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Il Corriere della Sera e il futuro dei giornali visti da Mieli e Scott Jovane

L’universo dell’editoria è riuscito a capire e intercettare la rivoluzione tecnologica? E c’è lo spazio per le testate giornalistiche cartacee nel panorama mediatico del futuro?

Sono gli interrogativi al centro del convegno “Dove va l’editoria. I conti con il futuro”, promosso oggi dall’Università Luiss “Guido Carli” di Roma guidato dal direttore generale Gianni Lo Storto. Il convegno ha animato un confronto tra gli studenti dell’ateneo capitolino e due protagonisti di spicco dell’industria culturale-informativa.

Le testate in pole position nella sfida del Web

Il primo è Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Rcs MediaGroup, azienda editrice di grandi quotidiani come Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport oltre che di settimanali del calibro di Oggi.

Testate che insieme a Repubblica e Sole 24 Ore sono in rampa di lancio per la competizione nelle nuove frontiere telematiche del giornalismo. Perché, spiega il manager, in Rete non basta l’approfondimento delle notizie pubblicate sulla testata cartacea. Ma è necessario creare e rendere pubblici contenuti informativi di ogni tipo in una prospettiva multimediale.

Un salto culturale

L’ad di Rizzoli ritiene che gli operatori mediatici devono comprendere il valore della relazione e della comunicazione, sapere suscitare dibattiti e confronti attorno a ogni analisi giornalistica: “Utilizzare il Web in forma innovativa e arrivare al lettore nel modo più diretto, fornendo news in tutti i canali dallo smartphone al video, può rendere indipendente e forte il proprio gruppo. Salvaguardando e rilanciando l’idea stessa di giornale”.

Bilanciare la tassazione su libri ed e-book

Ma per promuovere tale processo bisogna mettere in campo iniziative politiche-legislative adeguate alla rivoluzione telematica. Evidente nel passaggio dalla lettura cartacea a quella su un dispositivo elettronico.

Scott Jovane pensa che un taglio dell’Iva per gli e-book – oggi al 21 per cento rispetto al 4 previsto per i libri tradizionali – possa incoraggiare l’investimento e il consumo in campo culturale. “La cultura digitale – rimarca – almeno per un breve periodo va protetta. Anche perché la Rete rende tutti i lettori di contenuti potenziali autori e scrittori”.

Giornali come imprese

Consapevole che nel mondo dell’editoria la strada da intraprendere è rivolgersi direttamente ai lettori di ultima generazione anziché impartire lezioni cattedratiche è l’altro protagonista del confronto, il presidente di Rcs Libri Paolo Mieli, già direttore del Corriere della Sera.

A suo giudizio l’efficacia degli organi di informazione è legata alla mancanza di dipendenza dal potere. Il che si traduce nella capacità di creare ricchezza e valore economico in modo autonomo. Tanto più nello scenario di graduale riduzione dei finanziamenti pubblici all’editoria giornalistica frutto delle scelte – ancorché contraddittorie – degli ultimi governi.

È questa, rileva l’ex direttore del Corriere, la via di successo percorsa dalle “radio e tv libere” sorte negli anni Settanta: “E l’unico modo per garantire un’informazione autentica e di buon livello”.

Le carenze della Rete

Mieli, seppure sollecitato, non chiarisce se l’impronta pungente e aggressiva conferita specie nelle ultime settimane al principale quotidiano del nostro paese dal suo successore Ferruccio de Bortoli rappresenti un giornalismo di qualità.

Si limita a precisare come fino a oggi Internet non abbia provocato nessun terremoto né grande caso a livello istituzionale: “La Rete resta per ora uno straordinario strumento per mobilitare iniziative su larga scala: la campagna presidenziale di Barack Obama, la nascita e lo sviluppo della Primavera araba, le manifestazioni pro-democrazia a Hong Kong. Ma il potere politico non ne è stato rivoluzionato, al contrario di quanto sono riuscite a ottenere grandi campagne dei giornali cartacei”.

Il caso emblematico dei Cinque Stelle

Ragionamento valido per il fenomeno politico italiano più legato alla rivoluzione telematica: l’ascesa e l’exploit elettorale di Beppe Grillo e del Movimento Cinque Stelle. Favorito agli occhi dello storico dalla facilità ed efficacia del Web: “Strumento che però non è stato altrettanto adeguato nel promuovere strategie costruttive e proposte di legge convincenti da parte dei parlamentari penta-stellati”.

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