Nessuna rassegnazione alla mancanza di alternative al “partito unico dell’attuale Parlamento”. Bocciatura di tutte le élite istituzionali. Apertura di un confronto a tutto campo con le forze vive dell’opinione pubblica alla ricerca di un nuovo protagonismo politico-elettorale.
Con questi temi e idee-forza si presenta l’iniziativa-laboratorio “Verso un Partito della gente”, promossa ieri dall’ex presidente di Coldiretti Sergio Marini all’Auditorium Michelangelo della Domus Pacis di Roma.
Radici cattoliche per una politica partecipata
Frutto dell’adesione di oltre 90 associazioni che trovano una matrice condivisa nel richiamo alla Dottrina sociale della Chiesa cattolica, la nuova formazione rifiuta “la politica barocca e autoreferenziale, tutta slogan e ipocrisia, confezionata come un bene di lusso e lontana dalla gente”.
La sua aspirazione è “creare uno spazio partecipato da tutti per discutere insieme come riprenderci l’Italia e recuperare la sovranità popolare”. Parole d’ordine che si traducono nella volontà di “abbattere il totem del ‘partito del premier’ privo di visione e ostile alla res pubblica”. E nell’aspirazione a costruire un “partito-comunità, programmatico, partecipato e radicato nel territorio”.
L’adesione dell’universo ex Dc
Era inevitabile che l’appello coinvolgesse i pianeti e satelliti frammentati della galassia post-democristiana. Rappresentata dal segretario dei Cristiano-democratici uniti Mario Tassone, dal presidente dell’Associazione Democrazia Cristiana Gianni Fontana, da Ettore Bonalberti, Ivo Tarolli, Giuseppe Gargani e Potito Salatto, Maurizio Eufemi, Natale Forlani, già portavoce del Forum persone e associazioni di ispirazione cattolica nel lavoro che partecipava a titolo personale.
Mondo che due anni fa provò a dare vita a un partito con gli incontri di Todi e ora risponde alla “chiamata” per i cittadini cui Marini lavora da più di un anno con la sua fondazione “Italia Sostenibile per azioni”.
L’avversione all’austerità
A riprova del carattere aperto dell’iniziativa è la partecipazione, oltre che dell’ex conduttore del Tg1 Marco Ravaglioli, dell’economista keynesiano Antonino Galloni e del suo collega Gustavo Piga. Promotore, quest’ultimo, della raccolta firme per i referendum contro l’applicazione dell’austerità finanziaria nel nostro paese non andata a buon fine.
Sotto l’apparenza il nulla
L’ex presidente di Coldiretti parte da un giudizio impietoso sui risultati del governo guidato da Matteo Renzi. A partire da una riforma del lavoro “iniziata premendo sul tasto sbagliato dall’Articolo 18 per trovare un nemico anziché promuovere domanda interna e ripresa produttiva”.
Puntando il dito contro la “politica di Vanna Marchi e dei fuochi d’artificio”, l’animatore del “Partito della gente” punta a smascherare l’immobilismo del Parlamento sulle riforme.
Riforme illusorie
Dal meccanismo di voto “ancora in stallo” alla revisione del ruolo del Senato “che non ridurrà i costi e aumenterà i conflitti parlamentari e istituzionali, salvo rimuovere la facoltà di votare i nostri rappresentanti”.
Dal provvedimento fiscale degli 80 euro “che si è risolto in maggiori risparmi anziché nell’aumento dei consumi”, al progetto di trasferire il Tfr in busta paga “che produrrà lo stesso effetto”.
Dalla rinuncia a ogni flessibilità nell’applicazione dei parametri di bilancio in Europa, alla campagna intrapresa da Palazzo Chigi per Lady Pesc anziché per un responsabile economico di peso nell’Ue.
Sforare i vincoli del Fiscal Compact
La strada da privilegiare, rimarca Marini, è promuovere lo sforamento del rapporto del 3 per cento tra deficit e Pil arrivando al 4 per cento per 4-5 anni: “Così possiamo reperire le risorse pubbliche necessarie per investimenti essenziali in grado di rimettere in moto consumi e produzione. Puntando sulle ricchezze e peculiarità nazionali – arte, cultura, turismo, socialità, innovazione su beni immateriali – anziché su un’industria pesante che ferisce il territorio e la natura”.
Evitare l’isolamento
Gli artefici dell’iniziativa sono consapevoli che nelle istituzioni dell’Italia della terza Repubblica vi è uno spazio esiguo per tutte le forze intermedie – cattoliche, laiche e riformiste – protagoniste della ricostruzione post-bellica.
Per non rassegnarsi al “regime degli uomini soli al comando” e rilanciare “il pluralismo partitico e sociale”, è pertanto doveroso ricercare alleanze. Ma quali?
Le affinità potenziali con Passera e Costituente popolare
La forte impronta polemica contro il premier è un fattore che avvicina il nuovo movimento a Italia Unica di Corrado Passera. Figura che nel passato ha coltivato molti contatti con Marini in vista di un progetto politico al di fuori dei poli egemoni. E indiscrezioni accreditano comunque buoni rapporti tuttora fra Passera e Marini.
Un altro interlocutore potenziale potrebbe essere rappresentato dalla Costituente popolare cui lavorano da tempo Nuovo Centro-destra, Unione di Centro, Popolari per l’Italia e la componente moderata di Scelta Civica.
Nessun rapporto con centro-destra e centro-sinistra
La risposta, almeno verso una delle due sponde, giunge dalle parole dell’ex leader di Coldiretti con parole inequivocabili. “Non nutriamo fiducia nelle classi dirigenti e nelle oligarchie partitiche già presenti nelle istituzioni, che hanno offerto pessima prova di sé”.
La bocciatura è netta verso tutte le sigle dell’attuale centro-destra in rivolgimento, così come verso il Partito democratico. E nessun confine culturale viene previsto per la nuova formazione. La quale non sarà collocata nel recinto esclusivo della famiglia popolare europea.
Una presenza eloquente
La priorità, ribadisce Marini, è l’apertura al confronto e all’ascolto nei confronti di tutte le persone e realtà associative – esterne al Parlamento – interessate al progetto. Compresa Italia Unica, ma senza corsie preferenziali.
Tuttavia potrebbe essere la “creatura politica” dell’ex ministro per lo Sviluppo economico il primo compagno di viaggio del “Partito della gente”. Lo rivela, più di ogni ragionamento, la presenza in platea del coordinatore di Italia Unica Lelio Alfonso.