“Alcune uscite in un movimento politico sono fisiologiche, ma qui stiamo superando la soglia patologica. Questo è un chiaro segno della crisi dei 5 Stelle e di Beppe Grillo”. Il professor Paolo Becchi, docente di filosofia del diritto, considerato vicino al M5S (di cui è uscito da poco in libreria “Colpo di Stato permanente”, edito da Marsilio), guarda sconsolato agli ultimi tre parlamentari usciti – Vacciano, Simeone e Iannuzzi (in tutto sono 26) – mentre girano voci di altri dieci pronti a lasciare, e si istituisce un comitato di cui Becchi parla oggi sul Fatto Quotidiano.it.
Professor Becchi, che succede? Il Movimento si sta sgretolando?
Questi ultimi divorzi colpiscono perché i tre, con grande coerenza, si sono dimessi da parlamentari – anche se le dimissioni andranno votate dall’Aula – senza restare attaccati alla poltrona e cambiando gruppo. Le loro motivazioni sono condivisibili, come, ad esempio, il distacco del M5S dai principi originari e il venir meno dell’esercizio di democrazia diretta tramite la Rete. Il web è sempre più usato per ratificare decisioni prese dall’alto, come avviene per le espulsioni. Insomma, se ne vanno rivendicando una purezza che non c’è più.
Le critiche riguardano anche l’istituzione di un direttorio…
Certamente, una scelta che va contro lo statuto, che non prevede organi direttivi. Invece si sono scelte cinque persone per coordinare il lavoro dei parlamentari e dei rappresentanti locali. In teoria poteva anche essere un’idea giusta, ma i nomi dovevano essere scelti dalla Rete e non proposti da Grillo, con i militanti che potevano dire solo sì o no. E poi i cinque sono vengono tutti da Lazio e Campania, almeno si poteva diversificare.
Il movimento sembra aver esaurito la sua spinta.
Il problema è che la Rete non viene più usata come centro propulsivo, ma serve a ratificare decisioni già prese. E questo è il sintomo che ci troviamo in una fase critica. Lo stesso Grillo ha detto di essere un po’ stanchino. Il movimento però non può fare a meno di lui, né lui del movimento. Il rapporto è simbiotico. Nessuno può prevedere se si tratta di una crisi passeggera o di un declino inarrestabile. I motivi che hanno portato alla nascita dei 5 Stelle, comunque, ci sono ancora tutti. A partire dalla corruzione.
Sul fronte della protesta Grillo sta cedendo terreno a Salvini.
Il movimento non riesce più a canalizzare una protesta diffusa nel Paese che invece viene intercettata dalla Lega. Salvini ha compiuto il miracolo facendo rinascere il Carroccio dalle ceneri. Come dice Grillo, in politica ci vogliono parole chiare e guerriere. E queste parole ora appartengono a Salvini.
Forse, dopo la fase dell’opposizione, è mancata la fase della proposta.
Se in Parlamento stai all’opposizione, è giusto farla in maniera dura come la stanno facendo i nostri deputati e senatori. Semmai il problema è che non riusciamo a trasmettere all’opinione pubblica tutto quello che di buono stiamo facendo. Anche a causa del rapporto ondivago con la tv: andare, non andare, andarci solo un po’. Quando si prendono così tanti voti, non basta solo il blog per comunicare con i cittadini.
E tra poco si elegge il nuovo capo dello Stato…
Quella sarà la cartina di tornasole per il futuro del movimento.
Che faranno i Pentastellati?
A mio giudizio i 5 Stelle dovranno comportarsi come la volta precedente: indire le “quirinarie” in Rete, proporre alle altre forze politiche il nome uscito dalle consultazioni e poi, a prescindere dalla loro risposta, votare per quel nome, com’è accaduto con Rodotà. Senza accettare scambi o trattative di alcun tipo con il Pd. Insomma, no al metodo “Sciarra-Zaccaria”.
Lei chi vorrebbe al Colle?
Una persona di grande autorevolezza che sia al di fuori dei partiti.
Che giudizio dà dell’operato di Napolitano?
Ha fatto solo danni e ha tenuto il Paese bloccato. Napolitano ha fatto dell’eccezione la regola. Da Monti a Renzi, passando per Letta, nessuno dei tre ha ricevuto un vero e proprio mandato dagli elettori. E, nonostante questo, i problemi che l’Italia aveva prima ci sono anche oggi, se non di più. Inoltre non è un capo dello Stato di garanzia, ma di parte, che ha usato ogni occasione per attaccare e danneggiare l’M5S.