Non si adonti Roberto Saviano per l’invito a smetterla con i piagnistei nel Sud del Presidente Renzi, cui invece ha voluto ricordare “il grido di dolore” che sale da un Mezzogiorno che starebbe perdendo anche la speranza del suo riscatto.
Non se ne adonti e contribuisca al contrario anche lui con la sua apprezzata capacità di scrittura a far conoscere meglio l’Italia meridionale, che non è solo – diciamolo con forza – il soggetto e lo sfondo di un eterno romanzo criminale, ma è anche la modernità di tante aziende industriali piccole, medie e grandi, il rilancio di migliaia di imprese agricole condotte ora anche da giovani coltivatori, di imprese turistiche, alberghi, resort, campeggi e b&b in tante rinomate località, di start-up del terziario avanzato, di centri di ricerca avanzatissimi come ad esempio – solo per citarne uno – il Cetma di Brindisi, un consorzio scientifico e tecnologico fra l’Enea e numerose imprese private che opera dal 1994.
Lo ripetiamo: nessuno vuole negare le forti criticità occupazionali nell’Italia meridionale, il suo minor tasso di crescita rispetto al Nord, i persistenti problemi infrastrutturali esistenti: ma siamo ormai in tanti nel Sud a rifiutarci molto laicamente di aderire alla nuova (o vecchia?) religione della denuncia del sottosviluppo permanente, del Meridione senza speranza, della sua catastrofe prossima ventura. Sì, siamo gli eretici, rispetto all’eterna dogmatica del divario. I dati che si sono portati in questi ultimi giorni hanno cercato di dimostrare – per chi li voglia leggere e valutare con attenzione – che tante zone del Sud sono ormai in movimento, hanno resistito alla crisi e sono tornate a competere con i loro sistemi produttivi con aree più avanzate del Centro Nord e del Mediterraneo.
Ma si chiede sempre al Governo di intervenire., di assumere la questione meridionale come “fattore centrale per lo sviluppo del Paese”, dimenticando o almeno sottovalutando quello che già è stato fatto e che non è poco. Se ne vuole un altro esempio, oltre a ciò che è stato già scritto in questi giorni? Il decreto sblocca Italia, convertito a fine 2014 in legge dal Parlamento, è entrato in vigore col suo potenziale di accelerazione nell’attuazione di interventi a lungo attesi in varie parti d’Italia e soprattutto nel Mezzogiorno, ove sono numerosi quelli previsti da vari articoli del provvedimento. Li vogliamo ricordare per chi li avesse dimenticati?
Nel settore ferroviario, la Napoli-Bari, la Palermo-Catania-Messina e il miglioramento della tratta Salerno-Potenza-Taranto; poi il completamento del sistema idrico Basento-Bradano; alcuni tratti stradali fra cui altri lotti della Salerno-Reggio Calabria, la statale Telesina e quella dei Trulli fra Casamassima e Putignano in Puglia; la Metropolitana di Palermo e l’aeroporto di Salerno. Di rilievo poi sono bonifica e rigenerazione urbana a Napoli del comprensorio Bagnoli-Coroglio, mentre un impatto positivo sull’attuale assetto delle Autorità portuali anche del Sud potrà avere il Piano strategico nazionale della portualità, previsto dall’art.29 della legge, che il Ministro Delrio ha presentato nelle scorse settimane. Nessuno però – ma potremmo sbagliarci – ha chiesto di sapere a che punto siano gli stati di avanzamento di quegli interventi inseriti nel provvedimento del Governo approvato dal Parlamento.
E sulla disoccupazione, soprattutto di quella giovanile, vogliamo incominciare a fare analisi molto accurate circa i titoli di studio posseduti dai giovani che ne sono purtroppo colpiti ? Non dovremmo chiederci infatti se molte lauree sono state conseguite in discipline che da anni non hanno richiesta sul mercato del lavoro, a differenza di quelle in discipline scientifiche come ingegneria, fisica, chimica, informatica, geologia, scienze ambientali? E come ha funzionato allora l’orientamento preuniversitario, se e dove ha funzionato? Questo significa pertanto che si abbandoneranno al loro destino i laureati in alcune discipline umanistiche? Assolutamente no, ma si dovranno immaginare anche dei percorsi di riqualificazione professionale per impieghi alternativi rispetto a quelli da molti ipotizzati.
E sulla risorsa del turismo – che molti invocano come la vera carta salvifica per il rilancio del Sud – vogliamo ricordare che anche nelle più rinomate località del Sud centinaia di alberghi rimangono chiusi da ottobre sino ad aprile, quando invece con politiche di allotment si potrebbero ospitare migliaia di turisti nordici della terza età che, invece, con voli charter vanno a svernare a Rodi e in altre isole dell’Egeo? E vogliamo finalmente praticare politiche di incoming per 12 mesi l’anno, mettendo a valore il capitale fisso immobilizzato nella ricettività, altrimenti destinato a restare inattivo?
Allora, “il rimbocchiamoci le maniche” lanciato da Renzi ha l’evidente significato di un appello ad un impegno corale che deve vedere tutti lavorare con impegno, onestà intellettuale, spirito autocritico e rispetto delle verità: un impegno per costruire, realizzare, rilanciare, modernizzare, partendo dalle grandi risorse già disponibili nel Sud
Chiudo con un invito a Roberto Saviano: a quando un suo nuovo romanzo, ma questa volta sul Sud delle modernità e delle sfide al futuro?
Federico Pirro (Università di Bari)