Gran parte del mondo politico e della pubblicistica ne è convinta. Il Patto del Nazareno siglato da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi non è un accordo su una mediocre riforma elettorale e su una controversa revisione del bicameralismo parlamentare. Ma costituisce un’intesa di potere contenente segreti inconfessabili avvolti dall’atmosfera di oscure trame massoniche.
Un patto dal sapore massonico?
La più recente e autorevole espressione di tale consapevolezza viene dall’editoriale sferzante scritto da Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera. Una riflessione che nel passaggio cruciale sullo “stantio odore di massoneria” continua ad alimentare le più svariate letture e interpretazioni.
Alcune riguardano i rapporti discussi tra figure molto legate al leader del Partito democratico, importanti banchieri e uomini d’affari, esponenti di spicco di Forza Italia. Tutti accomunati dal robusto radicamento fiorentino e toscano.
Il rilancio del piano P2
È il caso dell’analisi dello storico ministro delle finanze socialista Rino Formica, che nei giorni dell’ascesa a Palazzo Chigi dell’ex fautore della Rottamazione accostò il patto stretto con l’ex Cavaliere al famigerato Piano di Rinascita Democratica messo a punto dalla loggia massonica segreta P2 guidata da Licio Gelli.
Concetto rimarcato sulla rivista “Critica sociale”, e argomentato in un’intervista rilasciata a Il Sussidiario.net. Formica parla di “maggioranza occulta e in sonno Renzi-Berlusconi, tesa a neutralizzare i corpi intermedi e la democrazia partecipativa per semplificare in modo brutale”.
Il ruolo nebuloso delle fondazioni
Ragionamento recuperato e sviluppato sul blog di Gad Lerner da Andrea Mollica. Il quale riprende un articolo-inchiesta scritto da Davide Vecchi sul Fatto Quotidiano riguardo l’attività e il finanziamento delle fondazioni legate al premier nel corso della sua ascesa politica nazionale.
Si tratta – rileva il giornalista – delle associazioni “Festina Lente”, “Link” e “Big Bang”, poi trasformata in “Open”. Complessivamente le 3 fondazioni hanno raccolto più di 4 milioni di euro, ufficialmente grazie a eventi promozionali e cene elettorali.
Figure chiave della raccolta di fondi del giovane e ambizioso Renzi fin dal 2007 sono Marco Carrai e Alberto Bianchi. Nessuno dei quali, precisa Vecchi, ha voluto spiegare nel dettaglio la provenienza dei finanziamenti.
La benevolenza di Verdini
Altro capitolo dell’inchiesta pubblicata sul giornale diretto da Antonio Padellaro concerne le relazioni dell’ex sindaco di Firenze con il senatore di Forza Italia Denis Verdini, plenipotenziario di Berlusconi nella trattativa su Italicum e revisione costituzionale.
“Nel 2009 – ricorda Vecchi – Renzi sedette al tavolo d’onore, a fianco del parlamentare ‘azzurro’ e della moglie alla festa de Il Giornale della Toscana. Pubblicato dalla Società Toscana di Edizioni che faceva capo proprio a Verdini, coinvolto in un’indagine giudiziaria per truffa a causa del suo fallimento”.
Sempre nel 2009, prosegue Vecchi, il Popolo della libertà candidò per scelta dell’allora coordinatore nazionale l’ex calciatore Giovanni Galli contro Renzi per Palazzo Vecchio: “Un regalo fatto da chi non ha mai negato la propria simpatia per il numero uno del Nazareno”.
Le clausole segrete del Patto del Nazareno
Ben oltre si spinge il parlamentare Cinque Stelle Riccardo Fraccaro parlando di “pizzini segreti del Patto del Nazareno e di riforme come merce di scambio per la cricca”. L’esponente penta-stellato individua in Verdini “la perfetta incarnazione dell’inciucio Renzi-Berlusconi, l’uomo ideale per portare avanti tanti gli interessi di Forza Italia quanto del Pd oltre ai propri”.
Figura che agli occhi del deputato M5S “condivide con il premier e Maria Elena Boschi l’origine nella Toscana degli istituti di credito e delle logge. Un’impronta che non caratterizza solo una legge elettorale e una revisione del Senato contraria allo spirito della Costituzione repubblicana, ma contempla la promessa di non intaccare il conflitto di interessi dell’ex Cavaliere e di non recepire la direttiva europea sui tetti alle pubblicità”.
Un avvocato di prestigio
Un ruolo chiave nell’entourage del leader del Partito democratico sarebbe esercitato dall’avvocato Umberto Tombari. Professore di Diritto commerciale all’Università di Firenze, è tra i legali civilisti più stimati d’Italia.
Nel 2001 è stato nominato membro della Commissione per la riforma del diritto societario istituita presso il Ministero di Giustizia, occupandosi di struttura finanziaria delle società per azioni. Nel 2012 ha collaborato al decreto-legge Sviluppo messo a punto da Corrado Passera curando il tema delle aggregazioni tra imprese.
È presidente del Consiglio di amministrazione di Sviluppo Imprese Centro Italia, partecipata da istituti finanziari come Fidi Toscana, Mps Capital Services, Banca Cr Firenze, Cassa di Risparmio di San Miniato e Banca Etruria. Riveste il ruolo di consigliere indipendente di Ferragamo e Prelios. E guida il cda di Firenze Mobilità, legata alla Firenze Parcheggi il cui amministratore delegato fino al 2013 era l’imprenditore e consigliere politico di Renzi Marco Carrai.
Una testa di ponte per neutralizzare Bazoli?
A riprova dello stretto legame con il capo del governo vi sarebbe la sua nomina il 27 maggio a presidente dell’Ente Cassa di risparmio di Firenze, la fondazione che controlla la banca toscana. La quale detiene il 3,4 per cento di Intesa San Paolo, l’istituto creditizio capitanato da Giovanni Bazoli che lo stesso Renzi avrebbe in mente di “rottamare”.
Il percorso di Maria Elena Boschi
Frequentazione e rapporti dell’avvocato civilista con l’inner circle renziano trovano un ultimo rilevante anello di congiunzione, messo in luce da Alessandro Da Rold e Marco Fattorini su Linkiesta.it. Si tratta dell’attuale responsabile per le riforme istituzionali Boschi, che iniziò la propria carriera professionale in uno degli studi legali più blasonati di Firenze: il Tombari Corsi D’Angelo e associati.
“Realtà – scrivono i due giornalisti – nella quale la futura consigliera giuridica di Renzi e co-protagonista della Leopolda 2013 ha capito in fretta come funziona il mondo. E soprattutto l’Italia”.