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Avanti tutta verso una federazione di centrodestra

Dopo la sentenza di assoluzione di Silvio Berlusconi al processo Ruby, si è aperta, com’era prevedibile, una seria discussione sul destino del centrodestra italiano. Ancora una volta è il leader di Forza Italia a rappresentare un punto focale in questa direzione, e, come avevo anticipato in precedenti articoli qui su Formiche.net, è proprio il compito che la storia gli attribuisce oggi quello di risistemare le forze in campo, indirizzandole verso un approdo unitario.

Su questa materia squisitamente politica non è semplice dire qualcosa che possa servire veramente, anche se è indispensabile ribadire l’assoluta necessità contenutistica di un cammino unitario, il quale, una volta compiuto, potrà misurare il tempo di maturazione per l’opportunità di eventuali elezioni anticipate.

Non è vero che il centrodestra è finito. Non è vero che il centrosinistra è maggioranza nel Paese. E’ vero viceversa che con Matteo Renzi i socialisti italiani vincono se non esiste una compatta e intelligente offerta politica alternativa al suo progetto politico.

Ora, su quest’ultima affermazione conviene intendersi subito. Non è detto che le cose che il Governo fa siano tutte sbagliate. E pertanto non è detto che si debba stare per forza all’opposizione per lavorare all’unità moderata. In questo caso non si sta parlando immediatamente di una possibilità esecutiva o parlamentare. A essere chiamato in causa è qualcosa di più profondo e più consistente di un rimescolamento delle carte. In Italia deve consolidarsi quella solida base sociale e culturale che, sia pure in modo disomogeneo e non senza tanti odi personali, costituisce il plafond di un mondo che per interessi e mentalità non appartiene allo spazio del PD e di SEL.

Di qui viene la prima caratteristica di questa federazione moderata: il recinto è dato da un confine che non può essere valicato, ossia la netta e complessiva estraneità al centrosinistra.
Il fattore negativo in politica è importante, infatti, perché produce una serie di posizioni positive che evidentemente possono essere, e in certe circostanze devono essere, diverse e opposte, se restano interne a questo codice genetico originario di anti progressismo.
Nello scacchiere empirico parlamentare si manifesta una rappresentazione limpida di quanto sussiste nella società e negli elettori moderati. Come vi sono ben quattro partiti di centrodestra, così vi sono quattro idee del centrodestra, sempre interne al fronte anti sinistra.

La domanda è: sono incompatibili tra di loro queste proposte, oppure no?
Sicuramente l’NCD raffigura soprattutto, anche grazie alla presenza affine dell’UDC, il comparto governativo ed etico. Con queste due categorie s’intende, e i recenti casi di fondazione eterologa lo dimostrano, un ancoraggio politico ad alcuni valori antropologici sottratti alla libertà (natura, vita, famiglia) e minacciati, nonché l’adozione di un valore collaborativo e democratico d’inserimento di tali idee nell’effettività concreta delle scelte di Governo.

Anche Lega e Fratelli d’Italia sono portatori di valori non appartenenti alla tradizione liberale in senso stretto, riassumibili nel principio conservatore di comunità, declinato in senso locale e nazionale. Pensare un Paese come comunità, o come complesso di comunità, significa ritenere che l’orientamento della politica debba salvaguardare e implementare le identità costitutive dei popoli sopra le singole esigenze individuali o sociali in senso largo. Di qui proviene l’idea restrittiva su immigrazione ed Europa di queste due destre.
Forza Italia, invece, almeno teoricamente raccoglie l’area tipicamente liberale. Non mi stupisce che Berlusconi abbia sostenuto recentemente la causa dei cosiddetti diritti civili, perché è coerente all’idea che il valore della libertà singola e di gruppo rappresenti il vero perno che tiene allacciato il centrodestra alla visione anticomunista e all’odierno anti socialismo.

La prima osservazione è che queste tre anime si riducono fondamentalmente a due: vale adire quella conservatrice, sia pure diversamente modulata, di NCD, Lega e Fratelli d’Italia, e quella liberale di Forza Italia.
In realtà, la necessità di una federazione del centrodestra nasce proprio dal fatto che il valore di libertà è un valore condiviso anche del centrosinistra. Il socialismo di oggi, come il comunismo di ieri, è un progetto di liberazione della società, calibrato in modo diverso ma convergente su questo punto. In ciò nulla separa Berlinguer da Renzi, pur nell’incolmabile distanza. La libertà di un liberale è diversa, però, da quella di un socialista, e dunque non appartiene al centrosinistra, perché si erge sul riconoscimento che la persona è un dato naturale di partenza, iscritto all’interno di ciò che l’uomo è nella sua natura e nella sua appartenenza comunitaria, e non il risultato di una volontà politica individuale o collettiva di crearne il valore.

Quindi, rispetto ai movimenti libertari, di diritti sempre maggiori, realizzati però praticamente senza doveri, la linea di Forza Italia, nella misura in cui sta nel centrodestra, considera le libertà personali un valore umano e antropologico da cui originano le responsabilità e l’autodeterminazione economica e politica dei popoli.

Bene, se ciò è vero, allora è chiaro che il programma liberale di Forza Italia ha senso solo se unito a quei valori universali o comunque generali, professati e difesi dall’NCD, e questi ultimi hanno senso unicamente se sono incarnati in comunità locali e nazionali, bisognose di sicurezza e di salvaguardia.

Il centrodestra italiano, insomma, può essere federato, perché soltanto tutto insieme è coerente. D’altronde, esclusivamente quando si parte da un’idea indisponibile e assoluta di persona umana, e quando questa è concepita come base delle comunità, si costituiscono realmente e concretamente i riferimenti non liberali ma sociali della linea liberale di centrodestra incarnata negli animal spirits e nelle grandi riforme individuali garantite e professate da Forza Italia.

Il centrodestra, in definitiva, non solo non vince se disunito, ma non può esistere ed ergersi ad alternativa organica del centrosinistra senza tenere insieme coerentemente valori e principi sociali etici, comunitari e liberali.



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