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Ecco chi farà volare l’Ala di Verdini

È nato, al Senato, il gruppo di Denis Verdini. Si chiamerà Alleanza liberal-popolare per l’autonomia (ALA). Intanto l’hanno saldamente puntellato ad un fittone davanti a Palazzo Madama per impedirgli di prendere il volo. (VERDINI E VERDINI VISTI IERI DA PIZZI. TUTTE LE FOTO)

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Al Senato l’Assemblea ha votato a grande maggioranza contro la richiesta di arresti domiciliari per Antonio Azzollini. La politica raddrizza la schiena, alla faccia di tutti i manettari e i mozzorecchi che adesso abbaiano alla Luna. Da oggi ognuno è più libero.

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Suggeriamo la lettura di un breve saggio di Sergio Romano: “In lode della guerra fredda: una controstoria”, Longanesi. L’autore passa sinteticamente in rassegna ai principali avvenimenti che hanno caratterizzato la storia della seconda metà del secolo scorso, quando le due superpotenze “imperiali” e l’equilibrio del terrore (nucleare) garantirono un ordine internazionale e, tutto sommato, un periodo di relativa pace. In particolare, Romano ricorda un gentlemen agreement intervenuto tra George Bush padre e Michail Gorbaciov a Malta nel 1991 (due anni dopo la caduta del Muro e lo sgretolamento del blocco sovietico). In quella circostanza – sostiene l’autore sulla base di precise testimonianze – Bush persuase Gorbaciov ad accettare che la Germania unificata facesse parte della Nato e promise che l’alleanza non avrebbe esteso la sua presenza militare al di là della vecchia cortina di ferro (“Gli Stati Uniti non avrebbero tratto da questi sviluppi alcun vantaggio”) e che nel territorio della ex Germania Est non sarebbero state schierate truppe “straniere” (ovvero non tedesche) ed armi nucleari. Eppure, tra il 1999 e il 2004 la Repubblica Ceca, la Polonia, la Slovacchia, l’Ungheria, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Bulgaria e la Romania hanno aderito, non solo alla Ue, ma anche alla Nato. Quando il medesimo problema se lo è posto l’Ucraina (con il ruolo strategico che quel Paese riveste sul piano della stessa sicurezza della Russia: si pensi alla Crimea) sembra normale che siano sorti dei problemi, tuttora aperti anche se ad essi è stato imposto il silenzio mediatico.

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Diciamoci la verità. La città di Roma ha tanti guai, ma merita il tiro incrociato a cui viene sottoposta da alcuni mesi? I media non hanno proprio alcuna fantasia. Sembrano dei cani famelici che, a turno, si precipitano tutti a spolpare lo stesso osso.

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