Anche questa settimana 1992, la serie su Tangentopoli prodotta da Sky e trasmessa ogni martedì su Sky Atlantic, è tornata a catturare l’attenzione degli spettatori. L’intreccio delle storie e l’incontro – talvolta scontro – tra i diversi personaggi, ha appassionato gli spettatori.
Il cinismo del pubblicitario Leonardo Notte (Stefano Accorsi) affascinato da Silvio Berlusconi, lo spirito vendicativo ma fragile di Luca Pastore (Domenico Diele), la sfrontatezza dell’aspirante valletta Veronica Castello (Miriam Leone), la genuinità del leghista Bosco, nonché la performance della neomaggiorenne Irene Casagrande nel ruolo di Viola, figlia di Leonardo Notte, hanno colpito i fan.
Ma a conquistare la platea sono state soprattutto le citazioni – disseminate per la serie – che, intrise di pathos, hanno spopolato sul web (e non solo).
Ecco alcune:
“E’ questo la politica: fare promesse e non mantenerle”
“Se chi comanda oggi è debole dobbiamo capire chi comanderà domani”
“Da oggi le ferie sono finite. Chi se la sente, quella è la porta. Qua facciamo la storia”
“Un tizio in televisione ha detto che tutto il sistema è criminale. E allora qualcuno dovrà pur combatterlo questo sistema!”
“Il modo migliore per difendersi dal denaro è possederne. Tanto”
“Le famiglie felici servono solo a vendere biscotti”
“La vita è troppo breve per bere prosecco”
“La Danimarca ha vinto gli europei. Chiunque può farcela”
“Se non elimini il male alla radice, ritornerà”
“A volare troppo vicino al sole si bruciano le ali”
“In Italia se si vuole insabbiare qualcosa non c’è niente di meglio che fare un’inchiesta parlamentare”
“Lo sai cosa ha detto Goethe prima di morire? Più luce!”
“Noi non prendiamo scorciatoie. Noi siamo la legalità”
“Se non ci fossero cattive persone non ci sarebbero bravi avvocati”
“E’ necessario che ciascuno scenda almeno una volta nel proprio inferno”
“Ha presente Chiquita? La banana 10 e lode? Bè un tempo si chiamava United Fruit Company. Avevano enormi piantagioni in Guatemala e controllavano il Governo con dittatori compiacenti. Per questo la chiamavano Repubblica delle banane. Ma poi nel ’51 ci furono le libere elezioni e divenne presidente il colonnello Arbenz. E la prima cosa che fece fu sequestrare i terreni alla United e nazionalizzarli. Un vero disastro per la compagnia. Bè allora sa che fecero? Ingaggiarono un pubblicitario. Lui pose il problema in modo diverso: non era in ballo il profitto di una multinazionale, era in ballo la libertà dell’America. Organizzò finte manifestazioni antiamericane a Città del Guatemala, apri un ufficio stampa e cominciò a tempestare i quotidiani con la notizia che Arbenz era al soldi di Mosca e che dal Guatemala sarebbe partita l’invasione per gli Stati Uniti. Dopo pochi mesi Gli Stati Uniti bombardarono Città del Guatemala spacciandola per una guerra di liberazione e restituirono i terreni alla United Fruit. Sì, ma io c’entro? Dobbiamo salvare la Repubblica delle Banane”
“Benvenuti a Tangentopoli!”