarà possibile soltanto con la costruzione del grande sito nazionale.
I PIANI DI ANSALDO NUCLEARE
Nonostante l’Italia sia una fra le prime nazioni ad aver abbandonato il ricorso all’energia atomica, continua a vantare in questo campo l’impiego di tecnologie avanzate e un know how altamente specializzato, da spendere sul mercato.
Competenze che la Penisola vuole far valere e rafforzare, come dimostra il nuovo piano industriale di Ansaldo Nucleare, reduce dall’acquisizione – per un valore di circa 36 milioni di euro – del 100% di Nuclear Engineering Services, società britannica impegnata nel più grande programma di smantellamento nucleare nel Regno Unito.