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Foggia e Capitanata, non solo Tremiti e Padre Pio. Viaggio nel Sud sviluppista/2

Abitualmente in Italia, e in particolare nel Meridione, negli ultimi anni di recessione l’attenzione dei media si è concentrata sulle aree di crisi o su imprese, soprattutto di grandi dimensioni, interessate da ristrutturazioni, esuberi occupazionali o da vicende giudiziarie come quelle dell’Ilva di Taranto.

Non hanno fatto notizia invece zone, come ad esempio quella di Foggia e della Capitanata – notissima peraltro per la vocazione turistica del Gargano e delle Isole Tremiti e per il culto universalmente praticato di San Padre Pio – ove, pur non mancando diverse criticità settoriali e aziendali, l’apparato di produzione manifatturiera ha conosciuto nell’ultimo quinquennio non solo nuovi insediamenti di rilievo – come quello del più grande conservificio di pomodoro d’Europa, con quasi 1.000 stagionali, inaugurato nel 2009 dalla salernitana AR e poi rilevato dall’inglese Princes, controllata a sua volta dalla Mitsubishi – ma anche il rilancio dei grandi stabilimenti meccanici della FPT-Gruppo Fiat con 1.700 addetti e della Alenia Aermacchi con poco più di 900 occupati. Nel primo si producono motori diesel veloci, mentre nel secondo, un centro di eccellenza del Gruppo aeronautico per lavorazioni in fibre di carbonio, si costruiscono fra l’altro i piani di coda orizzontali del 787 Dreamliner della Boeing, due sezioni della cui fusoliera vengono prodotte nell’altro grande impianto della stessa società a Grottaglie (Ta). Alla conservazione del pomodoro – che utilizza barattoli fabbricati nello stesso sito – la Princes, leader nel Regno Unito nel comparto, sta aggiungendo quella dei legumi con nuova occupazione. A tale stabilimento si affianca il conservificio dei produttori locali della Futuragri, di dimensioni però più contenute.

Ma l’area industriale del capoluogo vanta anche altre presenze di rilievo come il grande pastificio della Barilla, la fabbrica di quadri elettrici della ravennate Tozzi e la Friul Sedie Sud, mentre fuori dall’agglomerato del Consorzio Asi, ma all’interno della città, operano da decenni l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato con 300 unità, rilanciato negli ultimi anni, le imponenti e moderne Officine riparazioni delle Ferrovie dello Stato, anch’esse con 300 addetti, e lo storico pastificio con annesso molino del gruppo locale Tamma. Sempre su Foggia è in esercizio il moderno biscottificio industriale della D’Onofrio (marchio Doemi). Presenti in provincia anche allevamenti di ‘pollo campese’ della Amadori con una struttura di macellazione.

Ma anche altri centri della Capitanata – che storicamente è una delle aree agricole più ricche d’Italia, almeno per produzioni di base come grano duro, vino, olive, ortaggi – ospitano impianti di trasformazione che li valorizzano. A Cerignola nel Basso Tavoliere, fra le zone più fertili della Puglia, interessata negli scorsi decenni da vasti interventi irrigui, spiccano le industrie conserviere di medie dimensioni Iposea, Masiello, Fattoria Valentino e Iaculli che trattano olive da tavola e ortaggi, mentre nella vicina San Ferdinando di Puglia – ora facente parte della sesta provincia pugliese di Barletta-Andria-Trani – opera il Conservificio dauno, specializzato nella lavorazione di carciofini sott’olio; a Manfredonia l’azienda lattiero-casearia Silac lavora latte prodotto da una zootecnia cresciuta nel territorio nell’ultimo ventennio. Affermata ormai da tempo anche la Cordisco di San Paolo Civitate con prodotti lattiero-caseari e oleari. Le numerose e rinomate cantine locali, fra le quali spiccano quella cooperativa di San Severo e la Torre Quarto di Cerignola esportano ormai da tempo le loro etichette più famose.

Nel comparto delle rinnovabili la Capitanata vanta un primato nazionale, essendo la provincia con la più elevata concentrazione d’Italia di impianti eolici, mentre le due centrali a turbogas dell’Edison a Candela (380 Mw) e della En.Plus a San Severo (400 Mw), costruite nell’ultimo decennio, arricchiscono la capacità di generazione insediata localmente. Intorno al sito di generazione della Edison, il Gruppo floricolo pugliese Ciccolella, uno dei maggiori al mondo e quotato alla Borsa di Milano, ha creato serre per la produzione di piani ornamentali al fine di utilizzare il calore della centrale, dando lavoro ad oltre cento lavoratrici.

A Manfredonia – ove, dismessa l’Enichem nel 1995, venne promosso dal 1° Governo Prodi il ‘contratto d’area’ che aveva contribuito a reindustrializzarla – nel corso degli anni molte fabbriche, allora insediate da imprenditori provenienti dal Nord, hanno chiuso travolte dalla crisi, mentre resiste il grande impianto della veneta Sangalli Vetro nella quale è entrato capitale russo della GlassWall.

Altra zona di rilievo dell’industria provinciale è il comprensorio estrattivo di Apricena-Poggio Imperiale ai piedi del Gargano, uno dei più vasti d’Italia con materiali litici destinati in prevalenza all’esportazione. Nell’area di Margherita di Savoia – oggi però facente parte anch’essa della Bat – sono in produzione le più grandi saline d’Italia. Anche l’edilizia è sviluppata in provincia: fra gli operatori del settore spiccano le imprese di Michele Perrone e di Eliseo Zanasi di Foggia. Prosegue invece la produzione di laterizi in piccole e medie imprese a Lucera. Nella logistica spicca la Lotras che gestisce un terminal multimodale di 6 km nell’area di Foggia, mentre è attiva da anni l’Alidaunia per collegamenti elicotteristici con le Tremiti. Nuovi investimenti inoltre sono annunciati dalla Biochemtex del Gruppo Mossi&Ghisolfi a Manfredonia per la produzione di bioetanolo, e da Enterra controllata dalla francese Belenenergia nel vecchio zuccherificio dell’Eridania di Rignano Scalo, a pochi chilometri da Foggia, per costruirvi una centrale a biomasse ‘a filiera corta’. La Capitanata pertanto, pur essendo già un punto di forza dell’industria aeronautica, dell’automotive, dell’agroalimentare e delle energie rinnovabili nel Sud, presenta notevoli potenzialità per contribuire ad una sua ulteriore espansione nel medio e lungo periodo.

 Federico Pirro – Università di Bari – Centro Studi Confindustria Puglia


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