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Così Brunetta e Fiori vogliono rilanciare Forza Italia contro Renzi (Verdini permettendo…)

Alla fine si contano 25 pullman. Con l’auditorium del Divino Amore, a Roma, strapieno. Quasi duemila persone. Molte delle quali in piedi. Se i club di Marcello Fiori, coadiuvato da Renato Brunetta, volevano mandare un segnale all’interno di Forza Italia, ne hanno inviato uno pesante. Non è semplice far spostare tutta questa gente a metà settimana, in un giorno feriale, per partecipare alla manifestazione “SìAmo l’Italia”.

Truppe cammellate, certo. Provenienti in gran massa dal centro sud. Arrivate e subito dopo ripartire. Ma è questa kermesse alla periferia di Roma che Silvio Berlusconi ieri ha scelto come prima uscita pubblica del 2015. Occasione per riunire la corrente anti-renziana del partito azzurro che vede proprio in Brunetta uno dei suoi protagonisti. “Sono qui alla Camera a votare, ma col cuore sono lì con voi”, dice il capogruppo in collegamento telefonico. Anche il luogo non è scelto a caso, dato che questa zona della Capitale è considerata “l’Arcore di Brunetta”. Abita qui vicino ed è sempre in zona, da Ezio allo Scapicollo, che l’ex ministro ha organizzato la cena natalizia azzurra che tanti lamenti aveva provocato tra i parlamentari costretti a farsi un’ora di taxi per raggiungere il ristorante.

Un segnale preciso inviato alla corrente governativa, capitanata da Denis Verdini e Gianni Letta. Che fino all’ultimo hanno tentato di convincere l’ex Cavaliere a non partecipare. Sia per il timore che Berlusconi, preso dalla foga del comizio, potesse fare un’uscita fuori posto sul Quirinale, proprio nel giorno in cui Napolitano si è dimesso e i giochi si sono ufficialmente aperti. Sia per non dare fiato a chi vorrebbe rompere il patto del Nazareno e ricacciare Forza Italia dietro i sacchi di sabbia delle barricate, a fare opposizione dura.

Berlusconi accontenta entrambi. Scegliendo una linea soft sul Quirinale davanti a una platea che vorrebbe il sangue. “Dopo tre presidenti di parte ora vorremmo un capo dello Stato che sia di garanzia per tutti”, dice. Seguendo alla lettera i dettami di Letta e Verdini. Sul resto, però, si lascia andare. Attaccando il governo “che ci sta portando sull’orlo del baratro”. “Il job act non serve a nulla e gli 80 euro sono stati dati aumentando le tasse su casa e depositi bancari del ceto medio. L’unica soluzione è che torniamo a governare noi”, afferma. Mettendo in discussione addirittura il patto del Nazareno. “Ci costa molto caro in termini di voti. Ma, secondo gli ultimi sondaggi, siamo a meno di cinque punti dal centrosinistra. Se potrò tornare in campo vinciamo alla grande”, osserva tra le urla di giubilo.

La kermesse è stata un successo, dicono gli organizzatori. Con pochissimi big e molto popolo, anche se di una certa età. Ci sono consiglieri comunali e provinciali di piccoli comuni. E chi, magari, vorrebbe diventarlo. Una mano l’ha data anche Gianfranco Miccichè, che corre da una parte all’altra per far funzionare al meglio la macchina. Non ci riesce, perché molti restano in piedi e l’audio è pessimo. Tanti non sentono nulla e se ne lamentano a voce alta. Tra gli organizzatori anche Pasquale Calzetta e Andrea Di Maso. Quest’ultimo, blazer blu a doppio petto e abbronzatura d’ordinanza come i berlusconiani d’antan, è l’autore del pamphlet “Battito di libertà”, in vendita sui banchetti. C’è anche il “gazebo azzurro”, una struttura di nuove concezione ideata per sbaragliare i gazebi padani della Lega. E un angolo dove i militanti possono registrare video messaggi per Silvio.

I big mancano. Ma tra la folla spuntano l’editore di Libero Antonio Angelucci, il giornalista Arturo Diaconale, il consigliere comunale romano Davide Bordoni, l’ex Udc Luciano Ciocchetti. Mentre in prima fila, a fianco a Berlusconi, ci sono Osvaldo Napoli, Laura Ravetto e la portavoce del partito Deborah Bergamini.

“Siamo qui per fare buona politica. I club serviranno a rilanciare Forza Italia e a costruire la nuova classe dirigente del partito. E questa manifestazione non è costata neanche un euro a Fi”, esordisce Fiori. Non dice che la vecchia – quella che ha ridotto il partito sul lastrico – vada rottamata, ma lo pensa. Verdini, del resto, ha cercato di ostacolare in tutti i modi l’ascesa dei club. E infatti l’operazione finora è stata un flop. L’ex banchiere fiorentino ha chiesto la testa di Fiori, senza successo. E ora in suo aiuto è arrivato Brunetta. “E’ il momento di tornare a fare opposizione e di mandare a casa questo governo”, sostiene l’ex Cavaliere. Fiori poi porta sul palco la signora Jolanda, 92 anni, 580 euro di pensione e un figlio disoccupato a carico. E Berlusconi fa il ganassa: “Apriamo una sottoscrizione per aiutarla. Intanto io le regalo 20 mila euro”. Verdini, a piazza San Lorenzo in Lucina, tira un sospiro di sollievo. La trattativa sul Quirinale può continuare senza scossoni.


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