Dopo dieci anni con Nichi Vendola, la Puglia ha un nuovo presidente di centrosinistra: Michele Emiliano. A differenza del suo predecessore, però, il fresco inquilino di Palazzo Capruzzi non ha dovuto faticare troppo per occupare un posto al sole. A spianargli la strada ci ha pensato lo scontro, tutto interno al centrodestra, che ha contrapposto per tutta la campagna elettorale il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, e il suo ex delfino Raffaele Fitto. Non solo: nel proporre la propria candidatura, l’ex sindaco di Bari ha rinunciato volentieri alla presenza del segretario del suo partito, Matteo Renzi, prendendo spesso posizioni opposte a quelle del governo su temi scottanti come la scuola o su dossier ambientali.
Quanto hanno hanno inciso questi aspetti sul successo dell’ex magistrato? Ed Emiliano, come scritto da molti commentatori, rappresenta davvero l’avversario interno al Pd più temibile per il presidente del Consiglio?
Ecco alcuni degli aspetti analizzati da Formiche.net in una conversazione con Giuseppe De Tomaso, direttore della Gazzetta del Mezzogiorno.
Direttore, Michele Emiliano è stato eletto più per forza propria o per le divisioni interne al centrodestra?
Un po’ per tutte e due le ragioni. La sua forza è stata riuscire a rappresentare una risposta politica che va anche al di là del centrodestra. Le divisioni interne allo schieramento avversario hanno fatto il resto.
Per ottenere questa vittoria, quanto è stato renziano il neo presidente della Regione Puglia?
Diciamo che in campagna elettorale Emiliano è stato renziano nel modo di fare le dichiarazioni, ma non nei fatti.
L’assenza di Matteo Renzi dalla campagna elettorale in Puglia ha giovato o no a Emiliano? E come è stata vissuta dai pugliesi?
Non è stata accolta dai cittadini con particolare sorpresa, perché da tempo Emiliano aveva marcato una differenza dal presidente del Consiglio. In linea di massima credo che questo atteggiamento gli abbia giovato elettoralmente, perché su alcuni argomenti come l’Ilva o la scuola ha cavalcato l’onda popolare, distaccandosi dalle scelte del governo.
Su Formiche.net, Michele Magno ha scritto che gli avversari più temibili di Renzi nel Pd sono i Vincenzo De Luca e gli Emiliano. È così?
Io stesso scrissi, in tempi non sospetti, che Emiliano è il vero anti Renzi. Si tratta di una prospettiva fondata per diverse ragioni. Il neo presidente della Regione vuole rappresentare il Sud a livello nazionale e portare al centro del dibattito istanze che ora non hanno voce a Palazzo Chigi. Attraverso questo pressing, utilizzerà la presidenza della regione per costruire anche a livello nazionale una linea differente da quella renziana. Alla base c’è una rivalità antica, maturata ai tempi della corsa per la presidenza dell’Anci, che denota come Emiliano abbia già fatto in passato un pensiero legittimo e ambizioso alla leadership del Pd.
Che posizione ha avuto Emiliano su un dossier come quello del gasdotto Tap?
La sua posizione è stata opposta a quella di Renzi. Si è detto cioè contrario al fatto che l’infrastruttura approdasse dove si è scelto di farla arrivare, a Melendugno, spingendo invece per soluzioni alternative.
Ritiene che un tema come questo possa vedere intese con i 5 stelle? Emiliano ha già proposto al Movimento di Grillo di entrare in maggioranza.
Credo che tra i due possa esserci una convergenza molto episodica, ma escludo una collaborazione strutturata. Spesso ci si dimentica che il movimento grillino è anti sistema, non solo anti governo. Se venisse meno a questa prerogativa, si snaturerebbe.