“Costruire l’alternativa per non morire renziani”. L’ambizione che dovrebbe ispirare l’iniziativa delle formazioni politiche di centro-destra ha palesato tutti i propri limiti nel confronto promosso alla 17ª Festa di Atreju tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Giovanni Toti, Gaetano Quagliariello.
Strada in salita
Un dibattito vivace, polemico, aspro e inquieto. Nel quale viene certificato non soltanto il definitivo tramonto di ogni ipotesi di partito unitario. Ma anche le enormi difficoltà di un percorso di ricostituzione di un’alleanza conservatrice-moderata.
Antichi e nuovi motivi di dissenso
Troppo evidenti i contrasti tra i potenziali partner di una coalizione unitaria su temi cruciali come il futuro dell’Unione Europea, il governo dei flussi migratori, il rapporto con l’esecutivo, le riforme istituzionali.
E la politica estera, un tempo punto di forza e coesione del centro-destra italiano. Alla strategia atlantica e filo-Usa espressa da NCD fa da contraltare la visione favorevole a strette relazioni con la Russia di Vladimir Putin sbandierata da Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale e Lega Nord.
Renzi avversario radicale
Ma la cartina al tornasole della frantumazione del fronte conservatore è rappresentata dai rapporti con il governo Renzi.
La presidente di FDI-AN Giorgia Meloni dipinge il premier come alleato dei “poteri forti”, di Angela Merkel, della tecnocrazia europea nemica del consenso popolare. Ai suoi occhi il leader del PD è un avversario dell’Italia produttiva e soffocata dalle tasse, delle forze dell’ordine penalizzate da chi non è in grado di risolvere il tema del sovraffollamento carcerario, degli studenti, dei pensionati con assegni al di sotto dei 500 euro.
Un avversario riformatore
Più sfumato il punto di vista del consigliere politico di Forza Italia Giovanni Toti. Che parla dell’ex sindaco di Firenze come di un avversario “perché è il leader del partito socialista e socialdemocratico nel nostro paese, antitetico al Partito popolare europeo cui aderisco”.
Ribadendo, tra i fischi e i mugugni della platea, che FI resta all’opposizione dell’esecutivo, il rappresentante “azzurro” è pronto ad appoggiare la riforma del lavoro promossa da Palazzo Chigi e osteggiata dalle confederazioni sindacali. Mentre conferma la bocciatura dell’operazione “Mare Nostrum” nel terreno dell’immigrazione.
Un leader pericoloso
A giudizio del segretario della Lega Nord Matteo Salvini Renzi è pericoloso, poiché rappresenta il “volto simpatico” per far digerire le ricette propinate a suo tempo da Mario Monti.
“È pericoloso nella propaganda muscolare nei confronti della Russia di Vladimir Putin, che dovrebbe costituire un nostro naturale alleato in campo commerciale e nella risposta alle minacce terroristiche. Lo è per il lassismo nei confronti dell’invasione dei clandestini di cui i profughi rappresentano un’esigua minoranza. Lo può essere per il riconoscimento giuridico delle unioni e adozioni gay, simbolo di una tirannia della minoranza sulla maggioranza”, grida il leader lumbard tra le ovazioni dei partecipanti.
Alleato oggi, avversario in futuro
È questo l’unico elemento di affinità con il ragionamento del coordinatore nazionale del Nuovo Centro-destra Gaetano Quagliariello. Il quale caldeggia la “creazione di un’alleanza politica conservatrice – aperta e contendibile – in grado di lottare per le nostre radici occidentali contro l’offensiva dei fanatici musulmani e dei fautori dello scontro di civiltà, il multiculturalismo e le tendenze eugenetiche sui temi della vita”.
Ma si tratta di una prospettiva di lungo termine. Adesso, spiega l’ex ministro per le riforme istituzionali, NCD ritiene il Presidente del Consiglio un alleato: “È il frutto di una scelta di governo condiviso compiuta nella primavera 2013 dal Popolo della libertà e da Silvio Berlusconi. Scelta non provocata dalla fame di poltrone – rimarca tra le grida contrarie del pubblico – ma dalla volontà di cambiare le istituzioni e la realtà economico-sociale”.
L’esponente moderato rivendica una “riforma della giustizia che ha introdotto la responsabilità civile dei magistrati e modificato le norme sulle intercettazioni”. E rivendica “lo scontro in atto tra Margaret Thatcher e Susanna Camusso nel cambiamento del mercato del lavoro”.
L’offensiva su fisco e immigrazione
Affermazioni che trovano una risposta dura da parte di Giorgia Meloni: “L’esperienza di governo comporta un prezzo come l’abrogazione del reato di immigrazione clandestina, l’avvio della legalizzazione delle droghe leggere, l’aumento delle tasse sulle abitazioni, l’abbandono europeo dell’Italia nell’affrontare l’emergenza immigrazione”.
Per sciogliere questi nodi l’ex ministro della gioventù e dello sport propone di fermare i flussi di cittadini extra-comunitari nel nostro paese fino a quando il tasso di disoccupazione non ritornerà al 7 per cento. Aspira a inserire nella Carta costituzionale un tetto massimo per il prelievo fiscale, per promuovere una riduzione rigorosa e intelligente della spesa pubblica.
Sempre nel terreno tributario l’obiettivo è abrogare lo sconto fiscale a favore delle banche, eliminare la TASI, rimuovere il regime di privilegi riconosciuti alle compagnie di gioco e slot machine.
La ricetta economica del Carroccio
Un progetto nutrito e radicale che Matteo Salvini vuole arricchire con l’adozione di una Flat Tax al 20 per cento sui redditi “per favorire chi oggi è tartassato e recuperare gran parte dell’evasione”, la cancellazione dei limiti all’utilizzo del contante, la regolamentazione della prostituzione, l’archiviazione della riforma del lavoro promossa da Elsa Fornero “che blocca le possibilità di assunzione”.
Le rivendicazioni di NCD
Temi su cui Gaetano Quagliariello concorda in pieno, convinto che l’unica strada per promuovere la rinascita produttiva passi per un taglio drastico delle tasse e per l’aggressione strutturale del macigno del debito pubblico.
Radicalmente contraria la sua riflessione sul “problema epocale degli sbarchi di migranti, frutto dell’intervento franco-statunitense in Libia del 2011 e riflesso della propaganda demagogica sulla “Primavera araba”.
Ricordando l’importanza di una strategia europea di controllo delle frontiere a partire da quella mediterranea, il parlamentare di NCD scorge nel programma Frontex plus concordato dal governo con le autorità UE un primo passo nella giusta direzione.
Come combattere il centralismo Ue?
L’Europa. È l’architettura comunitaria e il riflesso nazionale delle sue strategie il vero oggetto del contendere tra gli “alleati-nemici” del centro-destra.
Per il leader delle “camicie verdi” il primo nemico da combattere è “la tirannia imposta da Bruxelles tramite l’euro, la concorrenza sleale a fanno dei prodotti Made in Italy e l’esautoramento della democrazia sovrana”. Fenomeno che a suo giudizio può trovare una risposta immediata nella proposta di referendum per l’auto-determinazione del Veneto.
Consultazione legittima agli occhi di Toti, che tuttavia si spinge oltre prospettando una riorganizzazione federalista e presidenziale delle istituzioni: “Perché non è con l’esaltazione delle micro-identità regionali che si risolvono i problemi della stagnazione economica”.
Un partito della nazione
Il federalismo per Quagliariello è fallito clamorosamente, visto che “le classi dirigenti territoriali si sono rese responsabili di malaffare e illegalità molto più che a livello nazionale”. A suo parere la via da privilegiare è la creazione di un “partito della nazione” che riconosca e valorizzi la ricchezza dei “corpi intermedi”. E promuova strumenti di rappresentanza politica come le preferenze e l’abbassamento delle soglie di accesso nella legge elettorale.
Sì e No alle preferenze
Tema che trova un netto rifiuto nell’esponente “azzurro” – “Le preferenze hanno costituito il motore della spesa pubblica e del clientelismo nella prima Repubblica, la garanzia per i potentati locali e non certo un istituto di rinnovamento” – mentre riscuote adesione nella leader di FDI-AN: “Caro Giovanni, in democrazia i parlamentari li sceglie il popolo!”
L’ex ministro del governo Berlusconi è pronta a dare battaglia su un obiettivo per lei irrinunciabile, così come sulla proposta di primarie per scegliere il leader dell’alleanza conservatrice.
Percorsi separati?
Nel caso di rifiuto da parte dello stato maggiore di Forza Italia, Meloni preannuncia la costruzione di un nuovo “polo della produzione, della sovranità e dell’identità”, autonomo rispetto al centro-destra.
Lo farà con la Lega Nord? Forse. Ma la promotrice della Festa di Atreju ricorda al leader lumbard che “il Veneto non è la Scozia, né l’Ucraina. Perché non è una nazione”.