L’Enciclica di Papa Francesco sull’ambiente, che verrà pubblicata il 18 giugno, si preannuncia come un testo ricco di risvolti etici e antropologici. Soprattutto in vista della Conferenza mondiale prevista a Parigi a novembre-dicembre.
I temi del documento pontificio alimentano già un confronto vivace nel mondo teologico, culturale, accademico. Un suo esponente come l’economista Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dell’Istituto Opere di Religione (Ior), ha scritto una lettera aperta al Papa per mettere in luce i punti meritevoli a suo giudizio di attenzione critica.
Professore, era necessaria un’Enciclica sui temi ecologici?
Essendo un attento osservatore di fatti socio-economici dotato di qualche sensibilità per i temi e problemi morali, ritengo che questo sia il tempo per una Enciclica di carattere sociale. Siamo a quasi 8 anni dall’evidenziazione della crisi economica scoppiata nel 2007, se pur prevedibile da almeno 25 anni. Siamo a 6 anni dall’uscita di “Caritas in Veritate“, la grande Enciclica sulla globalizzazione che spiega perché la crisi è nata e si è sviluppata. E siamo a 2 anni dall’ultima Enciclica “Lumen Fidei“, che spiega come uscire dalla crisi ri-formando l’uomo. Responsabilità che appartiene alla Chiesa attraverso il magistero, la preghiera e i sacramenti. Bene, sarebbe il momento di una Enciclica che chiarisca cosa è progresso e sviluppo economico in questo mondo globale.
Cosa non la persuade nel percorso di elaborazione del testo?
Percepire, attraverso la lettura di articoli, che qualcuno avrebbe convinto il Santo Padre ad affrontare un’Enciclica sull’ambiente – lo confesso – mi ha sorpreso. Ciò perché la “gnosi” (tendenza culturale che valorizza a discapito della fede e delle opere il fattore conoscitivo nella ricerca di Dio, processo di illuminazione interiore riservato a pochi iniziati e fonte di sicura salvezza) vorrebbe che l’ambientalismo diventasse la religione universale nel mondo globale.
È una visione che ha preso piede tra le gerarchie ecclesiastiche?
Non conosco molte persone in grado di affrontare questo tema nel mondo cattolico. E gli “esperti” che ho letto esser consultati per l’Enciclica mi paiono esperti di come si trasforma il mondo non con la fede bensì con la gnosi. Specie di tipo neo-maltusiano (corrente fondata su una politica di controllo delle nascite tramite pratiche anti-concezionali per combattere l’incremento demografico). Ma vi è un ultimo punto, il più grave.
Quale?
Non credo sia possibile parlare di ambiente in una cultura abortista che tratta l’uomo come evoluzione di un bacillo sopprimibile, e tratta i fiorellini come sacri ed inviolabili. Non crederò mai che possa funzionare. Tali “esperti” potrebbero rimediare in un unico modo credibile.
Come?
Confessandosi prima e facendo poi gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola. Quelli di un mese in silenzio assoluto, naturalmente. Allora potrebbe essere interessante leggere le loro bozze di Enciclica… Mi tenga informato se viene a sapere che son chiusi in un monastero per questo scopo.
Una corretta strategia di contenimento e riduzione dell’aumento della popolazione mondiale – fondata sulla libertà e responsabilità individuale – non è efficace per combattere gli squilibri economico-sociali e salvaguardare l’ecosistema?
Se pensa di farmi ammettere che credo allo sviluppo sostenibile, sta fresco. Quando nel 1975-1980 i neo-maltusiani si preoccupavano della crescita della popolazione, nel pianeta eravamo 4 miliardi di persone. Per semplificare, 2 miliardi nel mondo cosiddetto ricco – che sapeva leggere i libri sui “limiti dello sviluppo” – e 2 miliardi nel resto del globo. Ora il resto del mondo ha fatto figli ed è arrivato a circa 5 miliardi di abitanti. È diventato ricco, se pur con evidenti squilibri, e traina l’economia globale. L’ex mondo ricco non ha più fatto figli, ha sempre 2 miliardi circa di abitanti, ma la sua popolazione è esageratamente invecchiata e costosa. È indebitato ed è divenuto povero. Ora qui da noi sono i vecchi ad esser diventati insostenibili, altro che lo sviluppo…. Guardi, per provocarLa Le faccio io una domanda.
Prego.
Si deve esser ricchi per far famiglia e figli o si diventa ricchi facendo famiglia e figli? La risposta giusta merita il Premio Nobel per l’Economia e la Pace. Ma in una cultura ormai nichilista, senza più fondamenti di speranza, quale vuole che sia la risposta?
Teme l’affermarsi di un “massimalismo ecologista” con ricadute economico-sociali negative per la riduzione dell’utilizzo di fonti energetiche come gas e petrolio?
No. Temo soprattutto la vittoria definitiva della visione gnostica che riesce a scrivere persino una Enciclica. Perciò ho scritto al Papa la lettera aperta, manifestandogli tale preoccupazione. Chissà se qualcuno gliel’ha fatta leggere.
Il mondo moderno, cioè il modernismo nel mondo globale, rifiuta verità assolute. Vuole soltanto verità relative. Rifiuta il concetto antropologico che l’uomo è creatura di Dio, vuole l’uomo animale intelligente da soddisfare solo materialmente. Facendolo consumare senza pensare e pregare. Non dico neppure che lo vuole soddisfare solo materialmente e intellettualmente privandolo perciò solo dell’alimentazione spirituale, perché so che non è vero. La carenza educativa è alla base di un conformismo culturale legato a superba ignoranza.
È fiducioso nella possibilità di incontrare Papa Francesco alla luce del riconoscimento del cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia, verso il Suo operato alla guida dello IOR?
No, ho perso ogni speranza. E comunque sarebbe troppo tardi. Le diffamazioni e persecuzioni che ho ricevuto, e le sofferenze subite ingiustamente, hanno cambiato la mia vita. Ma l’indisponibilità a cercare la verità e fare giustizia hanno provocato mali persino peggiori. Anche perché la disposizione di riabilitarmi la prese Papa Benedetto XVI a fine 2012, e mi fu comunicata personalmente dall’allora Segretario di Stato Tarcisio Bertone il 7 febbraio 2013. Poi più nulla, solo indifferenza. Riguardo al cardinale George Pell e a ciò che è successo e sta succedendo, ne parliamo – se volete – un’altra volta.