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Buona Scuola, pregi e difetti secondo Andrea Gavosto (Fondazione Agnelli)

Il ddl sulla riforma della “Buona Scuola” oggi inizia il suo iter alla Camera, con la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, mentre il voto finale è previsto per mercoledì 20 maggio.

In un video pubblicato sul sito del governo, il premier Matteo Renzi con gessetto e lavagna ha spiegato che cos’è la Buona scuola, ha invitato i sindacati a non boicottare le prove Invalsi o minacciare il blocco degli scrutini e annunciato 4 miliardi di euro di nuovi investimenti sull’edilizia scolastica.

Ai docenti invece ha mandato a dire con una missiva che il governo crede nel disegno di legge presentato ma che è intenzionato a discuterne il merito con ognuno di loro. “La Buona Scuola non la inventa il Governo: la buona scuola c’è già. Siete voi. O meglio: siete molti tra voi, non tutti voi”, ha scritto Renzi nella lettera agli insegnati.

Ma la scuola è fatta solo da insegnanti? Ecco cosa pensa Andrea Gavosto, direttore generale della Fondazione Agnelli, che da esperto del ramo ha seguito il percorso che ha portato dal documento del governo di settembre scorso, fino al disegno di legge, mostrandosi scettico sull’assunzione dei precari (Leggi qui l’intervista).

SPOSTARE IL FOCUS

“In una riforma ambiziosa come quella che ci aspettiamo nasca dalla discussione parlamentare, non si possono anteporre le pur legittime aspettative di una particolare categoria di insegnanti al generale interesse della scuola italiana”, ha detto Gavosto in un’audizione che si è tenuta davanti alle commissioni Cultura e Istruzione riunite di Camera e Senato il 7 aprile scorso.

Il direttore della Fondazione Agnelli si riferisce al fatto che la Buona scuola, “invece di mettere in premessa le esigenze reali (didattiche, organizzative, ordinamentali) della scuola italiana, è partita piuttosto dall’urgenza di risolvere, attraverso un piano straordinario di assunzioni, un problema certamente grave e socialmente delicato, ma specifico: quello degli insegnanti precari delle graduatorie ad esaurimento (GAE)”.

IL GIUDIZIO COMPLESSIVO

La Fondazione Agnelli – che da anni analizza il sistema scolastico italiano – ha giudicato “nel complesso insoddisfacenti” sia la logica generale sia diversi aspetti specifici del presente disegno di legge, segnalando “i troppi cambiamenti di rotta su temi fondamentali (piano straordinario di assunzioni, merito dei docenti, ma non solo…) avvenuti dal documento di settembre sulla Buona Scuola fino al testo attuale”.
Due i meriti dell’iniziativa del governo: “Ha chiesto e ottenuto la mobilitazione di risorse aggiuntive per la scuola, invertendo una tendenza consolidata alla sottrazione; inoltre, ha stimolato un dibattito nazionale, affermando il presupposto che la scuola non è destinata all’immobilismo, ma può cambiare”, si legge nel testo dell’audizione.

TASSELLI MANCATI

Per raddrizzare la logica della riforma la Fondazione Agnelli suggerisce di partire dai curricula: quali conoscenze e quali competenze la scuola italiana dovrà assicurare ai milioni di ragazzi e ragazze che la frequenteranno? “Occorre riconciliare la Buona Scuola con la riflessione pedagogica e didattica di questi anni, raccogliendo quanto di buono è stato sviluppato nelle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione e nelle Linee guida per l’istruzione tecnica (sorprende l’assenza di riferimenti sostanziali a entrambi i documenti nel testo del disegno di legge) e colmando i tasselli mancanti”, ha detto Gavosto.

RIPENSARE IL TEMPO SCUOLA

Secondo la Fondazione Agnelli sarebbe utile ripensare “il tempo scuola” articolando le ore di scuola in modo diverso per rafforzare le attività di recupero, sostegno, orientamento e potenziamento. “La ricerca, infatti, ci dà più di un’evidenza che “la scuola del pomeriggio” (o “la scuola aperta tutto il giorno”) può essere un efficace antidoto alla dispersione”.

COMPETENZE DEGLI INSEGNANTI

Per Gavosto varrebbe la pena di recuperare un elemento presente nel documento sulla Buona Scuola di settembre 2014 ma che si è perso strada facendo: “Un gruppo di lavoro composto da esperti del settore avrebbe dovuto lavorare per tre mesi allo scopo di formulare il “quadro italiano di competenze dei docenti nei diversi stadi della loro carriera” (p. 45); non ci risulta che sia stato fatto”, ha detto durante l’audizione.

L’ASSUNZIONE DEI PRECARI

La Fondazione Agnelli non ritiene condivisibile la proposta di assumere dal 1 settembre i docenti delle GAE, senza averne verificato preliminarmente la qualità: “Degli iscritti alle graduatorie poco sappiamo, al di là dell’anzianità di servizio: ignoriamo, in particolare, se siano docenti preparati e motivati, con le competenze che servono alla suola dei prossimi decenni. A nostro avviso, l’immissione in ruolo non può avvenire senza una preliminare verifica delle capacità e competenze – disciplinari e didattiche – dei candidati”.

CARRIERA E RICONOSCIMENTI

Pur condividendo l’affermazione contenuta nel disegno di legge, secondo la quale a partire dal prossimo anno l’unica via di accesso alla professione docente tornerà a essere il concorso ordinario nazionale, Gavosto segnala una mancanza di coraggio nel non aver riconosciuto che “alla professione docente nella scuola autonoma serve una diversa strutturazione della carriera”. Come dovrebbe realizzarsi? “Una sensata articolazione di carriera dovrebbe essere basata su due o meglio ancora tre livelli, con tetti percentuali di ammissione definiti per ciascun livello e significativi incrementi di stipendio. I passaggi fra livelli di carriera dovrebbero essere regolati mediante concorso nazionale, in cui si dovrebbe tener conto di elementi diversi: il giudizio del dirigente scolastico, i crediti didattici, formativi e professionali accumulati, una prova pratica, un profilo psico-attitudinale”, ha spiegato il direttore della Fondazione.

IL RUOLO DEL DIRIGENTE SCOLASTICO

Cosa pensa della nuova centralità riconosciuta al dirigente scolastico (DS)? Ha detto Gavosto: “Il ruolo rafforzato del dirigente scolastico è una linea da incoraggiare. Tuttavia, senza un vero sistema di valutazione dei DS non solo c’è il rischio dell’eccesso di arbitrio, ma neppure si può escludere che il loro maggior potere si possa tradurre in un aumento dei divari di performance delle scuole”, ha commentato il dg della Fondazione Agnelli.

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