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Cosa fare contro Ebola. I consigli di Renzi e Lorenzin

Ebola non si trasmette per via aerea ma solo per contatto. Durante la fase di incubazione (la malattia c’è, ma non si vede) non è possibile trasmettere il virus ed è importante attenersi ai protocolli di sicurezza e isolamento in caso di casi sospetti di Ebola nel territorio nazionale italiano. Sono alcuni dei passaggi contenuti in una circolare che il Ministero della Salute retto da Beatrice Lorenzin ha inviato alle Regioni, ai principali dicasteri e alle capitanerie di porto. Obiettivo: come gestire e fronteggiare il virus Ebola, se e quando dovesse arrivare in Italia.

PROCEDURE E COMUNICAZIONE

La circolare del ministero, di 20 pagine, prevede “la gestione del caso S/P/C a livello centrale, con il coinvolgimento delle Regioni e, ove necessario, delle altre Amministrazioni dello Stato e/o Enti privati, e l’eventuale trasferimento in modalità protetta presso uno dei Centri Nazionali di Riferimento per la gestione clinica del paziente (INMI “Lazzaro Spallanzani” di Roma e Azienda Ospedaliera “L. Sacco” di Milano), con modalità che saranno valutate di volta in volta, in stretto coordinamento con il Ministero della Salute“. Lo spostamento in altre strutture di casi confermati di Ebola potrà avvenire, poi, solo in caso di “saturazione delle disponibilità” nei centri sopra citati e in funzione di questo, si legge ancora, è necessario acquisire “da parte degli Assessorati alla Sanità delle Regioni e P.P.A.A., le informazioni relative alla disponibilità di posti letto in isolamento/alto isolamento“.

VIRUS IN MOVIMENTO

Nel caso in cui navi in navigazione in acque territoriali italiane o aerei in volo sullo spazio aereo nazionale segnalino casi sospetti di malattie infettive a bordo – si legge nella circolare – saranno attivate le normali procedure si profilassi internazionale da parte degli Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera (USMAF), che attiveranno contestualmente il protocollo centrale in parola“. Dopo la valutazione e la classificazione del caso in questione “secondo i criteri riportati nel presente documento, – scrive il ministero della Salute – il medico o la struttura sanitaria locale dovrà darne tempestiva comunicazione, oltre che ai competenti servizi locali e regionali, al Ministero della Salute che coordinerà le eventuali attività operative sovra-regionali, per facilitare la diagnosi finale ed il trattamento del paziente, la tutela degli operatori sanitari e della collettività“.

COME RICONOSCERE EBOLA

Febbre improvvisa, indebolimento muscolare, dolori diffusi, inappetenza, mal di stomaco, mal di testa, mal di gola e poi, vomito, diarrea fino ad arrivare a fenomeni emorragici al sesto settimo giorno di infezione. Sono alcuni dei sintomi elencati nel documento della Salute, in cui si specifica, però che tale infezione “può essere confermata solo attraverso test virologici“.

INCUBAZIONE

Il periodo di incubazione è mediamente di 8-10 giorni con un range di 2-21 giorni. Al momento non è possibile identificate i pazienti infetti durante il periodo di incubazione (ovvero prima dell’inizio dei sintomi), neanche con i test molecolari“. Tuttavia, durante tale periodo, in cui la malattia non si manifesta, “le persone non sono considerate a rischio di trasmettere l’infezione“, dunque nessun contagio.

COME SI TRASMETTE

Non è possibile contrarre Ebola per via aerea – si legge nella circolare – mentre la trasmissione può avvenire per contatto diretto “con sangue o altri liquidi/materiali biologici, quali saliva, feci, vomito, sperma, incluse le secrezioni salivari” e per contatto indiretto, ossia “con oggetti contaminati con sangue o altri liquidi biologici (ad esempio aghi)“.
A seconda della fase della malattia in cui ci si trova, le probabilità di trasmettere l’infezione possono cambiare: nella prima fase il rischio è basso, mentre aumenta considerevolmente con il presentarsi dei fenomeni emorragici e rimane molto elevato anche dopo la morte. “Per questo motivo le precauzioni di isolamento raccomandate sono incrementate in relazione alla fase del percorso assistenziale, in ragione della valutazione del rischio (cioè probabilità che il paziente sia stato effettivamente esposto ad un malato di Ebola, stadio e decorso clinico della malattia)“.


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