Le otto regioni dell’Italia meridionale governate tutte dal Centro-Sinistra, il Governo del Paese guidato dal PD insieme ad Alleanza popolare e a Scelta Civica. Ci sono allora le condizioni per ottenere maggiore attenzione dall’Esecutivo, offrendogli un miglior coordinamento interregionale delle politiche locali? In teoria sì, ma i problemi nazionali per il Governo sono ben noti ed esistono tuttora profonde diversità di interessi fra specifiche Regioni meridionali, soprattutto di alcune fra loro confinanti.
Un esempio? Fra Puglia e Molise si è dovuto discutere molto (troppo) e a lungo per il tracciato del raddoppio della tratta ferroviaria Lesina-Termoli, pur volendo i due Enti velocizzare la linea adriatica. E per diversità di valutazioni fra le due Regioni non si è realizzata la diga di Piano dei Limiti nel Foggiano, attesa da decenni.
Le ricerche petrolifere accelerate dallo Sblocca Italia sono osteggiate per quelle off-shore da Abruzzi e Puglia, ma la Sicilia – ove già si estrae on e off-shore – ne autorizza altre per salvare (riqualificandolo) il sito industriale dell’Eni a Gela. La Basilicata ha interesse alla realizzazione a Taranto del progetto Tempa Rossa – pena il blocco delle estrazioni e dell’occupazione di Total, Shell e Mitsui nella Valle del Sauro – ma la Puglia vi si oppone. La Tap, voluta fermamente dal Governo e ormai definita nella sua procedura autorizzativa, è duramente osteggiata sul territorio e (almeno sinora) dalla Regione.
E in materia di riordino – non ancora definito ma ormai prossimo – delle Autorità Portuali, se anche nel Sud e in Puglia ne fosse ridotto il numero, puntandosi su quelle con competenze su grandi ‘aree sistema’, non si accenderebbero all’interno delle stesse regioni meridionali duri confronti non privi di risvolti campanilistici? E per la realizzazione della tratta ferroviaria Bari-Napoli, siamo sicuri che si procederà come auspica l’amministratore delle FS Elia, che è anche commissario alla realizzazione dell’opera?
Allora, ogni coordinamento orizzontale e verticale sarà impossibile o quasi? No, con tenacia ed equilibrio da parte di tutti e guardando all’interesse del Sud e del Paese, bisognerà consolidare gli interessi convergenti e superare le divergenze esistenti. Alcune linee guida di un possibile lavoro comune? 1) Difesa delle industrie esistenti di interesse strategico nazionale e delle loro supply chain spesso interregionali, come ad esempio quelle dell’Ilva, della Fiat Chrysler e dell’Alenia Aermacchi; 2) rapido potenziamento delle infrastrutture a rete fra le regioni (fra l’altro Matera in vista del 2019 vorrebbe il collegamento con le FS); 3) aggiornamento e rilancio sul mercato mondiale del progetto degli itinerari turistico-culturali interregionali; 4) coordinamento su grandi programmi di ricerca utili al Paese e realizzati da più Università meridionali.
E last but non least un piano di azioni comuni fra gli otto governatori del Sud per contribuire dal Mezzogiorno a ridurre la spesa pubblica e a riordinare la Pubblica amministrazione. E’ un passaggio stretto, indubbiamente, ma non più eludibile per tentare di ridusse le tasse.
Federico Pirro
Università di Bari – Centro Studi Confindustria Puglia