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La coalizione di Landini e le mondine di Rodotà

Che cosa dobbiamo aspettarci quando una combriccola di mariuoli – imbroglioni, intrallazzatori, innamorati dei cellulari, ciarlieri e pettegoli come le allegre comari di Winsor – viene descritta negli atti giudiziari come una sorta di Spectre penetrata in tutti i gangli decisionali della capitale d’Italia? E’ più grave il fenomeno in sé o la rappresentazione che se ne dà? E’ meglio tifare per i ladri o per le guardie?

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Nel vernissage di ‘’Coalizione sociale’’ sono stati affrontati tanti problemi. In particolare, si è parlato di lavoro ed espresso un grande impegno culturale nella individuazione dei cambiamenti epocali dell’organizzazione produttiva e delle nuove figure professionali, scaturite dalle trasformazioni indotte dalla crisi. Molto interesse ha suscitato l’evocazione delle ‘’mondine’’, un nuovo mestiere che potrebbe costituire  (si veda l’intervento applauditissimo di Stefano Rodotà-tà-tà) il futuro del lavoro femminile in un’Italia redenta.

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‘’Ci siano rotti le scatole!”: sembra essere il motto di ‘’Coalizione sociale’’. Somiglia molto a quello inventato da Guglielmo Giannini, nell’immediato dopoguerra per ‘’L’Uomo qualunque’’: ‘’Non rompeteci le scatole!”.

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Avete fatto caso a come i media di regime hanno commentato l’insuccesso di Erdogan nelle elezioni  politiche turche? Tutti contenti perché il ‘’sultano’’ – così hanno preso a chiamarlo – non ha ottenuto quella maggioranza che gli avrebbe consentito di cambiare la Costituzione e di governare da solo. Ma, di grazia, non è quello che sta facendo Matteo Renzi (prendendo a pedate la Carta del 1948) e che si propone di perfezionare  e portare a regime con l’Italicum? Perché sarebbe un bene se in Italia la sera delle elezioni si sapesse chi ha vinto (in totale solitudine) mentre in Turchia no?

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Si parla di riforma della contrattazione allo scopo di dare maggiore spazio a quella di prossimità dove meglio può realizzarsi lo scambio classico tra prestazione e retribuzione. Il modello Fca (ex Fiat) è all’avanguardia. Ma una parte del movimento sindacale insiste nel difendere il primato del contratto nazionale di categoria, che, nella loro impostazione strategica, ha il compito di difendere il potere d’acquisto delle retribuzioni. E lo fa così bene che, quando si sono seduti al tavolo del rinnovo, ai chimici è stata chiesta, dalla delegazione dei datori, la restituzione di 79 euro (corrisposti in previsione di un indicatore del costo della vita, travolto dalla deflazione). Ai meccanici ne chiederanno indietro 60.

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