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Ecco come un sondaggio smentisce la propaganda dei No TAP

Noto nel linguaggio giornalistico come TAP, il progetto del Gasdotto Trans-Adriatico concepito per trasportare gas naturale dalla regione del Mar Caspio all’Europa con approdo sulla costa italiana nella provincia di Lecce può costituire una grande opportunità di sviluppo economico e di emancipazione energetica per il nostro paese.

Un colpevole ritardo

Tuttavia le polemiche sull’intangibilità del territorio, e la “sindrome Nimby” che trova voce in movimenti politici e ambientalisti pugliesi ostili alla realizzazione degli 8,3 chilometri del tratto finale del metanodotto, ritardano l’avvio di un’infrastruttura cruciale fortemente voluta dalla stessa Unione Europea. E favoriscono di fatto agguerriti concorrenti internazionali dell’Italia in un comparto strategico per il suo avvenire.

Le ragioni di un sondaggio

Le argomentazioni polemiche sviluppate dalla propaganda “No TAP” trovano una clamorosa contraddizione/confutazione nei risultati di una ricerca dell’Istituto sondaggi pubblica opinione guidato da Renato Mannheimer, svolta tra il 17 e il 24 giugno e giunta sui tavoli del governo a fine luglio.

Lo studio è stato condotto su un campione di 50 personalità altamente qualificate della società pugliese, ritenute opinion leader per le loro responsabilità nel mondo giornalistico, associativo, accademico, ambientale, imprenditoriale, politico locale.

Tema del lavoro era conoscere i vantaggi e le preoccupazioni avvertiti riguardo la conclusione dell’opera, gli investimenti attesi sul territorio, il pensiero autentico di una parte significativa della cittadinanza in merito alla TAP.

Un timore percepito a livello nazionale

L’esito dell’indagine presenta aspetti sorprendenti e poco prevedibili. Merita di essere menzionato innanzitutto l’atteggiamento generale sulle strutture industriali.

La quasi totalità del campione interpellato è preoccupata per la dipendenza energetica dell’Italia dalla politica di altri paesi e per l’aumento del prezzo dell’elettricità. Il 74 per cento nutre timori per l’impatto degli impianti sull’ambiente. Tasso che scende al 62 per cento in relazione ai riflessi negativi sullo sviluppo del turismo.

Il 60 per cento ha paura che le fonti di riscaldamento si esauriscano, mentre il 52 paventa i rischi di interruzioni nell’approvvigionamento di elettricità.

La percezione del TAP in Puglia

Tutte le persone intervistate conoscono il progetto del gasdotto Trans-Adriatico, rispetto al 98 che è al corrente della Centrale Enel di Cerano in provincia di Brindisi, all’80 del Parco eolico Matisse di Candela e Ascoli Satriano in provincia di Foggia, al 76 di quello di Tricase in provincia di Lecce.

Ben l’88 per cento del campione percepisce TAP come rilevante per la crescita energetica dell’Italia. L’80 per cento la reputa affidabile e sicura, il 64 per cento è certo dei risvolti positivi nel terreno lavorativo, il 56 per cento reputa possibile un’integrazione ambientale e visiva con il territorio e il 46 parla di compatibilità con la vocazione dell’area.

Tra le perplessità più significative, va ricordato il 34 per cento di persone che la ritengono lesiva del turismo, il 22 per cento che vede rischi legati alla salute degli abitanti, il 22 per cento che la considera un’opera inquinante.

Immagine e impatto di TAP

Nella descrizione di TAP offerta dai soggetti interpellati gli elementi positivi prevalgono su quelli negativi: utilità dell’infrastruttura, risvolto economico per la zona, arricchimento della fornitura di gas, ridotto impatto ambientale.

L’82 per cento del campione associa il gasdotto a un’infrastruttura, rispetto al 18 che la ritiene un impianto industriale. E l’83 per cento considera correttamente il finanziamento interamente frutto di capitali privati.

Un giudizio lusinghiero sull’impatto socio-ambientale della rete energetica è offerto dal 65 per cento, con il 35 per cento dei contrari nettamente al di sotto del 48 registrato a livello nazionale nei confronti delle strutture energetiche. Riguardo ai riflessi socio-economici di TAP, i favorevoli si attestano al 60 per cento. Mentre l’84 per cento è convinto che l’impianto garantirà all’Italia una maggiore sicurezza in tema di approvvigionamento energetico”.

Sì al passaggio a Melendugno

Per il 74 per cento delle persone interpellate, a beneficiare della creazione del gasdotto saranno al 74 per cento l’Italia, al 14 l’Europa, al 6 la Puglia, al 4 l’area del paese di Melendugno che verrà percorsa dalla rete energetica.

È singolare come, a fronte di queste cifre, ben due terzi delle persone intervistate condividano il passaggio del gasdotto nel piccolo abitato adducendo come ragioni le ricadute economiche positive, la diversificazione dei fornitori di gas, il carattere indispensabile della struttura, l’impatto virtuoso per il tessuto produttivo nazionale.

Il 33 per cento ostile alla localizzazione della rete oppone invece l’impatto negativo sul territorio e il disincentivo all’uso di fonti energetiche rinnovabili.

Le argomentazioni politiche dei No TAP

Più articolate le valutazioni concernenti l’attività di comunicazione e le campagne informative portate avanti sul territorio dall’azienda TAP, conosciuta dal 74 per cento del campione, e dai comitati ostili alla realizzazione dell’impianto che hanno raggiunto il 76 per cento delle persone interpellate.

Un giudizio di sostanziale sufficienza viene attribuito a entrambi per la chiarezza nell’esporre le rispettive ragioni. Trasparenza, affidabilità, efficacia delle argomentazioni nel contrastare paure e resistenze delle comunità locali sono ritenute invece poco adeguate.

Promosso l’atteggiamento di apertura alle esigenze del territorio e di dialogo con le popolazioni coinvolte da parte di TAP. Mentre  per il 60 per cento del campione le motivazioni utilizzate contro la realizzazione del gasdotto appaiono poco fondate e sono il frutto dell’effetto Nimby. A giudizio del 74 per cento poi le polemiche contro l’impianto sono strumentalizzazioni politiche.

Le richieste spontanee

La metà del campione ritiene che, nell’eventualità di rifiuto della costruzione del metanodotto, la Regione Puglia non subirebbe alcun grave danno di immagine a livello internazionale.

Nel caso molto probabile che l’opera venga realizzata, il 36 per cento chiede di renderla meno invasiva possibile per l’ecosistema attraverso modifiche al progetto. E il 34 per cento auspica un’attività di comunicazione trasparente per il più ampio coinvolgimento della popolazione.

Il 18 per cento invoca interventi ambientali pubblici anche per compensare l’impatto della struttura, mentre il 10 per cento pretende investimenti a favore dei centri abitati a partire dalle scuole oltre a un buon monitoraggio e manutenzione dell’impianto.



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