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Orfini? Ben detto

Caro direttore,
l’intervista del presidente del Pd Matteo Orfini al quotidiano La Stampa ha suscitato diverse reazioni. L’apertura esplicita ad esponenti provenienti da Sel e Scelta Civica non poteva restare senza commenti ed è significativo che all’appello di Orfini abbiano risposto due personalità quali Andrea Romano e Gennaro Migliore. Su Formiche.net Fabrizia Argano ha evidenziato anche qualche contraddizione fra il giovane turco e il presidente del Pd.

Personalmente, la penso diversamente. Non solo, perché è del tutto naturale che le posizioni politiche evolgano con il mutare delle condizioni politiche e degli scenari. Matteo Orfini appartiene a un gruppo generazionale che ha militato ed è cresciuto nella tradizione dei Democratici (di sinistra). Parallelamente a Renzi che invece ha fatto il suo percorso partendo dalla Margherita di Francesco Rutelli, l’attuale presidente del Pd ha lavorato con Massimo D’Alema e quella nave scuola di cultura politica che è Italianieuropei. Ha quindi dato vita a Left Wings e successivamente alla componente chiamata appunto “giovani turchi” insieme, fra gli altri, ad Andrea Orlando che si è rivelato un brillante ministro all’Ambiente prima e alla Giustizia ora.

Il loro obiettivo era la conquista del partito. Quando hanno iniziato pensavano forse che la segreteria Bersani durasse di più e meglio. Sulla loro strada hanno incrociato il ciclone politico Renzi. Hanno fatto la loro battaglia a viso aperto e dopo il Congresso si sono organizzati per far valere il loro peso.

Per la fortuna del futuro della sinistra, questa generazione coltiva la virtù (non estranea alla migliore tradizione del migliore Pci) del realismo ed anche la categoria – sana – dell’egemonia. Avendo il Pd, e proprio con Renzi, fatto la scelta madre della chiarezza con l’adesione senza se e senza ma alla famiglia del Socialismo europeo, tutto è più semplice e per niente ambiguo. Anche aprire le porte del partito a nuovi “convertiti”. In questo senso, quindi, Orfini ha fatto e bene il suo gioco che è il gioco di un partito che è arrivato a superare il 40% dei consensi e che vuole consolidare il suo primato.

Se sul piano tattico il premier Renzi è alleato di Alfano e dialoga con chi ci sta (Berlusconi ma in futuro anche, chissà, Grillo), sul piano strategico il segretario Renzi sa che prima o poi si torna al voto e lì il partito dovrà essere pronto, forte. Inoltre, allargare il perimetro del Pd è interesse anche della minoranza, soprattutto laddove questo avvenga a sinistra. E in ogni caso, Orfini ha parlato da presidente di largo del Nazareno: questo infatti è il ruolo che ricopre e che giustamente intende consolidare.

La politica è movimento, crescita, conquista. Lo sa Renzi e li sa anche Orfini. Piuttosto, nel centrodestra c’è qualcuno che pensa all’alternativa?


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