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Vai avanti Renzi, le critiche di D’Alema sono malumori personali. Parla Macaluso

Le critiche al vetriolo dei rappresentanti di spicco della sinistra del Partito democratico rivolte a “un leader che vuole creare una forza elettorale del premier a carattere carismatico-plebiscitario”. Le pungenti analisi dei grandi giornali e di firme prestigiose contro “Il Pifferaio di panna montata” e “un Presidente del Consiglio inadatto a governare”. Le valutazioni sferzanti di autorevoli esponenti del ceto economico nei confronti di una “politica degli annunci che non si traduce in riforme incisive”.

L’offensiva promossa da realtà lontane e convergenti all’indirizzo di Matteo Renzi metterà a repentaglio l’azione dell’ex primo cittadino di Firenze? Per capirne ragioni e sbocchi Formiche.net si è rivolta a Emanuele Macaluso, spirito critico della sinistra fin dai tempi delle lotte per la terra ai contadini nella Sicilia del dopoguerra, figura di spicco nella storia del Partito comunista italiano e fautore di un suo robusto ancoraggio al socialismo europeo.

Come legge le critiche mosse a Renzi da Bersani e D’Alema?

Le ritengo punture di spillo, riflessi di malumori personali come per il mancato conferimento a Massimo D’Alema del ruolo di Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione Europea. Reazioni prive del respiro di una presa di posizione collettiva. Il Partito democratico è chiamato a sviluppare un’autentica dialettica con punti di vista limpidi di correnti politiche.

I giudizi espressi dall’ex segretario del Pd e dall’ex premier creeranno difficoltà al governo?

Non credo possano avere influenza sul piano politico. E penso che il cammino di Matteo Renzi non verrà compromesso da tali prese di posizione.

È credibile una “vecchia guardia” che deve la sopravvivenza e il rilancio del Pd al rivale interno? 

Il paradosso è che si è passati dall’unanimità con cui l’intero gruppo dirigente del Nazareno favorì l’ascesa dell’ex sindaco di Firenze a Palazzo Chigi alle reazioni scomposte di una minoranza frantumata. Se nel Partito democratico vi è un’opposizione, esponga a viso aperto la propria visione politica rispetto all’azione del governo, alle riforme, alla politica estera. E avanzi le sue contro-proposte.

Vi è il rischio di un Partito democratico destabilizzato e destabilizzante nei confronti del proprio governo e verso se steso?

Non è questo il problema per Renzi. Il Pd è nettamente schierato con l’esecutivo e non vedo al suo interno forze capaci di metterlo in crisi. Le questioni aperte attengono all’attuazione del programma messo in campo da Palazzo Chigi, e alle contraddizioni che troverà nella società. Specialmente nel terreno delle riforme strutturali ed economiche, che incidono sul corpo vivo della realtà italiana, come emerge nel tentativo di cambiamento della Pubblica amministrazione e nella querelle con i lavoratori statali.

Anche l’establishment economico italiano ha riservato al governo giudizi aspri.

La critica verso la propensione del premier agli annunci è il segno delle difficoltà incontrate dal governo nel momento della ricerca e prefigurazione delle risposte ai problemi.

Chicco Testa afferma che in Italia continuano ad agire forze politiche, sociali, economiche orfane della spesa pubblica e contrarie a qualsiasi tipo di cambiamento.

È logico che vi siano posizioni conservatrici. Le riforme devono colpire interessi consolidati. L’interrogativo riguarda la capacità di Renzi di affrontarli. In tal senso i prossimi mesi saranno decisivi.



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