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Il Mezzogiorno, fabbrica di salute. Viaggio nel sud sviluppista/5

Nella scorsa primavera si svolse a Bari presso lo stabilimento della multinazionale farmaceutica Merck Serono una giornata del programma nazionale di eventi organizzato da Farmindustria sul tema: “Produzione di valore. L’industria del farmaco: un patrimonio che l’Italia non può perdere”. Alla presenza del Presidente dell’Associazione Massimo Scaccabarozzi e di amministratori, sindacalisti, docenti universitari, imprenditori e manager delle aziende del comparto – fra cui Karl Kley, ceo della Merck e Arturo Zanni amministratore delegato della Sanofi Italia – furono presentati i dati di sintesi che lo caratterizzano nel nostro Paese: 174 fabbriche con 62.300 addetti diretti – il 90% dei quali laureati e diplomati – più altri 60mila nell’indotto; 6mila occupati nella R&S, 28 miliardi di euro di produzione con un 70% destinato all’export, una crescita di quest’ultimo del 65% negli ultimi cinque anni, rispetto al + 7% della media dell’intera industria manifatturiera nazionale. Al termine dell’incontro il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, in visita ad altre aziende industriali della provincia, portò il saluto del Governo, assicurando la sua massima attenzione per le eccellenze del comparto.

Un settore strategico, dunque, quello farmaceutico che vede l’Italia al 2° posto in Europa alle spalle della Germania per valore assoluto della produzione: un comparto ad elevata produttività su cui puntare per far ripartire l’industria italiana, soprattutto quella high-tech.

Ma uno dei dati più rilevanti emersi dalla panoramica offerta per l’occasione dai relatori riguardò la significativa presenza della farmaceutica anche nell’Italia meridionale. Dall’Abruzzo alla Campania, dalla Puglia alla Sicilia, sono numerosi infatti gli stabilimenti sia di multinazionali sia di imprenditori locali: siti di assoluto rilievo anche a livello internazionale per valore delle produzioni, numero di addetti e volumi di esportazioni.

In Abruzzo – ove si contano in totale 2.305 addetti al comparto – a L’Aquila la multinazionale francese Sanofi ha uno stabilimento con 350 occupati ed un secondo lo ha in esercizio a Brindisi con 240 persone, interessato negli ultimi anni da massicci investimenti incentivati da due contratti di programma della Regione Puglia, il 1° per 20,3 milioni, di cui 5,3 milioni di risorse pubbliche, e il 2° di 29,8 milioni, con 8,2 di incentivi. La multinazionale tedesca Merck Serono ha un impianto nella zona industriale di Bari con 160 occupati, che sarà interessato da un nuovo investimento di 49,3 milioni, di cui 11,2 di parte pubblica. Altri aziende farmaceutiche in Puglia fanno capo a imprenditoria locale come la Farmalabor di Canosa (Ba) e la Lachifarma di Zollino (Le), mentre la provincia di Bari nel 2012 ha esportato beni del settore per 1,2 miliardi di euro – prima voce in assoluto dell’export provinciale – collocandosi così al 4° posto fra le province italiane per vendite all’estero di prodotti farmaceutici dopo Latina, Milano e Frosinone. Ma anche la provincia di Napoli – ove si segnala il grande stabilimento della Novartis a Torre Annunziata con circa 413 occupati – ha esportato nel 2012 prodotti farmaceutici per 829 milioni. Anche la Sicilia vanta una presenza rilevante di aziende del settore, in particolare a Catania ove opera un grande stabilimento della multinazionale Pfizer con 750 occupati ed uno della Sifi, specializzata in prodotti per patologie oculari con 383 addetti; anche la provincia etnea nel 2012 ha esportato beni del comparto per 254 milioni.

Ma se quelle appena citate sono nel Sud le multinazionali maggiori, non mancano nelle stesse aree o in territori contigui altre industrie farmaceutiche, come ad esempio la Angelini e la Dompé a L’Aquila, la Pierrel a Capua (Ce), la Pr Chimica a Galatina nel Leccese: tutte aziende, come quelle più rinomate, con processi produttivi tecnologicamente molto avanzati, alcune delle quali forniscono i principi attivi per successive produzioni farmaceutiche in altri siti degli stessi gruppi o di industrie diverse.

E’ opportuno rilevare inoltre che soprattutto gli stabilimenti maggiori e le holding cui fanno capo hanno stabilito da anni proficui rapporti di collaborazioni con Università del Sud, loro laboratori di ricerca e corsi di laurea in scienze e tecnologie farmaceutiche e biotecnologie, fra i quali si segnalano quelli del Dipartimento di farmacia dell’Ateneo barese diretto dal prof. Roberto Perrone, che fra l’altro ha dato vita ad uno spin-off, in cui ha messo a punto un kit per la diagnosi precoce dell’Alzheimer.

Anche nel comparto della farmaceutica, dunque, il Mezzogiorno vanta nel suo tessuto manifatturiero presenze di multinazionali e di industrie meridionali che assicurano occupazione qualificata e rilevanti volumi di esportazione.

Federico Pirro – Università di Bari – Centro Studi Confindustria Puglia


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