Non è la prima grave crisi e non sarà nemmeno l’ultima. Ma, come quelle di molti partiti politici, anche le casse del Partito radicale piangono a dirotto. L’allarme arriva proprio da Maurizio Turco, il tesoriere. Che, in una mail indirizzata a diversi esponenti del partito di Marco Pannella, annuncia con rammarico di essere costretto a licenziare 9 persone che operano nella struttura dove hanno sede le diverse associazioni radicali.
“E’ un atto dovuto non più prorogabile a causa di un indebitamento che ha raggiunto limiti non superabili”, scrive Turco. Misura che arriva, come ricorda lo stesso tesoriere, dopo il licenziamento di altre 9 persone che lavoravano nei call center. In pratica resta in piedi solo la struttura che si occupa del partito, di Radio Radicale e del sito web.
Ma tutto il sistema mediatico radicale potrebbe rischiare. Per il momento non sono previsti ridimensionamenti, ma, se la situazione dovesse proseguire su questa china, non si potranno escludere futuri tagli. “Siamo a rischio chiusura”, aveva detto lo stesso Pannella, qualche mese fa. Insomma, i tempi dei 2 milioni e mezzo di voti presi alle Europee del 1999 sono davvero lontani.
Il personale a Via di Torre Argentina è ormai ridotto all’osso. E il taglio dei contributi pubblici ai partiti ha rappresentato la mazzata finale. Per non parlare del fatto che in Parlamento la truppa radicale è sparita, mentre a livello locale, nelle Regioni, non è quasi mai esistita. E senza parlamentari che versano parte del loro stipendio al partito, la crisi si fa sentire. Per questo motivo è possibile che a breve parta una nuova campagna in grande stile per raccogliere fondi. Come tante ce ne sono state in passato, con adesioni di grandi personaggi come Vasco Rossi e Franco Battiato. “Come sempre siamo qui a chiedere un contributo per la vita delle lotte, delle speranze e delle iniziative radicali, per difendere la memoria di ciò che siamo stati, ma anche di ciò che siamo e continuiamo a essere”, scrive ancora Maurizio Turco. Finora, tra contributi pubblici e sottoscrizioni (con una tessera che costa 200 euro), i radicali ce l’hanno sempre fatta. Ma adesso il futuro è davvero incerto.
I radicali non sono l’unico partito a navigare in cattive acque. Negli ultimi mesi, con la riduzione dei contributi pubblici che spariranno definitivamente dal 2017, la scure si è abbattuta anche su Forza Italia, che ha licenziato circa 160 persone, in blocchi da 80. L’ultima metà è entrata da poche settimane in cassa integrazione. Mentre la tesoriera Maria Rosaria Rossi ha avuto l’incarico di cercare una sede più piccola al posto di quella a piazza di San Lorenzo in Lucina. Ma chi ha dismesso quasi tutto è la Lega Nord che, al suo massimo storico di consenso (almeno nei sondaggi) ha visto il partito licenziare quasi tutto il personale e ridimensionare drasticamente la storica sede di Via Bellerio a Milano. Via il quotidiano la Padania, chiusa anche la tv, è rimasta in piedi solo la radio.