Farmacie si, ma sui farmaci non si passa. Il ddl sulla Concorrenza approvato in Consiglio dei ministri venerdì scorso ha dimezzato le misure previste nel settore della sanità. Ecco novità e polemiche su uno dei dossier che ha provocato fibrillazioni diffuse tra ministeri, addetti ai lavori e aziende del comparto.
LE NOVITA’
Le norme approvate modificano il limite di titolarità delle licenze farmaceutiche: ogni titolare potrà possedere più degli attuali quattro punti vendita. Questa novità però non intaccherà il limite di ventimila farmacie che prevede oggi la legge. Titolare di una farmacia, inoltre, non dovrà più essere necessariamente un farmacista. Fermo restando l’obbligo di una loro presenza al banco vendite.
A queste misure si aggiunge la norma che consente l’ingresso di soci di capitale nella titolarità dell’esercizio della farmacia privata.
“La scelta di permettere ai capitali di entrare nelle farmacie e l’eliminazione del tetto alle licenze dovrebbe agevolare il superamento di quella logica del «piccolo è bello» che da opportunità spesso si è trasformato in autentica ideologia del non voler crescere”, ha commentato Daniele Manca sul Corriere della Sera.
L’apertura alle società di capitali per creare catene di farmacie rappresenta “un buon segnale per il mercato”, ha scritto Carmine Fotina sul Sole 24 ore.
COSA E’ RIMASTO IN BOZZA
Nulla di fatto per i farmaci di fascia C. La polemica sulla vendita dei farmaci di fascia C presso le parafarmacie e i corner della grande distribuzione, con la presenza di un farmacista laureato e iscritto all’albo, ha visto schierarsi, oltre alle categorie coinvolte, anche la politica.
LORENZIN E GUIDI: MINISTRI A CONFRONTO
“Vittoria dei cittadini, una garanzia per la salute”, ha twittato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Non tocchiamo i farmaci, andiamo verso la modernità”, ha risposto il ministro Federica Guidi. Entrambe apparentemente soddisfatte dalle misure adottate dal governo in materia.
Ma quello dei farmaci e delle farmacie è stato per loro un terreno di scontri nelle settimane precedenti al Cdm. Lorenzin aveva definito le ipotesi sulla liberalizzazione delle farmacie “insostenibili” poiché metterebbero a rischio la sicurezza dei pazienti. Lo scontro con la titolare dello Sviluppo economico è avvenuto soprattutto sulla ipotizzata vendita dei farmaci di fascia C nelle parafarmacie e nella grande distribuzione.
LE CONSTATAZIONI DELL’AGENZIA DEL FARMACO
A frenare sul pacchetto di liberalizzazioni, oltre a Federfarma, è stata nei giorni precedenti al Cdm, anche l’Agenzia italiana del farmaco. L’Aifa, che pure è un soggetto pubblico, riportando un’analisi sul mercato dei medicinali di fascia C con ricetta e senza (Sop e Otc) ha sostenuto che “l’effetto economico di provvedimenti, nell’intento pro-concorrenziali, ha paradossalmente determinato un complessivo aggravio per i cittadini”.
IL RUOLO DEI FARMACISTI
Allargare la lista dei punti vendita sembra così essere un vero tabù, ha rimarcato Alessandro Barbera su La Stampa: “Il primo tabù, quello che aveva permesso l’apertura di punti diversi dalle farmacie tradizionali, l’aveva rotto l’allora ministro dello Sviluppo Bersani. Era il 2007. Ma in quei punti vendita di farmaci se ne vendono ancora pochi. Da allora nessun governo è riuscito ad allargare quella lista: non Berlusconi, che la lobby dei farmacisti l’ha sempre coccolata, non Monti, né Letta”, si legge sulla Stampa.
“Oggi alle farmacie italiane mancano economie di scala e concorrenza. Tutti vendono le stesse cose, la distribuzione è parcellizzata, di conseguenza i costi dei farmaci e dei prodotti da farmacia restano mediamente alti”, ha aggiunto Barbera.
LA DELUSIONE DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE
“Un’occasione persa per i cittadini, avrebbero risparmiato. Premiato il capitale, non la professionalità”, tuonano le Coop e le parafarmacie. “Non c’è motivo per arretrare su un’esperienza assolutamente positiva che ha rivelato la maturità di comportamento dei cittadini consumatori”, aveva commentato Coop, la prima catena commerciale della grande distribuzione in Italia.
“Un regalo alla casta dei farmacisti, un danno enorme per i cittadini”, rincara la dosa il Codacons.
SODDISFAZIONE E TIMORI DEI FARMACISTI
Ma per i farmacisti di Federfarma è stato un brindisi a metà. Soddisfatti per la conferma dell’esclusività dei farmaci di fascia C, loro preoccupazione si sposta adesso sulle novità che hanno avuto invece il via libera. “Si trasformano le farmacie in lavanderie di capitali”, hanno replicato dall’ordine dei farmacisti al premier Renzi.
UN NEMICO INSIDIOSO?
“E alla fine la montagna partorì la tigre. Le farmacie private convenzionate col Ssn devono ora guardarsi da un nemico ben più insidioso: le società di capitali, che potranno fare shopping e acquistarle senza limite di licenze”, ha scritto Roberto Turno all’indomani del Consiglio dei ministri sul Sole 24 Ore.
PRESSIONI E PROBLEMI PER RENZI?
Come si comporterà adesso Renzi? “Le ragioni della realpolitik hanno convinto il premier a cedere sulla distribuzione dei medicinali di fascia C in cambio del via libera sul resto. Il problema per Renzi ora è tenere il punto in Parlamento, dove la lobby conta parecchi sostenitori. Se la riforma dipendesse dal Patto del Nazareno, avrebbe pochissime chance di arrivare fino in fondo”, ha commentato Barbera sulla Stampa.