Industrialisti dell’Italia meridionale uniamoci. Bisogna difendere l’apparato manifatturiero esistente nel Sud e le sue prospettive di crescita dall’attacco ormai sistematico, martellante, irriducibile di un estremismo ambientalista che, fra l’altro, vorrebbe la dismissione dell’Ilva a Taranto, o almeno della sua area a caldo, impedire la realizzazione del progetto Tempa Rossa sempre nel capoluogo ionico, imporre la chiusura della centrale a carbone dell’Enel a Cerano vicino Brindisi, impedire l’approdo della Tap nel Salento, smantellare i poli chimici di Priolo e Augusta in Sicilia, bloccare le estrazioni petrolifere in Basilicata sull’onda anche di qualche recente trasmissione televisiva di rara faziosità.
Dovranno scendere in campo in questa durissima sfida imprese, sindacati, Università, centri di ricerca. banche, opinion maker per difendere un patrimonio tecnologico utile all’intero Paese, puntando sempre di più sulla sua ecosostenibilità con nuovi investimenti e best practices gestionali e dimostrando cosi che la sensibilità per la difesa dell’ambiente non è monopolio dei movimenti ecologisti e che la difesa di ecosistemi e salute si persegue con la scienza applicata e le tecnologie più avanzate e non regredendo ad un trapassato remoto della storia economica dell’Italia meridionale.
E bisognerà difendere attivamente l’industria nel Sud ben diversamente dai silenzi di quei meridionalisti sempre pronti sotto il profilo ragionieristico a segnalare sottrazione di risorse al Mezzogiorno, e poi invece stranamente silenziosi e reticenti contro l’assedio dell’estremismo ambientalista ad alcuni capisaldi del manifatturiero nelle regioni meridionali. Disinteresse forse il loro ? Non conoscenza dei problemi ? O – ma non vorremmo neppure pensarlo – condivisione di certi orientamenti antindustrialisti ormai radicati?
Certo meridionalismo – che pure s’impanca a difensore del Sud – ormai è lontano anni luce (spiace rilevarlo) dalla grande lezione di Pasquale Saraceno, Rodolfo Morandi e Donato Menichella che furono fra i promotori della più grande stagione di industrializzazione conosciuta nella storia d’Italia dal Mezzogiorno, ma nell’interesse dell’intero Paese. E gli stabilimenti di quella industrializzazione, a ben vedere, sono in gran parte al loro posto e costituiscono punti di forza della capacità competitiva dell’Italia meridionale sui mercati internazionali.
Federico Pirro – Università di Bari – Centro studi Confindustria Puglia