Forse la crisi greca non sarà lasciata andare allo sbando come si era fatto nel 2008 con la Lehman brothers. Nell’attuale situazione così fragile globalmente, evitare gli incidenti è comunque positivo.
Certo che lo spettacolo dato dalla governance comunitaria è stato terrificante: insulti, ricatti, furbate, disprezzo per le volontà popolari. Il tutto condito da un mix di potere tecnocratico e di egemonia all’ultimo momento della Grande bottegaia Angela Merkel.
Ora l’ideona che circola sarebbe quella di aumentare i poteri bancario-tecnocratici dell’Eurozona incrementando la voglia di fuga inglese e la disperazione innanzi tutto delle società più integrate nell’Europa tedesca (vedi il voto di danesi e polacchi).
Basta guardarsi intorno per capire come non ci sia una crisi internazionale per la quale circoli uno straccio d’idea made in Europe: dall’Ucraina alla Libia, dall’Iran ai mari del sud cinese. Negli Stati Uniti impazza la discussione politica e culturale sui trattati di libero scambio transoceanici, quello per il Pacifico e quello per l’Atlantico. Nel Vecchio continente prevale la convinzione che non si debba disturbare il manovratore.
E’ evidente come le nostre reazioni siano in qualche misura al traino della crisi della politica estera obamiana: ma gli americani tra un anno e qualche mese si eleggeranno un nuovo presidente e riprenderanno a fare politica. Niente di simile è alle viste da queste parti.
Circola molto la speranza che alla fine con un banchiere centrale qui, una qualche magistratura lì, si potrà tenere insieme popoli essenzialmente interessati alla propria pensione e dunque dominati da una paura che consiglierà sempre di cedere al male minore (o anche a quello peggiore purché correttamente politicamente travestito).
Ma veramente si potrà affrontare i prossimi decenni senza un’ombra di nostra soggettività politica che non sia la pappetta da Villa Arzilla di Berlino? Goldman Sachs e shale gas, droni e potere del dollaro terranno sotto controllo tutte le contraddizioni senza bisogno non dico di una leadership ma anche solo di una qualche partnership europea?
Certo ricostruire un sistema in cui si possano formare vere soggettività politiche (quelle che nella nostra epoca hanno come unica base possibile gli Stati-nazioni) e confrontarsi su idee e programmi che non siano istruzioni per l’uso di qualche tecnocrazia o melassa retorica ormai scaduta, non è semplice.
Bisognerebbe magari inventarsi sistemi (non sarebbe male studiare la lezione della Svizzera dove funziona uno stato plurilinguista e plurireligioso) dove la sovranità popolare sia mediata nelle forme possibili di una realtà articolata e storicamente complessa (non siamo gli Stati Uniti di George Washington a storia zero e con un incontrastato futuro dominio bisecolare anglosassone-protestante) e comunque non avvilita dal un’inutile istituzione come il Parlamento europeo.
Non so se sia possibile non dico raggiungere questi obiettivi ma anche solo impostarli. Sono abbastanza convinto che altrimenti lasciando tutto il potere alla Merkel (con al seguito lo scodinzolante François Hollande), si arriverà a far eleggere presidente dei francesi Marine Le Pen e allora – come non di rado è avvenuto negli ultimi secoli – sarà Parigi a riaprire, forse in modo tumultuoso, le danze.