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Ecco come Renzi può riformare le Forze dell’ordine

A proposito di solidarietà. Le nostre forze dell’ordine meritano ampiamente non solo la solidarietà ma l’ammirazione di tutti noi perché, malgrado siano i servitori dello Stato più malpagati, continuano a fare il proprio dovere con ammirevole abnegazione e sacrificio, umanità, umiltà ed equilibrio, rischiando anche la vita in prima persona per garantire la convivenza civile alla collettività. Non solo malpagati, per effetto del blocco salariale ormai fermo dal 2010, ma spesso oggetto di dileggio da parte di quanti perseguono la sovversione, il disordine e il malaffare.

Alla luce del dibattito aperto da tempo sulla quantità delle forze di polizia (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, Corpo Forestale dello Stato) e sulla quantità del personale (305mila unità), ritengo che sia molto importante un riconoscimento economico più adeguato da parte dei politici di turno, perché la loro busta paga è materialmente inferiore a quella dei colleghi dei più grandi Paesi europei, nonché una più capillare ed efficace riorganizzazione delle forze.

Senza entrare nel merito che i «cinque corpi di polizia sono troppi», così perlomeno la pensa Matteo Renzi, o che la cosiddetta «spending rewiew» sia sbagliata, perché va a pesare sulla pelle degli appartenenti alle forze di polizia, il governo, anziché sbandierare un possibile accorpamento di alcuni Corpi, dovrebbe aprire un tavolo di dibattito e confronto per riorganizzare, in un contesto generale più armonico, le diverse forze, allo scopo di evitare – come spesso accade – una sovrapposizione di compiti e/o funzioni tra i diversi reparti in specifici ambiti settoriali, a scapito della sicurezza della territorio e all’aumento della spesa.

Le duplicazioni più evidenti derivano in misura predominante soprattutto dalla moltiplicazione dei reparti specializzati delle singole forze. Ad esempio, i reparti speciali dell’Arma dei Carabinieri si occupano di: frodi alimentari, tutela del patrimonio culturale, tutela della salute, tutela del lavoro, tutela dell’ambiente, antifalsificazione monetaria; che rientrano anche nelle competenze della Guardia di Finanza. E i casi si potrebbero estendere in riferimento agli altri Corpi. Servirebbe, perciò, un provvedimento legislativo in grado di semplificare l’attività operativa di questi reparti, sia attribuendo esclusive competenze, sia armonizzando i loro interventi attraverso un’equilibrata struttura di coordinamento autonomo interforze, perché ciascuna delle forze dipende, sotto il profilo organizzativo, da un diverso apparato ministeriale: l’Arma dei Carabinieri, dal ministero Difesa; la Polizia di Stato, dal ministero dell’Interno; la Guardia di Finanza, dal ministero dell’Economia; il Corpo Forestale, dal ministero delle Politiche agricole; la Polizia Penitenziaria, dal ministero della Giustizia.

Delle cinque forze di polizia, l’Arma dei Carabinieri e la Polizia di Stato hanno competenza generale, essendo «in servizio permanente di pubblica sicurezza». La sovrapposizione che ne consegue è un dato strutturale, sistematico, che discende dall’opzione legislativa in favore dalla conservazione di un assetto dualistico (rectius, pluralistico) delle forze di polizia. Tale sovrapposizione non costituisce, di per sé, un elemento patologico del sistema, perché in Spagna e in Francia, ad esempio, esiste un assetto analogo, caratterizzato dalla presenza di due forze di polizia a carattere generale, una di tipo civile (alle dipendenze del ministero dell’interno) e una di tipo militare (alle dipendenze del ministero della difesa), le cui attribuzioni sono in ampia parte coincidenti. Si tratta, qui come nei predetti Paesi, di una condivisione di attribuzioni che richiede la predisposizione di un corrispondente sistema di coordinamento.

Per quanto concerne la spending review il Governo dovrebbe riorganizzare “l’assetto in campo” dei Corpi, visto che il 60% circa delle risorse (20 miliardi di euro all’anno) se ne va per il mantenimento dei vari apparati: uffici, logistica, mense, caserme, servizi di vigilanza, scuole, materiale, automezzi e amministrazione. Perciò un efficace riordino, con meno sedi, meno mense e meno auto di servizio. In una parola, minori sprechi. E poi un coordinamento funzionale più appropriato e produttivo tra gli apparati e gli uomini impegnati negli uffici e, soprattutto, sulle strade, le quali risultano meno protette e meno sicure rispetto al passato. Questo perché l’apertura delle frontiere europee (convenzione di Schengen) e l’inarrestabile flusso migratorio dai Paesi del Terzo Mondo hanno fatto allignare nuove forme di criminalità tipiche delle aree di origine, nonché allarmanti forme di eversione.

E’ essenziale, quindi, tagliare i costi superflui, riorganizzando la complessa struttura logistica dei Corpi, evitando accorpamenti di facciata, ma mantenendo invece il “tavolo della discussione” a un livello di massima concretezza, che tenga conto delle esigenze complessive, delle risorse e dei costi, ma soprattutto del delicato equilibrio, proprio di un moderno Stato democratico, che si instaura tra poteri di controllo e garanzie di libertà e che condiziona, correttamente ma inevitabilmente, tutto il sistema preventivo e repressivo del Paese.

Giancarlo Elia Valori è Presidente della Fondazione Laboratorio per la Pubblica Amministrazione

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