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Ecco la piazza fascio-grillina di Matteo Salvini

L’effetto non lascia indifferenti. E’ la prima volta che le bandiere della Lega Nord sventolano nel centro di Roma. A piazza del Popolo. Nella città che un tempo il Carroccio voleva espugnare come fecero i barbari durante l’impero romano.

Ora invece è da qui che Matteo Salvini lancia la sua sfida per la costruzione di un centrodestra molto più di destra che di centro, insieme a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e, soprattutto, a Casa Pound, il centro sociale romano dichiaratamente fascista. Presente in piazza con il suo simbolo, la tartaruga. Alcuni di loro indossano delle pettorine rosse, tipo servizio d’ordine. Anche se il servizio d’ordine ufficiale della manifestazione spetta alla Lega, con le pettorine gialle.

CHI C’ERA A ROMA CON SALVINI. LE FOTO DI PIZZI

In un angolo della piazza, completamente emarginato, Flavio Tosi assiste al comizio di Salvini con un sorriso amaro. “Non mi hanno invitato sul palco, ma non importa, sto meglio in mezzo ai militanti”, dice. Diversa, e poco credibile, la versione del vertice leghista: “Lo abbiamo invitato a salire, ma lui ha declinato per evitare il rischio di essere fischiato”. Alla fine del comizio arriva Salvini e i due si salutano sorridenti, ma è una sceneggiata a uso e consumo dei fotografi. Lunedì, al consiglio federale a Milano, ci sarà la resa dei conti tra il sindaco di Verona e il segretario.

Sabato, comunque, la manifestazione è stata un successo. Con una piazza non strabordante, ma comunque piena. Una piazza fortemente di destra. Dove non sono mancate foto del Duce e croci celtiche a far capolino tra le tante bandiere della Lega e del Leone di San Marco. “Mi dicono che ho spostato la Lega a destra. E chi se ne frega. La lotta tra comunisti e fascisti la lascio ai libri di storia. Io divido le persone tra chi produce e chi non fa un c….”, la risposta di Salvini. “Oggi lasceremo la piazza più pulita di come l’abbiamo trovata. Perché noi non sfasciamo vetrine e non bruciamo cassonetti, come invece fanno le zecche, che per fortuna sono state tenute alla larga”, continua, fugando ogni dubbio su dove vada a parare il suo comizio tutto incentrato sulle parole d’ordine “no euro”, “stop immigrati” e “prima gli italiani”. Dove i “vaffa…” un po’ grillini si sono sprecati, rivolti a Bruxelles, ma anche alla Fornero, colpevole di aver creato migliaia di disoccupati. E naturalmente a Renzi, nemico pubblico numero uno.

LA PIAZZA DEL POPOLO DI SALVINI. LE FOTO

Insomma, quella Lega che un tempo Massimo D’Alema definì una costola della sinistra è lontana. Almeno quanto quella di Roma ladrona. Intendiamoci, i leghisti non sono cambiati, ce l’hanno sempre con la Capitale e con il Sud, ma ora le priorità sono altre. Bruxelles e gli immigrati, specie quelli musulmani. Salvini pesca ancora a piene mani nel cielodurismo cafonal di Bossi, cambiando solo gli obbiettivi. “Strano, io non ho mai gridato Roma ladrona e ho sempre esposto il Tricolore e venivo osteggiato. Ora Salvini è venuto sulle mie posizioni e l’eretico sono io”, l’acido commento di Tosi. Mentre il segretario dal palco fa sfoggio di cultura. E cita “La masseria delle allodole”, il “Vajont” di Marco Paolini e “Un uomo” di Oriana Fallaci. “Al contrario di quelli di sinistra, che leggono tanti libri e non li capiscono, io ne leggo pochi ma li capisco. E li consiglio pure”, dice Matteo.

CHI C’ERA A ROMA CON SALVINI. LE FOTO DI PIZZI

Intanto i centri sociali e gli antagonisti, “le zecche”, non riescono nemmeno ad avvicinarsi alla piazza ben controllata dagli agenti in assetto anti sommossa. Mentre i romani che il sabato pomeriggio fanno shopping in via del Corso passano, si fermano con sorriso sornione, poi riprendono la passeggiata. “Alla fine ce l’hanno fatta, ‘sti leghisti, a piasse piazza der popolo”, sussurra un sessantenne con la moglie fresca di parrucchiere sotto il braccio.

Da un mega schermo arriva il saluto di Marine Le Pen. “Questa è la più bella piazza della nostra vita. Qui nasce la nuova destra italiana. Di là ci lasciamo volentieri Berlusconi e Alfano, che sono al pari, se non peggio, di Renzi”, afferma Simone Di Stefano, vicepresidente di Casa Pound Italia. Che esclude le primarie e taglia fuori dalla leadership la Meloni. “Noi ci riconosciamo solo in Salvini. Le primarie non servono”, aggiunge.

LA PIAZZA DEL POPOLO DI SALVINI. LE FOTO

Oltre Salvini parlano alcuni rappresentanti della società civile (un pescatore, un allevatore, una studentessa, un imprenditore), poi Souad Sbai, Di Stefano, Meloni e Luca Zaia. Ci sono, ma non intervengono, Maroni e Calderoli. Mentre Bossi sta in disparte, ascolta in silenzio. Nessuno se lo fila, ma Salvini dal palco non lo dimentica. “Se sono qui è grazie a Bossi, che mi ha dato la sveglia vent’anni fa”.

Il sole cala e il comizio finisce. Senza incidenti. I barbari tornano al Nord mentre Casa Pound si gode la sua consacrazione nazionale. La lunga marcia della nuova destra italiana è iniziata.


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