Si ridimensiona l’impatto globale del virus Ebola, dopo settimane di allarmismi sui possibili rischi di pandemia mondiale. Restano, però, le gravi condizioni dei tre paesi africani maggiormente colpiti, ossia Sierra Leone, Liberia e Guinea, in cui i contagiati sarebbero circa tredicimila.
Il caso Ebola ha colpito vari continenti, anche se Europa, Stati Uniti e Australia solo marginalmente rispetto all’Africa. Ci si domanda, però, come si debbano affrontare le crisi sanitarie in un epoca così globalizzata. A questo si dedicherà la conferenza “Ebola e la nuova geopolitica della salute” organizzata da Formiche in collaborazione con ASERI e Mediolanum Farmaceutici e che si terrà a Milano il 10 novembre.
IL CONTINENTE AFRICANO
Malgrado gli allarmismi, al moneto i paesi più colpiti da Ebola sono Liberia, Sierra Leone e Guinea. Nigeria e Senegal dopo aver registrato dei casi nel loro territorio possono ormai essere classificati come “ebola free”, come riporta un articolo del Washington Post. Nella psicosi scattata nei mesi scorsi un ruolo importante è stato ricoperto da un’informazione scorretta su come avvenga il contagio e sulle possibilità che raggiungesse gli altri continenti.
LA RICERCA DEL VACCINO
La ricerca del vaccino per il virus Ebola coinvolge Europa, Asia e Stati Uniti, come spiegato su Formiche.net, malgrado al momento non sia ancora stato possibile rintracciarne uno definitivo. Non aiuta, però, l’impossibilità di lavorare su campioni di virus che potrebbero aiutare a capire come stia mutando nel tempo, divieto derivato dalle regole sul loro trasporto. Lo riferisce Reuters, dopo aver sentito 10 ricercatori di 8 diverse università degli Stati Uniti, i quali hanno sottolineato la necessità di poter mappare il virus nel suo mutamento per agire efficacemente.
GLI INVESTIMENTI ITALIANI
I passi dell’Italia per affrontare la crisi Ebola sono stati diversi. “La cooperazione ha avviato un programma di un importo complessivo iniziale di circa 1,7 milioni di euro, – ha dichiarato il sottosegretario agli Esteri Mauro Giro rispondendo a un’interrogazione alla Commissione esteri della Camera – articolato in due contributi: uno sull’Organizzazione mondiale della sanità per un valore di 440mila euro e un’iniziativa bilaterale di 1,2 milioni per il finanziamento delle attività condotte dalle ong italiane presenti nella regione (Cuamm, Msf, Emergency, Engim, Avsi, Coopi, Baobab, per un totale di 36 operatori umanitari italiani coinvolti) e l’invio di personale medico italiano proveniente dall’Istituto Spallanzani di Roma”. Poi c’è il contributo scientifico dell’Istituto chimico farmaceutico militare, Farmacia Centrale Militare, impegnato nella sperimentazione di un possibile vaccino contro il virus.