Un cambio di rotta o la consapevolezza che non esiste (almeno al momento) una terza via? Partito Democratico e Forza Italia sempre più in sintonia, ma il comune denominatore non si ritrova solo alla voce riforme istituzionali, bensì si sta spostando con sempre maggiore decisione sul vero banco di prova non solo del governo, ma dell’intero Paese: l’economia, come rimarcato e in parte auspicato da Formiche.net.
SINTONIE
Era fino a poche settimane fa il simbolo dell’antirenzismo, mentre oggi Il Giornale sottolinea quanto il governissimo a Renzi premier converrebbe: sia per ragioni puramente economiche che interne (come cancellazione sostanziale opposizione). E si apprende che a questo punto se ufficialmente da Arcore trapela che “l’impegno preso da Forza Italia è solo sulle riforme e sulla nuova legge elettorale”, nei fatti il legame di politica economica potrebbe essere quello meno evidente ma più significativo, come ha sottolineato giorni fa sullo stesso quotidiano milanese l’economista Francesco Forte, già ministro delle Finanze e da anni vicino alle posizioni berlusconiane.
CONSONANZE
Nell’intervista doppia pubblicata dal Giornale emergono una serie di punti di contatto tra Renato Brunetta ed il viceministro dell’economia Enrico Morando, come gli sgravi per chi assume. Altro esempio significativo la spending review. Altro capitolo: per Brunetta il decreto Madia non è andato nella giusta direzione, per Morando ora occorre “trovare le modalità appropriate, ma sull’esigenza di farlo siamo d’accordo”. Privatizzazioni, c’è la volontà comune di dismettere le public utlities, anche se Forza Italia punta anche agli immobili pubblici. Infine convergenza anche sullo “Sblocca Italia“, il decreto che potrà essere “terreno di cooperazione”. Basta chiamarlo legge obiettivo, osserva Brunetta “e poi tutto procede”. Gli fa eco Morando secondo cui una volt approvato il decreto, il “parlamento sarà la sede per discuterne”.
BIS NAZARENO
Ecco l’orizzonte ipotizzato da alcuni osservatori: un bis del patto del Nazareno con l’economia (al posto di Italicum e titolo V), “non un aiuto esterno, l’ex premier è tornato a pensare in grande”, rileva Ugo Magri sulla Stampa di oggi. A segnare un vero Patto per l’economia, basato sulla manovra-choc suggerita da Daniele Capezzone nel suo e-book, con un taglio da 40 miliardi di minori tasse in 2 anni. Si sta facendo sempre più convinto che alcuni suoi spunti presenti nel programma elettorale 2013, siano stati imitati anche da Mariano Rajoy e da David Cameron. E il vicepresidente del Parlamento europeo Antonio Tajani raddoppia e osserva come Forza Italia sia disponibile “a dare il suo sostegno a quelle misure che serviranno a evitare il commissariamento”.
PRIORITA’
Manovra choc, quindi, ma non prima di aver messo mano ad altri due elementi basilari del potenziale accordo economico: l’attacco al debito e la Flat Tax. Ma è il capogruppo alla Camera di Fi, Renato Brunetta, a indicare gli obiettivi dalle colonne del Giornale: l’introduzione del contratto a tutele crescenti con la sospensione dell’articolo 18 per i primi tre anni dall’assunzione; la detassazione dei neoassunti (meno tasse per chi assume può essere un elemento di condivisione tra Pd e Fi al fine di rilanciare il tema del lavoro), le privatizzazioni (nell’ordine dello 0,7% del pil annuo mentre da Piazza San Lorenzo in Lucina si chiede l’1%) e le grandi opere. Il tutto nella consapevolezza che nell’attuale Pd “convivono due anime, una liberale ed una conservatrice”.