Alluvione a Genova: la colpa è anche del sindaco che non ha dato seguito alla sentenza del Tar per i lavori? Il ping pong di responsabilità a cui si è assistito nei talk show televisivi ha un preciso punto di partenza corroborato da fatti e decisioni amministrative? Primo passo, per ragionare a mente fredda sulle cause della mancanza di prevenzione, è nell’atteggiamento iper prudente e burocratico degli amministratori, dice a Formiche.net Matteo Indice, giornalista del Secolo XIX, protagonista di numerose inchieste sulle alluvioni nel capoluogo ligure.
RESPONSABILITA’
Il sindaco Marco Doria è finito al centro delle critiche per non aver dato seguito alla sentenza del Tar per i lavori. La responsabilità politica è nell’atteggiamento del commissario straordinario, spiega Indice. Il Tar, ricostruisce il cronista del quotidiano ligure, ha dato un verdetto nel luglio scorso: l’assegnazione originaria dei lavori era regolare. “A quel punto i lavori potevano essere assegnati, ma né il commissario straordinario all’emergenza, che era il presidente della Regione, né il sindaco Doria si mossero”. Ma se anche fossero stati assegnati i lavori, “è chiaro che non ci sarebbe stato il tempo materiale di eseguirli”.
BUROCRAZIA
Tuttavia il fatto che entrambi gli amministratori in questione non li abbiano affidati è sintomatico di una sorta di “ossessione per la prudenza burocratica da parte delle autorità politiche”. Sindaco e Governatore quindi hanno “preferito pararsi davanti a ipotesi di future richieste di risarcimento” da parte di aziende che potevano presentare un ricorso al Consiglio di Stato, piuttosto che “forzare la mano” e affidare i lavori in questione.
PRIORITA’
“Se anche pendessero dei ricorsi al Tar, la stessa emergenzialità di quell’opera e la straordinarietà di quella vertenza avrebbero dovuto spostare il discorso su altri campi” osserva il cronista. E’ la ragione per cui viene smentita la tesi sostenuta dagli amministratori locali, ovvero che non hanno affidato i cantieri perché temevano ulteriori ricorsi e risarcimenti. “E’ come se si ammettesse implicitamente di aver gestito un’opera straordinaria e necessaria al fine di prevenire un’emergenza pericolosissima, ma in modo ordinario. Quando invece non è quello il modo di gestire una pratica che comune non è”, visto e considerato che di alluvioni ve ne sono state altre negli scorsi anni, tali da far diventare la zona la quinta d’Italia per emergenze idrogeologiche.
IL VERO SCANDALO
Il vero scandalo quindi risiede nella burocrazia e nella cattiva amministrazione che hanno giocato un ruolo decisivo e deleterio. Secondo Indice, “tecnicamente l’atteggiamento dei commissari e degli enti locali è stato formalmente inappuntabile per via dei ricorsi pendenti, ma nei fatti si sono dimenticati del loro ruolo appunto straordinario, dato dall’emergenza”. Per cui nel momento in cui hanno compreso che i tempi sarebbero sfuggiti loro di mano “lì sarebbero dovuti intervenire sul terreno politico e dire: più tempo perdiamo, più altri abitanti di Genova rischiano di morire travolti da una piena”.
LA GAFFE CLAMOROSA DI DORIA
Una frase emblematica, racconta Indice, l’ha pronunciata proprio il sindaco Doria, compiendo una gaffe clamorosa. Lo scorso 24 settembre durante un’intervista circa i tempi lunghi per la messa in sicurezza del torrente poi esondato, disse: “I soldi ci sono, i cantieri si potrebbero aprire, ma tutto è fermo per un processo al Tar”. In realtà, il tribunale amministrativo si era già pronunciato da più di due mesi: “Ciò dà l’idea – dice il cronista del Secolo XIX – di come la burocrazia sia diventata una sorta di alibi per gli amministratori locali per disinteressarsi completamente della situazione oggettiva”.
LA POLEMICA TRA BURLANDO E SANSA
Non poteva mancare lo scambio di accuse fra amministratori, come oggi fanno su La Stampa Claudio Burlando e Adriano Sansa. Quest’ultimo, ex sindaco di Genova, accusa: “Tirano in ballo me per colpire mio figlio in corsa alle regionali” (Ferruccio, giornalista del Fatto Quotidiano, ndr). Burlando “non la racconta giusta – sottolinea Indice – quando addebita a Sansa di aver fatto tramontare la realizzazione dell’opera idraulica sul Ferregiano, quell’opera non si fece perché Burlando fu arrestato per presunte tangenti”. Quanto a Sansa, mentre una città viene travolta da un “qualcosa di così doloroso a tre anni da un’altra alluvione che fece quattro morti, e a quattro anni da un altro episodio, credo che chiunque abbia una responsabilità politica farebbe bene ad evitare polemiche di natura pseudo-elettorale”.
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