Se l’autofinanziamento della società è il primo obiettivo del nuovo presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani, il primo pensiero è quello di reperire risorse per investimenti e manutenzioni della rete esistente.
Ma dove trovare nuovi fondi per non gravare sullo Stato che versa ogni anno circa due miliardi di euro, e visto che il programma pluriennale 2015–2019 presentato dalla società ieri alla Camera richiede investimenti per un importo complessivo di 20,2 miliardi di euro, mentre i finanziamenti disponibili sono solo di 4,7 miliardi?
IL LEGAME POLITICO
Il nuovo presidente non ha usato molti giri di parole: “Oggi Anas è un’azienda con il cappello in mano nei confronti della politica. Qualunque investimento Anas metta in piano, deve andare dalla politica a chiedere le risorse per farlo. Così non si capisce mai di chi sia la responsabilità di fare o non fare le cose. Recuperare un’autonomia finanziaria che consenta ad Anas di finanziare i propri investimenti è una cosa essenziale per questa azienda”, ha detto nei giorni intervistato dal Sole 24 ore.
LE IDEE DI ARMANI
Per il presidente di Anas “ci sono soluzioni più efficienti rispetto a quelle attuali in cui lo Stato paga il 100% degli investimenti per cassa al momento in cui vengono realizzati e questi modelli possono essere applicati ad Anas semplicemente cambiando la natura dei contributi che già esistono”, si legge ancora nell’intervista di Giorgio Santilli sul Sole.
Se nel medio periodo Armani pensa all’emissione di bond, un’altra idea avanzata è l’introduzione di un modello tariffario che prenda a riferimento i sistemi di tariffazione per altri servizi di rete regolamentati (energia elettrica, gas, acqua, telecomunicazioni e aeroporti). “Non si tratterà di un pedaggio”, ha chiarito Armani ieri a margine dell’audizione alla Camera confermando quanto anticipato al Sole 24 ore: una forma di pedaggiamento “richiederebbe un onere in più, che peraltro comporterebbe l’installazione di caselli e quindi costi aggiuntivi”.
DI COSA SI TRATTA
Una delle idee che circolano sulla stampa è quella di destinare al finanziamento dell’Anas una delle accise che già gravano sui carburanti.
Secondo la ricostruzione di Repubblica i lavori di manutenzione della rete stradale affidati all’Anas potrebbero essere finanziati attraverso una tariffa che verrebbe pagata da cittadini mentre fanno benzina. La misura “non peserà sul rialzo dei prezzi al distributore, soprattutto non avrà effetti inflattivi. Perché contestualmente il governo sterilizzerà il possibile aumento rinunciando ad una quota corrispondente delle accise, ma recuperando i fondi che ogni anno vengono versati all’Anas per le opere pubbliche”, ha scritto Luca Pagni.
GLI OSTACOLI
“Non si tratterebbe quindi di un aggiunta – ha spiegato Luisa Leone su MF/Milano Finanza – ma di una sostituzione con una delle voci già esistenti. Tuttavia il tema accise è delicatissimo e forse è anche per questo che Armani ha preferito non entrare troppo nel dettaglio della proposta, sulla quale peraltro pare ci sia stata già qualche alzata di sopracciglia”.
Sembrerebbe infatti che le idee di Armani sulle tariffe, seppur al momento non definite nei dettagli, non abbiano ancora ricevuto il benestare del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
I VANTAGGI
Comunque per il nuovo presidente che ha preso il posto per volontà del governo Renzi di Pietro Ciucci, il sistema delle tariffe “consentirebbe allo Stato di risparmiare senza oneri aggiuntivi alla popolazione senza più versare i contributi in conto capitale”, oltre a consentire ad Anas di “attingere al mercato dei capitali senza pesare sul debito pubblico come avviene per le utility”.
LE ALTRE LINEE DI INTERVENTO
Tra le linee di intervento illustrate dal nuovo amministratore delegato di Anas ieri in Parlamento ci sono anche la revisione della pianificazione annuale, con piano della viabilità pluriennale, il riassetto del rapporto con gli appaltatori e la reinternalizzazione delle competenze tecniche distintive.