Ma a Bruxelles che idea hanno della democrazia e del rapporto tra Stati ed istituzioni comunitarie?
La domanda è più che legittima a fronte della reazione irrituale di Barroso, presidente uscente della Commissione europea, all’iniziativa del premier Renzi che ha giustamente divulgato il contenuto della lettera con la quale gli si chiedevano “chiarimenti” sulla legge di stabilità imponendogli di rispondere entro ventiquattr’ore. Secondo Barroso, Katainen e compagnia di “sorveglianza”, il contenuto della missiva doveva rimanere segreto. In ossequio a quale principio non è dato sapere, mentre si comprende benissimo la logica che ha ispirato la discutibile “bacchettata”: quella di tenere al riparo la Commissione da ulteriori delegittimazioni popolari che si è abbondantemente guadagnata negli ultimi anni proprio a causa degli atteggiamenti autocratici dei suoi componenti.
Quando gli attacchi alle sovranità degli Stati e dei governi sono così evidenti e sconsiderati è naturale che ci si debba attendere una replica come quella che Renzi ha ritenuto di fare. Si dirà che non basta, ed è sicuramente così, ma è pur sempre un sussulto di dignità nazionale di fronte alle intemerate di oligarchi che reputano l’Europa “cosa loro”. Che poi la reprimenda venga da un Barroso della cui decennale occupazione della poltrona presidenziale resterà ben poco di rimarchevole, come è stato notato nei giorni scorsi da politico europei e registrato da numerosi autorevoli giornali, non sappiamo se considerarla più grottesca o malinconica.
Se questa sua ultima uscita prelude al “lancio” della sua candidatura alle presidenziali portoghesi, Barroso ha certamente sbagliato tempi e modi. Anche nel suo Paese lo si ritiene tra i responsabili di un esercizio del potere alquanto discutibile nell’esercizio di una carica che avrebbe dovuto essere più equilibrato.
Comunque sia, Jean-Claude Juncker, successore di Barroso, ed i suoi commissari speriamo si rendano conto che il compito primario della Commissione è quello di concertare ed armonizzare le politiche comunitarie piuttosto che giudicare, con la pretesa peraltro della segretezza, atti “sovrani” che possono pure essere discussi, ma non respinti al mittente come se i governi ed i parlamenti che rappresentano i popoli non contassero assolutamente niente.
Ci aspettiamo che Renzi, unitamente ad altri leader europei, ponga al più presto il tema della governance dell’Unione, come tutti si aspettano, prima che le istituzioni comunitarie deflagrino sotto il peso delle critiche quotidiane che alimentano la diffidenza della gente nei confronti di questa Europa percepita come estranea, quando non “nemica”.