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Perché la Buona Scuola di Renzi va migliorata

La buona scuola di Renzi? “E’ una grande sanatoria” commenta a Formiche.net l’onorevole Elena Centemero responsabile istruzione di Forza Italia, oltre che dirigente scolastico, secondo cui così non si valorizza il corpo docenti ma si insegue la quantità a discapito della qualità.

Secondo Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, assumere i precari avrà effetti molto negativi sulla scuola italiana abbassandone la qualità e ostacolandone il rinnovamento: che ne pensa?
Il piano di stabilizzazione dei precari, fatto con quei criteri, abbassa non solo la qualità ma anche l’offerta formativa ed è parzialmente motivata dalla sentenza della Corte Europea che chiede solo di coprire tutti i posti vacanti: circa 50mila, sui quali vengono assegnate le supplenze annuali. E il governo per assumere tutti guarda alle graduatorie senza valutare il merito. Per cui chiediamo un anno di prova vero, fatto seriamente e non pro forma.

Sugli scatti di merito la mediazione trovata la soddisfa?
La mediazione garantisce gli scatti di anzianità, mentre per quelli di merito ci sono 200 milioni che però non sono sufficienti per una vera valorizzazione. Suddividendoli per tutti, si avrebbero circa 16 euro in più al mese che non credo servano a valorizzare adeguatamente chi lavora con passione e con metodo nelle nostre scuole. Solo uno slogan che non si traduce in azioni coerenti e sostanziali.

I presidi saranno una sorta di allenatori che gestiranno i docenti, mentre dal 2016 scomparirà la figura del supplente: cosa cambia?
Le supplenze fisiologiche non potranno scomparire, come quelle brevi di pochi giorni o le maternità durante l’anno scolastico. Certo scompariranno, mi auguro, le supplenze annuali coperte con le immissioni a ruolo: l’abuso è stato sbagliato. Sono invece soddisfatta del rafforzamento del ruolo del dirigente perché la scuola, in quanto servizio pubblico, necessita di un’organizzazione che sia efficiente, anche nella gestione delle risorse finanziarie e professionali. Più che di un preside allenatore, che mi fa sorridere, parlerei di una leadership diffusa che grazie all’autonomia rende possibile una gestione proficua delle scuole e motiva i docenti, rendendoli partecipi e coinvolgendoli.

Fino ad oggi come ha funzionato invece?
Con le graduatorie interne di istituto le classi venivano spesso assegnate per anzianità, mentre da oggi in poi sarà il dirigente a valorizzare i docenti, stabilendo l’insegnante più adatto ad una specifica classe. Quindi utilizzare al meglio le risorse disponibili senza vincoli, ma rendicontandone l’uso. Una buona strada per rispondere alle esigenze di studenti e famiglie in modo chiaro e trasparente. Su questo siamo d’accordo.

Basterà la card di aggiornamento da 500 euro per le spese culturali degli insegnanti (libri, musei, musica)?
Vorrei piuttosto che gli insegnanti fossero meglio retribuiti, con la possibilità per chi lo desidera di lavorare più ore ed una carriera. Con questo piano si è fatta una scelta di quantità e non di qualità. Avrei preferito due fasce di docenza, retribuite in modo differente, con figure di sistema e di staff e docenti che accompagnino i nuovi assunti.

Dove migliorare la riforma?
La nostra opposizione sarà critica e propositiva, e non estremista o strumentale, perché la scuola è un bene di tutti: per questo presenteremo una serie di emendamenti migliorativi. In primis la modalità di assunzioni, per verificare se ci sia o meno il rischio di un contenzioso. E’ importante che chi sia nelle graduatorie di merito, come i vincitori di concorso del 2012, venga adeguatamente valorizzato, al pari della valutazione sulla formazione dei neo assunti. Sull’autonomia scolastica credo che non ci sia nulla di nuovo, molti dei passaggi della riforma annunciata ieri erano già presenti nelle Riforme Moratti e Gelmini, come le materie opzionali e facoltative. Sosterremo l’ampliamento dell’insegnamento dell’inglese sin dalla scuola dell’infanzia, e ci batteremo per l’insegnamento di due discipline come diritto ed economia, con una particolare attenzione all’etica nell’economia.



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