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Dopo Renzi la troika? Un Patto (politico) per la finanza pubblica

Formiche è un progetto editoriale indipendente e la sua libertà di pensiero come il pluralismo delle idee che ospita trova conferma nell’archivio del lavoro fatto in questi (primi) dieci anni.

Dal momento del suo insediamento, il governo Renzi è stato oggetto di analisi e commenti con il minor grado di pregiudizio possibile. Quando, ancora oggi, la gran parte dei media osanna qualunque cosa l’esecutivo faccia o non faccia, questo sito diretto da Michele Arnese non ha risparmiato critiche di merito.

Forti di questa premessa, possiamo esprimere con chiarezza la netta contrarietà all’idea che pare stia tornando in voga di affidare le sorti dell’Italia alla cosiddetta troika. L’ascesa di Renzi a Palazzo Chigi ha un grandissimo effetto positivo: il ritorno alla responsabilità della politica. Si tratta di un patrimonio che lo stesso presidente del Consiglio non deve sprecare in una logica troppo orientata alla comunicazione e poco al governo reale dei dossier.

Allo stesso modo, deve essere chiaro che se Renzi fallisce, e per il bene del Paese ci auguriamo di no, bisognerà essere capaci di offrire una alternativa politica. L’idea di una scorciatoia, l’ennesima, non ci piace. Per inseguire il mito del vincolo esterno abbiamo sfasciato la nostra economia indebolendola e senza neppure ridurre lo stock del debito pubblico (che è invece cresciuto!!).

Serve coraggio, è vero. Ma non quello di fare bracci di ferro sulle nomine europee pure importanti. La finanza pubblica è una materia complessa dove sono necessarie competenza tecnica e sensibilità politica. Padoan è un ottimo ministro, come peraltro sono stati i suoi predecessori. Il punto è decidere cosa vogliamo fare. Su questo, sgombrato il campo dallo spettro della troika, servirebbe un Patto costituente fra le forze politiche e alla luce del sole: altro che il pasticcio orribile del Senato e della legge elettorale.


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