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Ecco i prossimi passi dei fittiani a caccia di consensi

Un vero e proprio shock fiscale. Da 40 miliardi. Per dare respiro alle tasche degli italiani. E far ripartire i consumi. Questa è la ricetta anti tasse di Raffaele Fitto, che ha messo la riduzione delle imposte al centro dell’agenda economica di Conservatori e riformisti. Come dimostra l’invito a una loro iniziativa la scorsa settimana di Grover Norquist, il guru americano anti tasse fondatore dell’Americans for Tax Reform. Appuntamento in cui Fitto ha promesso di sottoscrivere il Pledge, ovvero quella sorta di giuramento davanti agli elettori con cui un politico s’impegna a non aumentare le imposte, ideato da Norquist. “Questa è la piattaforma del nostro impegno politico, perché è sulla riduzione della pressione fiscale che si deve misurare qualsiasi formazione di centrodestra che abbia delle ambizioni di governo”, ha detto Fitto presentando il politologo Usa.

Quaranta miliardi di tagli alle tasse, dunque, così suddivisi: 4 miliardi dal taglio alla tassa sulla prima casa, 30 miliardi dall’eliminazione in due anni dell’Irap, 8 miliardi dalla riduzione di 2 punti di Iva. Tre tasse particolarmente odiate dai cittadini: Tasi, Irap e Iva. Che tolgono parecchi soldi dalle tasche degli italiani.

Come, per esempio, la rata di dicembre della Tasi, che quasi annulla l’effetto delle tredicesime. “Per ognuno di questi tagli abbiamo presentato anche le corrispondenti coperture, che vanno tutte nella direzione dei tagli agli sprechi”, spiega Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze della Camera ed esponente di spicco del movimento fittiano. Anche secondo la ricetta di Norquist, il decurtamento delle imposte passa prima per la riduzione della spesa. “Ma noi non andiamo a toccare i servizi essenziali, solo le spese inutili”, aggiunge l’ex radicale. Un programma anti tasse ambizioso, che nemmeno il Berlusconi del periodo d’oro, quello della riforma liberale, ha mai avuto il coraggio di presentare in termini così coraggiosi, si dice tra i fittiani.

Già alla presentazione della legge di Bilancio, nell’autunno scorso, i fittiani avevano puntato su un contro-Def, mentre in Parlamento hanno proposto emendamenti tutti considerati ammissibili dalle commissioni Bilancio, poi però bocciati dalla maggioranza. Ma l’azione sull’economia di Conservatori e riformisti si prefigge anche di ridisegnare il rapporto tra cittadino e fisco, passando attraverso il ridimensionamento di Equitalia. Cui, secondo il programma dei fittiani, non dovrebbe essere consentito il pignoramento della prima casa, il pignoramento della seconda sotto il valore di 120 mila euro e il blocco di beni indispensabili alle aziende per lavorare, e quindi pagare il loro debito.

“Il nostro piano prevede naturalmente la ridiscussione dei vincoli europei: non si possono mettere in campo politiche per una crescita del 2 per cento annuo continuando a sottostare al tetto del 3 per cento deficit/Pil”, sottolinea Capezzone.

Nel frattempo, però, si lavora anche sul fronte politico. A differenza del Senato, dove il gruppo autonomo è nato con dodici parlamentari, alla Camera i numeri per costituire una rappresentanza non ci sono, visto che si viaggia ancora intorno ai 18 deputati. “Io sarei per costituire comunque una componente all’interno del gruppo misto. Intanto, però, lavoriamo sui contenuti e sul programma, che è più importante”, spiega Maurizio Bianconi.

A luglio (forse il 2) dovrebbe andare in scena una convention nazionale, una start up del nuovo partito dove verrà presentato nome (che per il momento resta Conservatori e riformisti) e simbolo. “Puntare ai berlusconiani delusi sarebbe un grosso errore”, continua Bianconi, “perché tutto è in movimento e non si può guardare al futuro con gli occhi del presente. Dobbiamo però costruire una forza che possa essere attrattiva verso chi oggi non vota ed è sfiduciato nei confronti della politica”.

Resta però l’incognita di un leader, Fitto, che può contare su un consenso pugliese e meridionale, ma al centro nord è ancora un corpo estraneo. Per questo motivo all’interno del neonato movimento si sta pensando a un tour nelle regioni settentrionali, una serie di appuntamenti per farsi conoscere, presentare l’agenda, ma soprattutto ascoltare cittadini, associazioni e imprenditori.

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