Quanto incide lo stallo digitale del nostro Paese su economia e turismo? Troppo, secondo il deputato del pd Sergio Boccadutri che, oltre a porre il quesito sul suo profilo Twitter nel bel mezzo della Leopolda, la settimana scorsa ha presentato alla Camera una proposta di legge per rendere libero (e pure obbligatorio) il wi-fi nei luoghi pubblici.
Indagine sul #wifi gratuito in oltre 250k #hotel nel mondo. L'Italia al palo, quanto incide su economia del turismo? pic.twitter.com/x7RUHZXGQR
— Sergio Boccadutri (@boccadutri) 26 Ottobre 2014
STALLO DIGITALE
Da anni forme di identificazione astruse ne hanno frenato la diffusione, ma il sogno del wi-fi libero sta trovando adesso grande consenso nelle stanze della politica. Sono infatti più di un centinaio i deputati firmatari della proposta di legge denominata “Disposizioni per la diffusione dell’acceso alla rete internet mediante connessione senza fili”, presentata da Boccadutri e cofirmata da Enza Bruno Bossio (Pd), Ernesto Carbone (Pd), Alberto Losacco (Pd) e Gennaro Migliore (ex Sel, ora Led, presente alla Leopolda 5); tutti parlamentari più o meno renziani.
A CHI SI RIVOLGE LA PROPOSTA
Secondo la proposta, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge tutti gli esercizi commerciali, le associazioni culturali aperte al pubblico, i taxi, gli esercenti attività di noleggio con conducente, i bus privati, i treni e gli aerei registrati in Italia avranno l’obbligo di dotarsi di collegamento alla rete internet e di renderla disponibile tramite tecnologia wireless a titolo gratuito e senza necessità di utilizzare credenziali di accesso e password.
Entro la stessa data di scadenza gli uffici pubblici, gli uffici degli esercenti un pubblico servizio, i tribunali, gli ospedali, i porti e gli aeroporti dovranno garantire il collegamento alla rete internet in almeno due aree.
GLI ESENTI
Ad essere esentati da questo obbligo saranno “gli esercizi commerciali, le associazioni culturali e gli uffici pubblici con una superficie inferiore ai 100 metri quadri, nonché gli esercizi commerciali e le associazioni culturali con un organico inferiore ai due dipendenti”.
CHI PAGA
La proposta prevede l’istituzione nello stato di previsione della spesa del Ministero dello sviluppo economico di un fondo di due milioni per gli anni 2017, 2018 e 2019 per il sostegno all’installazione del collegamento alla rete internet nei mezzi di trasporto pubblico e un altro fondi di un milione di euro per il sostegno alla diffusione di router e di modem wireless.
Nessuna agevolazione invece sembra essere prevista per i costi della banda larga che gli obbligati dovranno sostenere.
LE SANZIONI
A vigilare saranno i comuni e l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che agirebbe anche sulla base delle segnalazioni provenienti dai privati cittadini, con la possibilità d’irrogare direttamente sanzioni nei confronti degli esercenti che non si adegueranno alla nuova legge. Ai soggetti inadempienti saranno recapitate multe fino a 5 mila euro, con l’esclusione degli esercenti l’attività di trasporto di persone.
PRIME REAZIONI
La proposta di legge è stata percepita come una scossa per superare lo stallo digitale del nostro Paese ma non sono mancate correzioni di rotta e polemiche.
“Bisogna dirsi francamente che senza una connessione a Internet, nella società dell’informazione, non si può essere cittadini digitali e, quindi, non si può essere cittadini”, ha scritto l’avvocato e blogger Guido Scorza che, seppur nella sostanza abbia dichiarato di condividere l’iniziativa dei deputati firmatari, ha messo nero su bianco alcune possibili modifiche. Scorza ha ritenuto ad esempio eccessiva l’estensione dell’obbligo a tutti i gestori di esercizi commerciali anche diversi dai pubblici esercizi: “Perché non ci si ferma a leggere il giornale, consultare la posta o richiedere un certificato alla pubblica amministrazione dal salumiere o dal meccanico”, ha scritto in un post.
Da non trascurare è inoltre il problema rappresentato dai contratti con gli operatori di telecomunicazione: “Nella più parte dei casi vietano espressamente al loro utente – il gestore dell’esercizio pubblico – la condivisione delle risorse di connettività con terzi ovvero con la clientela e gli utenti”, scrive Scorza.
Infine la questione più spinosa, quella dell’identificazione dei clienti ed utenti che utilizzano la connessione: “Il testo del disegno di legge, allo Stato, vieta ai gestori dei pubblici esercizi ogni forma di identificazione. Si tratta però di una previsione che ha per presupposto che la legge esenti i gestori da ogni responsabilità connessa all’utilizzo delle proprie risorse di connettività”.
LA VOCE DI CONFCOMMERCIO
Fabio Fulvio, responsabile delle politiche di sviluppo di Confcommercio, intervistato da Italia Oggi, ha spostato il nodo del dibattito: “Siamo ben contenti che lo Stato pensi alla digitalizzazione dei cittadini, ma perché farlo con i soldi degli altri? L’Adsl costa, obblighino le compagnie telefoniche a farlo. No? Allora perché obbligare le altre imprese?”, si legge sul quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.
CORTOCIRCUITO LOGICO
A non capire come “lo Stato possa imporre ad aziende private di offrire un servizio di connessione a Internet gratuitamente alla propria clientela” è anche il blogger Massimo Mantellini. “La politica utilizza simili proposte per raccontare la propria presunta modernità, illude i cittadini di avvolgerli con ulteriori servizi gratuiti che ovviamente gratuiti non sono e che raccontano quasi sempre di soldi della collettività spesi male a fronte di servizi modestissimi”, si legge sul Post.
“Se la politica vuole davvero ampliare i diritti digitali dei cittadini si adoperi per mantenere la rete neutrale e il più libera possibile. Libera non significa gratuita, magari se lo ripetiamo mille volte alla fine qualcuno capirà”, sottolinea Mantellini ricordando come negli ultimi dieci anni il wi-fi da una semplice modalità di collegamento a Internet vietata per legge pretenda di diventare gratuita per legge.