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Vi spiego la rivoluzione Flat Tax di Matteo Salvini

“Pagare tutti, pagare meno”. È lo slogan con cui il leader della Lega Nord Matteo Salvini lancia il tour politico “Aliquota unica 15 per cento”.

Un’iniziativa che partirà a febbraio  a Torino e percorrerà tutta Italia per promuovere il progetto di Flat Tax concepito dall’economista della Stanford University e consigliere dell’ex presidente Usa Ronald Reagan Alvin Rabushka.

Socialista autonomista, liberale classico, cristiano

A persuadere il segretario del Carroccio della validità e realizzabilità di una tassa uniforme per tutti i cittadini – ancorché temperata per renderla conforme ai principi di progressività del regime tributario previsti dall’Articolo 53 della Costituzione repubblicana – è stato il giornalista e politico Armando Siri.

Nato a Genova 43 anni fa, Siri ha lavorato come autore e produttore di programmi televisivi. Nel 2011 fa creato una formazione politica, il Pin-Partito Italia Nuova, con cui si è candidato a sindaco di Genova l’anno successivo.

Cresciuto con una formazione socialista autonomista legata alla figura dell’ultimo Bettino Craxi, il giornalista-politico trova le radici culturali e spirituali nel messaggio del Vangelo e nel liberalismo economico di Friedrich Von Hayek, racconta.

Riportare alla luce 400 miliardi di euro

Una mescolanza di filoni e riferimenti che a suo giudizio non costituisce una contraddizione. L’impostazione che ha ispirato la formulazione italiana dell’aliquota unica ridotta, spiega a Formiche.net, non ricalca alla lettera le idee di Milton Friedman e degli accademici liberisti. Lungi dall’essere ostile al Welfare State e ai diritti sociali, il divulgatore ligure propugna una visione umanistica dell’economia.

“La nostra proposta – rileva – è finalizzata a riattivare e rivitalizzare un organismo sociale fiaccato da troppe malattie, a ricostruirne le cellule e il tessuto immunitario”. L’obiettivo prioritario è far emergere l’economia sommersa nazionale, che vale 400 miliardi di euro ovvero un terzo del Prodotto interno lordo: “Realtà che non può identificarsi con l’evasione fiscale, porzione irrisoria del totale”.

Un meccanismo virtuoso

Partecipando con il numero uno del Carroccio all’iniziativa “Fisco: aliquota unica si può” il 13 dicembre a Milano, Siri ha tracciato le caratteristiche “italiane” di un progetto realizzato in 38 paesi del mondo.

Tagliando in modo radicale il peso di tasse intollerabili per tutti i contribuenti, è la sua convinzione, si rimette in circolo l’ossigeno dell’economia e della ricchezza: “Fenomeno che si trasformerà in un aumento di consumi, produzione, lavoro. Un circuito virtuoso di sviluppo che accrescerà le entrate erariali dirette e indirette”.

Ridurre al 15 per cento le aliquote, osserva, vuol dire abbassare di almeno il 12,5 per cento la pressione fiscale sulle aziende: “Risorse che possono essere reinvestite in innovazione, ricerca, capitale umano. Rendendo le aziende italiane più concorrenziali rispetto alle economie emergenti”.

Una riforma popolare

Alle valutazioni critiche per cui la Flat Tax favorirebbe esclusivamente i ceti più ricchi, il giornalista replica che la riforma agevola tutte le fasce di contribuenti a partire dalle più svantaggiate: “Le quali vedrebbero ridursi di quasi 10 punti l’entità di tributi da pagare rispetto al 23 per cento odierno”.

Ma come conciliare la proposta con il principio di progressività previsto dalla Costituzione? “Agganciando all’aliquota unica una deduzione fiscale fissa per privilegiare le famiglie numerose a basso reddito. Per i nuclei che presentano entrate annue lorde fra 35mila e 50mila euro, è possibile togliere dalla base imponibile 3mila euro per ogni familiare a carico”.

Deduzioni fiscali per 10 milioni di persone

Pur riconoscendo che la riforma “costituisce una frustata di semplificazione all’ingarbugliato regime fiscale italiano”, gli economisti Francesco Daveri e Luca Danielli hanno scritto su LaVoce.info che la proposta fatta propria dalla Lega Nord provocherebbe un calo di 100 miliardi delle entrate per lo Stato. Risorse che diventerebbero 50 nel caso di recupero integrale dell’evasione fiscale: “Il possibile rientro di capitali è peraltro una fonte di gettito incerta e in ogni caso una tantum”.

Argomentazioni cui Siri risponde che la contrazione prevista consisterebbe in 30 miliardi nella peggiore delle ipotesi. E che le deduzioni fiscali non riguardano 60 milioni di persone, bensì una platea massima di 10 milioni: “Perché al di sopra dei 50mila euro di reddito familiare annuo lordo non vengono previsti sgravi tributari”.

La bocciatura del governo Renzi

Ai suoi occhi si tratterebbe di una rivoluzione rispetto all’assetto fiscale odierno di 5 aliquote-scaglioni, “intollerabile e incomprensibile”. Un regime, evidenzia il politico genovese, fondato sul principio che lo Stato ha sempre ragione nel rapporto con i contribuenti: “Mentre sono le istituzioni a dover rendere conto come utilizza le nostre risorse”.

Il governo guidato da Matteo Renzi non sta operando nella direzione giusta? La sua risposta non lascia spazio a equivoci: “L’esecutivo perpetua l’atteggiamento arrogante e persecutorio di agenzie tributarie che costano 4 miliardi l’anno e spingono tanti cittadini onesti a togliersi la vita. Ha ridotto notevolmente i redditi minimi dei lavoratori autonomi su cui imporre una pressione tributaria intollerabile. Sta pensando di aumentare al 25 per cento l’Iva per reperire risorse in un clima di austerità finanziaria”.

Rilevando che “la Legge di Stabilità taglia la spesa per pagare gli interessi sul debito pubblico anziché per ridurre le tasse”, Siri punta il dito contro la perdita di sovranità monetaria ed economica realizzata fin dalla separazione fra Tesoro e Banca d’Italia: “Così abbiamo consegnato lo Stato a creditori privati e mercati. Rinunciando a perseguire il benessere collettivo. E i gruppi stranieri vanno acquisendo pezzi del tessuto produttivo nazionale in svendita”.

Tutto pronto per il default greco e il collasso dell’euro

Fortemente critico nel libro “EuroKrazia” dei “limiti, distorsioni e aberrazioni di un processo di integrazione comunitaria che ha tradito la suggestione degli Stati Uniti d’Europa concepiti da Altiero Spinelli, il giornalista è convinto che la valuta unica sia destinata al fallimento.

La Grecia, scrive, farà da apripista politico al crollo di una moneta costruita su una strategia speculativa: “Adesso i tempi sono maturi per un default programmato e funzionale di Atene e per l’epilogo dell’Euro-zona”.

Nessuna illusione sull’intervento di acquisizione massiccia di titoli dei debiti sovrani preannunciata dal governatore della Bce Mario Draghi.

L’intesa con il leader della Lega

È questa la cornice politico-culturale in cui è maturato e si è cementato il rapporto tra Siri e Salvini. La collaborazione risale al 2013, all’epoca del voto regionale in Lombardia nel 2013 e nella fase più critica del Carroccio percorso dagli scandali.

Un incontro ottimo fin dal primo momento, ricorda il giornalista: “Grazie a una comunicazione rapida e diretta, il leader della Lega ha intuito che il progetto di Flat Tax è condivisibile e fattibile”.

Un ritorno al ‘94?

Una riforma fiscale che è stata affrontata recentemente, sempre alla presenza del suo ideatore Rabushka, anche in un summit con Silvio Berlusconi.

Il quale ne ha riconosciuto il valore per un rilancio unitario del centro-destra. Nel segno di un ritorno alle bandiere liberali-liberiste di Forza Italia. Era il 1994 quando su impulso di Antonio Martino l’allora Cavaliere aveva prospettato per il nostro paese due aliquote fiscali fisse sul reddito: 33 e 22 per cento.

Progetto mai tradotto in realtà e puntualmente abbandonato nelle esperienze di governo del centro-destra. “Perché – ribadisce Siri – un conto è proclamare certe cose, altro è costruire progetti politici e battersi per realizzarli”.


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