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Napolitano, negozi etno-chic e rischi trasteverini. Benvenuti al rione Monti

roma

Il Rione gli ha preparato una festa. Organizzata dai negozianti. Come Piero Stecchiotti, storico macellaio “comunista e romanista” di via Panisperna (la strada dove Enrico Fermi ed Ettore Maiorana negli anni Trenta posero le basi per la scoperta dell’atomo), fornitore ufficiale di carne del Quirinale. O il barbiere Mimmo Lotorto.

Parliamo del Rione Monti, il quartiere dove è tornato a vivere Giorgio Napolitano dopo i nove anni trascorsi sul Colle. Precisamente in vicolo dei Serpenti, traversa della quasi omonima e più famosa via dei Serpenti. “Bentornato presidente”, recitavano i cartelli esposti nei negozi in questi giorni. E alle 16,30 di ieri ecco Napolitano e Clio spuntare nella piazzetta della Madonna ai Monti tra applausi, flash dei fotografi e un’orchestrina.

L’ex presidente si siede nel bar centrale davanti alla fontana, dove i negozianti gli hanno organizzato un brindisi con prosecco e una torta gigante. Ordinata, naturalmente, da Regoli. “Sono commosso, una festa così di solito si organizza per chi viene eletto, non per chi se ne va”, scherza Napolitano. Che poi aggiunge: “La mia rielezione alla mia veneranda età è stata un’eccezione, ora si torna alla normalità. Faccio gli auguri al mio successore, uomo o donna che sia. Alcuni volevano che rimanessi ancora un po’, ma è meglio lasciare in piedi, no?”. I monticiani applaudono, contenti di poter riabbracciare il “loro” presidente. “Qui ci conosciamo tutti, è come stare in un paese. Nonostante sia diventato di moda, il rione ha conservato un’anima popolare”, dice l’ex sottosegretario al Welfare Michel Martone, monticiano doc, anch’egli in piazza. Come pure il figlio di Napolitano, Giulio.

LA RIVALITA’ CON TRASTEVERE

E’ uno strano quartiere, il Rione Monti. Nonostante sia centralissimo, è stata a lungo una zona malfamata. La Suburra (l’antico nome del Rione) era infatti luogo di perdizione. E di prostituzione. Qui, si dice, in epoca romana scendeva Nerone travestito da povero per annusare l’umore del popolo. Nell’Ottocento era luogo di puttane, briganti e strozzini, con locande dove si entrava in piedi e magari si usciva sdraiati, feriti da una coltellata. Il rinascimento di Monti, una ventina d’anni fa, è avvenuto parallelamente al decadimento di Trastevere, il quartiere rivale ormai invaso da torpedoni di turisti e orde di coatti del venerdì e sabato sera. Così la sinistra radical chic, da sempre trasteverina doc, ha iniziato a guardare altrove. E alla fine ha deciso di piantare le tende qui, a Monti. Centrale ma non troppo, anima popolare quanto basta, immobili ancora a buon prezzo. Partono dunque gli acquisti e le ristrutturazioni. E anche qui, come prima a Trastevere, è stato tutto un fiorire di parquet, soffitti a cassettoni, materiali di recupero mixati con le porcellane per il bagno.

DALLA SUBURRA AI LOCALI ETNO-CHIC

Da circa un ventennio Monti è diventato il luogo dove tutti – all’interno di quella precisa categoria sociale composta da creativi, architetti, giornalisti, mondo dello spettacolo e comunicatori vari – vorrebbero abitare. Il luogo di culto dell’immaginario collettivo dell’intellighenzia romana che si muove in scooter e affolla i palazzi del potere, le redazioni dei giornali e i set cinematografici. Pronta a sacrificarsi per le metrature limitate e le costose ristrutturazioni. Gli altri, quelli che vogliono stare comodi, vanno altrove. A Roma nord, sulle salite dei Parioli. O negli eleganti e squadrati viali di Prati. Qui, a Monti, il parcheggio è impossibile, i vicoli sono sconnessi e il tacco s’infila sempre nel sanpietrino. Il barometro dei desideri immobiliari è confermato dai nuovi arrivati nell’Urbe. “Dove ti piacerebbe abitare?”. “A Monti”. Così il quartiere diventa il metro con cui si misura la scala sociale. “Ora posso finalmente permettermi una casa a Monti”.

Napolitano, naturalmente, non è l’unico vip. Ci sono firme del giornalismo come Valentino Parlato e Pierluigi Battista. Diversi parlamentari, come Benedetto Della Vedova, Luigi Zanda e Pietro Ichino. C’è il palazzo dove stava Renato Guttuso. Qui abitavano anche Lucio Magri e Achille Occhetto. Mentre l’edicola, in piazza, è del figlio di Fausto Bertinotti.

Nell’ultimo decennio, a completare il quadro, c’è stato il proliferare di ristoranti indiani e giapponesi, botteghe bio, negozi etno-chic, baretti vintage perfetti per l’aperitivo o il brunch domenicale. Con le antiche osterie romane che hanno dovuto cedere il passo ai ristorantini trendy in legno, acciaio e cucina a vista. Tutto ruota intorno alla piazza della Madonna ai Monti. I prezzi schizzati alle stelle, però, ne stanno segnando in anticipo la fine tra le mete agognate dalle giovani generazioni che, a meno di essere molto benestanti, un bilocale qui non se lo possono più permettere. E sono costretti a guardare altrove.

I PREZZI E I GIOVANI

“Monti è un po’ una bolla (non solo immobiliare) per radical chic e hipster. Certo, tutti ci vorrebbero abitare, non solo la sinistra, ma pure i coatti, che arrivano il sabato sera con Smart e le Mini coupé, e che la stanno trasteverizzando a suon di birre sulla fontana, mentre i turisti arrivano spinti da guide internazionali, senza sapere bene dove si trovano. Però, dati i prezzi, in pochi ormai se la possono permettere. Tanti emigrano: i creativi e sedicenti tali al Pigneto, i quarantenni squattrinati all’Esquilino”, racconta Michele Masneri, giornalista, che, col suo libro “Addio, Monti” (edito da Minimum fax), ha elevato il Rione a corrente filosofica.

E forse è proprio così. Negli ultimissimi anni Monti sta subendo la stessa sorte di Trastevere, invasa da turisti e ragazzotti di periferia. A viverci restano i giovani di 20 anni fa, ormai diventati adulti e borghesi, mentre i quelli d’oggi, creativi e non, se ne vanno. Pigneto ed Esquilino, Ostiense e Monteverde. Salvo poi tornarci, a Monti, di tanto in tanto, per una birra, un brunch, una cena etnica. O per fare un giro al famoso mercatino domenicale nel retro di un albergo. Invidiando almeno un po’ quei 400 metri quadri di Napolitano e Clio in vicolo dei Serpenti. Con una metratura così ci verrebbe fuori una strepitosa abitazione/ufficio con l’affitto scaricabile dall’Iva.

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